Trasporti, aumentano le tariffe: il PD attacca Voce e Regione
In Calabria i cittadini si trovano a fare i conti con l’ennesimo aumento del costo del trasporto pubblico locale. Dal 1° agosto il prezzo del biglietto è passato da 1,50 a 1,80 euro, un incremento del 20% che incide pesantemente sulle spese quotidiane di pendolari, studenti, lavoratori e famiglie.
Una decisione presa dalla Regione Calabria senza alcun confronto preventivo con i territori, che ha generato reazioni immediate da parte dei sindaci delle principali città calabresi. I primi cittadini di Catanzaro, Reggio Calabria e Cosenza – Nicola Fiorita, Giuseppe Falcomatà e Franz Caruso – hanno chiesto l’apertura di un tavolo istituzionale con il presidente della Regione Roberto Occhiuto, ritenendo inaccettabile un aumento delle tariffe in una fase economica così delicata. Ma da Crotone, invece, nessuna presa di posizione. Il silenzio del sindaco Vincenzo Voce non è passato inosservato, tanto da suscitare la reazione del Partito Democratico cittadino. In una nota firmata dalla segretaria Alessandra Pugliese, il PD esprime preoccupazione per l’assenza di rappresentanza istituzionale a difesa dei crotonesi.
«In una città già isolata e penalizzata – si legge nel comunicato – il rincaro dei trasporti è una vera beffa. Eppure, il primo cittadino continua a ignorare i disagi dei suoi concittadini». Il PD accusa inoltre la giunta regionale di aver adottato una politica distante dai bisogni reali, scaricando i costi del sistema sui cittadini senza avviare alcun percorso di partecipazione. Nel mirino anche la gestione del presidente Occhiuto, giudicata autoritaria e incapace di rispondere concretamente alle emergenze del territorio, tra cui sanità, rifiuti, mobilità e sviluppo. «Le dimissioni a catena all’interno della sua squadra – scrive ancora il PD – sono il segnale di una gestione in difficoltà». Il Partito Democratico di Crotone chiede dunque un confronto pubblico e politico sulla visione di sviluppo della città e della regione, invitando chi resta in silenzio di fronte a questioni fondamentali – come il diritto alla mobilità – a fare un passo indietro.
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