Società

Tra lezioni, correzioni e riunioni, il lavoro invisibile degli insegnanti vale 14mila euro in più all’anno con oltre 50 ore settimanali di lavoro “sommerso”. La denuncia di Anief

La ripresa delle lezioni scolastiche riporta al centro del dibattito l’impegno dei docenti, ben più ampio delle canoniche 18 ore in aula.

A denunciarlo è l’Anief, sindacato autonomo che sottolinea come dietro la didattica frontale si nasconda una mole di attività accessorie non retribuite: dalla preparazione delle lezioni alla correzione dei compiti, dalla redazione dei piani educativi individualizzati alle riunioni collegiali, passando per colloqui con le famiglie, scrutini, Invalsi, uscite didattiche e aggiornamenti professionali. Secondo le stime fornite, in determinati periodi dell’anno un insegnante può accumulare oltre 50 ore settimanali di lavoro extra. Tradotto in termini economici, significa circa 14mila euro annui di lavoro non retribuito, calcolando un valore orario di 17,50 euro.

Le rivendicazioni del sindacato

Il presidente nazionale Marcello Pacifico, in una nota, chiede che tale somma venga recuperata “entro il 2030”, attraverso i prossimi tre rinnovi del contratto collettivo nazionale. Parallelamente, una richiesta di valorizzazione riguarda anche il personale amministrativo, per il quale il sindacato sollecita un adeguamento di almeno 8mila euro annui. Pacifico evidenzia inoltre il divario crescente con altri comparti del pubblico impiego, in particolare con le Funzioni centrali, che negli ultimi anni hanno registrato incrementi retributivi più consistenti. Ancora più marcato appare il caso del personale della scuola dell’infanzia e primaria, che, nonostante un carico orario più pesante, percepisce stipendi inferiori di circa un sesto rispetto ai colleghi delle superiori.

Burnout e prospettive future

Il maggiore carico di lavoro ha anche conseguenze sulla salute dei docenti. Il sindacato richiama l’attenzione sui rischi di burnout e sull’urgenza di misure specifiche nella prossima legge di bilancio, ipotizzando una “finestra pensionistica” dedicata e risorse mirate per la contrattazione. “Se non ora, quando bisogna adeguare gli stipendi del personale scolastico al resto della pubblica amministrazione e agli standard dell’area Ocse?”, ha domandato Pacifico, ricordando che in meno di cinque anni le retribuzioni hanno perso il 7,5% di potere d’acquisto. A partire da ottobre, Anief annuncia un ciclo di assemblee sindacali per sensibilizzare i docenti e sollecitare una mobilitazione diffusa capace di riportare il tema della valorizzazione professionale al centro dell’agenda politica.


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