Traffico di cocaina in porto, Silvano sull’ex poliziotto: “Lui si sbatte quando glielo chiedo, voglio dargli un po’ di soldi”
Genova. Ci sarebbero altri poliziotti coinvolti – al momento non è chiaro se siano tutti indagati – nell’operazione della Dia che la scorsa settimana ha portato all’arresto dell’imprenditore Gabriele Silvano, del dipendente di una società di spedizioni Enrico Bomarsi e di tre cittadini sudamericani per traffico internazionale di stupefacenti.
Oltre a S.T., poliziotto in pensione ex Criminalpol e poi al servizio scorte della Questura di Genova e intercettato diverse volte mentre parla con l’amico Silvano, nell’informativa consegnata dalla Direzione investigativa antimafia alla pm Monica Abbatecola ci sono i nomi di altri due appartenenti alle forze dell’ordine.
Le informazioni alla banda sulle navi ‘attenzionate’
A coinvolgerli per aiutare la banda di narcotrafficanti ad assicurarsi che i container con lo stupefacente non fossero monitorati nell’ambito di qualche indagine antidroga e a spiegare a Silvano che dovevano essere pagati è lo stesso S.T, come emerge da una delle intercettazioni. ”Gli ho spiegato un po’ la faccenda …” dice S.T parlando di uno dei colleghi, “lui ha detto, se noi sapessimo il nome della barca…”. E spiega che a questo poliziotto dovrebbero dare 500/1.000 euro da consegnare a un terzo agente, che lavora dentro il porto: “… ha detto io mi presento con cinquecento mille euro dal collega del porto che sono trent’anni che lavora lì …“, e in quel modo sarebbe riuscito a carpire se la nave fosse “attenzionata” da una qualche forza di polizia”.
Il coinvolgimento di S.T. nel traffico illecito viene esplicitamente segnalato dal rapporto della Dia anche se il suo( come quello del factotum di Silvano) viene definito un “ruolo marginale” rispetto a quello degli arrestati.
Silvano sul poliziotto: “Gli do un po’ di soldi, lui si sbatte quando glielo chiedo”
Tuttavia altre intercettazioni fanno intuire come S.T chiedesse “insistentemente” soldi a Silvano – spiega sempre la Dia nell’informativa- e che lo stesso Silvano era pronto, se l’operazione di importazione della cocaina fosse andata in porto a pagarlo adeguatamente. In una conversazione con un altro indagato Silvano spiega che ha chiesto a S.T di dire all’altro poliziotto “che si facesse mettere in turno il primo luglio”, giorno previsto per l’arrivo del container che doveva contenere la droga.
E poi aggiunge, sempre riferendosi a S. T.: “… allora se io, se arriva la merce a fine mese...”, “io ci do… perché voglio darci un po’ di (inc) li“, “mi dà i soldi glieli dò a lui”, “ci paga il mutuo“, “Cioè lui si sbatte quando glielo chiedo… lui va nel fuoco …”.
Silvano in realtà non si fida completamente delle informazioni fornite dei poliziotti ‘nostrani’ perché “a questi di qua (cioè i poliziotti genovesi, ndr) loro possono sapere se l’operazione è la loro! Ma se l’operazione è della Dea (l’agenzia federale antidroga americana, ndr) a loro non dicono niente”.
Come già spiegato tuttavia, tutti i tentativi di importare lo stupefacente – dopo un presunto carico arrivato nell’agosto del 2022 prima che fossero avviate le intercettazioni e per il quale Silvano aveva contratto un debito non ancora saldato – non andranno a buon fine proprio perché – sembra emergere dalle carte – i fornitori in Sudamerica non si fidavano dell’imprenditore genovese e della sua capacità economica a pagare la merce.
Gli arrestati restano tutti in carcere
Silvano, Bomarsi e gli altri arrestati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia e si trovano tutti nel carcere di Marassi. Con loro anche Salvatore Mario Lo Piccolo, collegato al clan di cosa nostra Tommaso Natale e indagato con Silvano e un avvocato genovese per trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante di aver favorito la mafia. Gli arrestati sono difesi dagli avvocati Nicola Scodnik, Mario Iavicoli, Laura Razetto e Giuseppe Sciacchitano.