TRACK: Dear Boy – Kelly Green

Lavora molto bene su groove irresistibili quests “Kelly Green”, nuova fatica dei Dear Boy che intreccia spunti shoegaze, chitarre jangly/fuzz e un taglio ritmico quasi Madchester.
“Kelly Green parla di un respiro profondo“, spiega la band, “quello che fai prima che la tua vita cambi. Prima di dire a qualcuno cosa provi veramente…e che c’è una parte di te che non vorrebbe che quel momento finisse mai“.
La band, composta da Ben Grey (voce solista, chitarra), Keith Cooper (batteria), Austin Hayman (chitarra solista) e Lucy Lawrence (basso, voce), ha deciso di creare qualcosa che celebrasse il legame umano piuttosto che la perfezione algoritmica. “Volevamo scrivere canzoni come solo i migliori amici possono fare“, spiega Grey. “Realizzare un album rock nel 2025 che non suoni come tutti quelli che l’hanno preceduto è quasi impossibile. Funziona solo se la band lo sente. E ha qualcosa di nuovo da dire“.
Saranno anche americani questi simpatici Dear Boy ma non si può dire che questo sound e questa freschezza non arrivi proprio dal Britpop, shoegaze degli anni ’80 e ’90, ma anche dal fermento ritmico che animava Manchester alla fine degli anni ’80. Naturalmente la band cita anche Pixies e i R.E.M. come modelli da cui prendere spunto.
Quello che possiamo fare è tenere gli occhi ben aperti su questi ragazzi che in “Kelly Green” mi hanno davvero riportato alla mente John Squire e gli Stone Roses, ma con un taglio più sonico (ma senza dimenticare assolutamente la melodia), come se il modello fossero i Ride di “Twisterella”, tanto per capirsi.
Il nuovo album dei Dear Boy promette di essere “melodico, commovente e imprevedibile“, un album che suona come la scoperta di “un suono completamente nuovo. Canzoni di un’altra vita“.
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