Tra i ‘clienti’ della banda dei dossier la giudice Raineri (ex capa di gabinetto di Raggi): “Ne volle uno sul marito. Si è esposta a ricatto”
I servizi illegali della banda dei dossier interessavano anche a una giudice che aveva chiesto e ottenuto dossier da Equalize, la società del presidente di Fiera Milano Enrico Pazzali e dell’ex superpoliziotto Carmine Gallo, per vicende personali. Ricerche sul marito, su una donna e sul coniuge di quest’ultima erano state commissionate da Carla Romana Raineri, presidente della prima sezione Civile della Corte d’Appello di Milano e componente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, nonché capa di gabinetto dell’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, dalla quale si separò in maniera burrascosa dopo una breve esperienza in Campidoglio. La giudice non è indagata nel procedimento della procura di Milano che ha sopposto la sua posizione ai colleghi di Brescia, competenti sulle vicende riguardanti i magistrati del capoluogo lombardo.
Ma nella richiesta di misure cautelari del pm Francesco De Tommasi i rapporti tra la banda e la magistrata sono riportati perché rappresentano una “manifestazione del programma criminoso” dell’ipotizzata associazione a delinquere guidata Gallo e raccontano di come la collega si sia “esposta al ricatto” del gruppo. Proprio l’ex superpoliziotto e l’hacker Nunzio Samuele Calamucci, entrambi ai domiciliari da venerdì, si sono occupati delle richieste di Raineri e l’hanno incontrata almeno tre volte, stando alla ricostruzione degli investigatori, nel suo ufficio dentro il Palazzo di Giustizia. La vicenda si sviluppa tra il luglio del 2022 e lo stesso mese dell’anno successivo in un susseguirsi di ricerche nelle banche dati del ministero dell’Interno. Il mirino di Equalize è puntato sul marito della giudice, Raffaele Galato, e su altre due persone, una cittadina italiana e un marocchino. Le richieste di “report” sul coniuge da parte di Raineri – si legge nelle carte – sono molteplici e riguardano accertamenti in ambito “bancario/finanziario”.
Gallo e Calamucci, sottolinea il pubblico ministero, “mettono in luce che si tratta di richieste illecite”. E, secondo l’ex poliziotto, non sarebbero le uniche. Sosteneva infatti: “Ha chiesto ai carabinieri di fargli le informazioni e quelli gli hanno fatto lo Sdi, ha chiesto alla Finanza e gli hanno fatto lo Sdi, poi ha chiamato… l’ha fatto pedinare senza autorizzazione, ha fatto cinque, sei reati uno appresso a un altro”. Vicende sulle quali – è bene sottolinearlo – non è riportato nelle carte un riscontro da parte degli investigatori. Pazzali è interessato alla parte economica: “Ma paga?”. E Calamucci: “Sì, sì”. Così i due si attivano e a gennaio 2023 incontrano Raineri una prima volta nel suo ufficio, dove tornano a distanza di venti giorni per un secondo rendez-vous che gli investigatori cristallizzano in diversi scatti che ritraggono i due entrare e uscire da Palazzo di Giustizia. All’ingresso, annotano gli inquirenti, Gallo aveva in mano una busta che “non aveva più con sé” all’uscita dal tribunale. Il sospetto, implicito, è che contenesse il report commissionato.
Le richieste di Raineri non si esauriscono con l’inverno. A giugno 2023 “contatta nuovamente Gallo e gli chiede nuovi accertamenti sui conti correnti” del marito. Il mese successivo i due sono nell’ufficio di Raineri per la terza volta. All’uscita Calamucci, parlando con una persona, riferisce di una “riunione surreale” perché – questa la sua ricostruzione – “per allontanare” il marito “gli sta depredando tutte le imprese, tutti gli immobili e poi lo farà mettere con l’amministratore di sostegno… perché ha il potere di fare questo, questa ci parlava di negri, puttane, cazzo… se la registravo era una puntata di Report che dava un milione a Calamucci”.
Premettendo che la valutazione dei comportamenti di Raineri spetterà alla procura di Brescia, il pubblico ministero sottolinea comunque come la magistrata si “sia esposta al ricatto del gruppo” rivolgendosi a Gallo e Calamucci per “ottenere informazioni che loro acquisiscono illegalmente”, appoggiandosi – come quasi sempre – al maresciallo Giuliano Schiano, finanziere in servizio alla Dia di Lecce, e al poliziotto Marco Malerba del commissariato di Rho-Pero. È Calamucci a spiegare quali siano le “ulteriori finalità” nell’aver accettato l’incarico della giudice: “Perché lo fai?… Perché ci servirà prima o poi!”, dice intercettato alludendo – secondo gli inquirenti – al “poter chiedere in futuro un qualche aiuto, evidentemente in relazione a qualche possibile grana giudiziaria”. Un’idea prospettata anche da Gallo a un suo amico che aveva un problema con una società di recupero crediti: “Spiega che lui e Calamucci – sintetizza il pm – stanno facendo un favore grossissimo a Raineri e quindi potrà chiederle d’intervenire sul giudice incaricato del procedimento per il recupero del credito”. Almeno questo immaginava la banda.
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