Ambiente

Tre fronti per l’europa post-americana

Nel giugno 2016 i leader europei approvarono un documento che delineava i principi e gli strumenti della politica estera e di sicurezza del blocco. Si trattava del primo tentativo dalla lacerazione della guerra in Iraq di codificare una strategia globale per l’Ue, con un’enfasi sulle relazioni militari, politiche ed economiche fra Usa ed Europa e sulla profondità del legame transatlantico. Sette mesi dopo, gli istinti di “America First” di Donald Trump, il suo scarso impegno nei confronti della Nato e la poca considerazione dell’Ue indicarono che il presidente stava sfidando i principi della politica estera statunitense dalla Seconda guerra mondiale.

Adesso, il secondo mandato di Trump si preannuncia ancor più dirompente per le relazioni militari, politiche ed economiche tra Stati Uniti ed Europa. Perché oltreoceano, anche tra coloro che non sottoscrivono esplicitamente l’etica di “America First”, il sentiment della politica interna e l’attrazione di priorità concorrenti all’estero, in particolare in Asia, stanno divenendo sempre più forti.

Un’Europa post-americana appare così via via più plausibile. Ma c’è da chiedersi con quali esiti, come osserva Hal Brands, politologo esperto di affari globali. Sarà un’Europa unita, democratica, pacifica o un’Europa frammentata, volatile e conflittuale com’è stata per secoli? L’Ue si è affidata così tanto alla protezione degli Stati Uniti fin dai primi giorni della Guerra Fredda da non aver sviluppato una cultura di pensiero strategico indipendente. Il punto nevralgico resta quale Europa vogliono gli europei e le classi dirigenti europee, se raggiungere la maturità come Unione oppure continuare le schermaglie fra riottosi piccoli stati nazionali.

I fronti principali sui quali la seconda amministrazione Trump metterà a dura prova le relazioni con Bruxelles sono tre: Ucraina, commercio e scenari globali.

In Ucraina, il presidente eletto preme per un accordo di pace fra Mosca e Kiev, ma le sue condizioni non dovranno intaccare la popolarità di Trump evitando gli effetti negativi della ritirata dall’Afghanistan su Biden. Il denaro conta. Il malcontento per il contributo europeo alla relazione transatlantica cova negli Stati Uniti da anni. L’Europa dovrà perciò sostenere la maggior parte dei costi, e altrettanto per la sua difesa raggiungendo il 3 o addirittura il 5% del suo Pil. Questa è una prova cruciale per i 27. Per rafforzare le proprie capacità di difesa in un mondo caotico, l’Ue deve rafforzare la difesa e la sicurezza collettive superando gli interessi nazionali.


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »