TRACK: Satantango – 9.11 | Indie For Bunnies

Un flusso di ricordi tanto personali quanto condivisibili, in bilico tra nostalgia e romanticismo, tra bruciante disillusione e lucide consapevolezze: in “9.11” l’incedere slow-core della strofa esplode in un ritornello dalle tinte dream pop e shoegaze, dove con un’ironia dolceamara, venata di disincanto e di sognante malinconia, i Satantango – duo formato da Valentina Ottoboni e Gianmarco Soldi – raccontano questi ruggenti Anni Venti.
Un brano dall’atmosfera notturna, cupa e intima, che affonda dritto nel cuore dimenticato della provincia. Quella provincia dove i Satantango sono nati e cresciuti, da cui a volte hanno sognato di scappare ma dove hanno deciso di restare. Una provincia soggettiva ma, nella sua essenza più profonda, universale. Ogni periferia infatti, pur nelle sue specificità, condivide tratti e sentimenti: anche quella del villaggio sperduto in una terra grigia, desolata e fangosa, tanto simile alla loro, protagonista del film ungherese del 1994 dal cui titolo prendono il nome.
“9.11” è la prima canzone dei Satantango. E se il buongiorno si vede dal mattino credo proprio che ne sentremo delle belle. Fotografie vivide, da toccare con mano, immagini che “scottano” e vivono, in bianco e nero ma con l’apparizioni di bagliori colorati che ci colpiscono.
Una voce distorta e morbida, quasi sussurrata, e una chitarra elettrica doom, cruda e scura, trasportano chi ascolta, fin dalle prime note, in un’atmosfera notturna, cupa e intima, che affonda dritto nel cuore dimenticato della provincia.
Il perno del racconto è il flashback dell’11 settembre – da cui la canzone prende il titolo –, metafora dell’inizio della caduta. raccontano. A distanza di quasi venticinque anni, resta la disillusione verso il presente e il ricordo di un passato, personale e sociale, che non può più tornare ma che comunque unisce il narratore alla persona in ascolto. Un trauma condiviso come elemento comune.
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