Torrette chiede i danni al medico indagato e valuta la sospensione
ANCONA Torrette passa all’attacco. L’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche è pronta a chiedere un risarcimento al professor Maurizio Iacoangeli, primario della Clinica di Neurochirurgia, indagato per truffa aggravata ai danni dello Stato. L’incarico è già stato affidato al proprio ufficio legale.
«Dobbiamo difenderci dai danni d’immagine arrecati alla nostra struttura – conferma il direttore generale, Armando Gozzini – per cui valuteremo se costituirci parte civile per richiedere un risarcimento al dottore». Non solo. A Torrette verrà costituito un comitato di garanti per prendere in considerazione un’eventuale sospensione dal servizio del primario, così come previsto per i dipendenti pubblici indagati per determinate tipologie (più gravi) di reati. E intanto, tutti gli atti in possesso dell’ospedale sono già stati trasmessi alla Politecnica delle Marche, datore di lavoro del primario. «Sarà l’Università stessa a istruire le azioni necessarie nei confronti del suo dipendente», aggiunge Gozzini. Al momento Iacoangeli è regolarmente in servizio, ma l’ipotesi di una sospensione, a questo punto, si fa concreta.
I sequestri
A far esplodere il caso è stata la visita dei carabinieri del Nas a Torrette. All’interno della Clinica di Neurochirurgia sono state sequestrate cartelle cliniche, documentazione medica, computer e il cellulare del professor Iacoangeli. L’accusa, tutta da dimostrare, è che abbia portato suoi pazienti privati all’ospedale regionale per sottoporli a interventi chirurgici, bypassando così le liste d’attesa pubbliche, senza l’autorizzazione dei vertici.
Visite e operazioni che, secondo l’indagine coordinata dalle procuratrici Irene Bilotta e Valentina Bavai, sarebbero state regolarmente fatturate. L’ipotetico danno erariale non è stato ancora calcolato, anche perché gli accertamenti sono in corso e riguardano, per ora, il periodo dal 2024 in poi. E non è escluso che ora i carabinieri vadano a ritroso nel tempo. I Nas hanno sequestrato materiale ritenuto utile alle indagini anche nei due studi medici dove il primario avrebbe visitato, uno a Roma, l’altro a Casette d’Ete. Da qui, sempre secondo le accuse ancora da dimostrare, avrebbe poi dirottato i pazienti a Torrette, sottoponendoli ad operazioni fast. Quanti, saranno i carabinieri ad accertarlo, anche scandagliando il software utilizzato dalla Regione per la registrazione delle prenotazioni degli utenti al Cup, utili a formare le liste d’attesa pubbliche.