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Torna la tentazione di incenerire l’umanità

Mai avremmo pensato di arrivare alla mezza età con il timore di quando eravamo ragazzini: un conflitto nucleare combattuto a colpi di bombe atomiche. Sembrava un’eventualità archiviata con la fine della Guerra fredda. Chi è cresciuto nei decenni posteriori al 1945, ha ballato forse sulle note di Enola Gay, visto il film Dottor Stranamore, ascoltato il disco Hiroshima mon amour degli Ultravox!, guardato Sting cantare nel video di Russians e magari ha tremato al cinema o alla televisione davanti a The Day After, che significa il giorno dopo. Il giorno dopo l’esplosione quando i superstiti cominciano a perdere i capelli e a sviluppare terribili tumori; quando non c’è da bere perché le falde acquifere sono inquinate; quando il sole è oscurato dalle polveri radioattive; quando le comunicazioni sono tornate all’età della pietra. La distruzione di Hiroshima e Nagasaki scatenò dilemmi storici, politici, morali e giuridici. La portata epocale di questi problemi venne fuori al processo di Tokyo, l’equivalente di Norimberga per il fronte giapponese. Si giudicavano i crimini di guerra degli sconfitti. L’avvocato della difesa (statunitense) Ben Bruce Blakeney prese presto la parola. Le bombe atomiche scagliate sul Giappone, chiese alla corte, non dovrebbero far parte del processo in corso? Non si dovrebbe condurre sul banco degli imputati anche chi diede l’ordine di radere al suolo le città nipponiche, incurante dei civili inermi? Oggi la storiografia si interroga sulla necessità di quel bombardamento, e per inciso anche quello toccato alla città tedesche con gli ordigni incendiari: erano davvero necessari per porre fine alla guerra? La risposta, un tempo unanime, è alquanto incerta. No, probabilmente l’atomica non era necessaria dal punto di vista militare. Era una dimostrazione di forza rivolta non meno all’alleato russo di quanto non fosse rivolta al nemico ormai sconfitto. Gli Stati Uniti avevano il potere di vincere qualsiasi guerra. Quando l’ebbero anche i russi arrivò la teoria della deterrenza, ovvero: che senso ha distruggersi a vicenda e sprofondare l’umanità intera in pochi secondi? Nessuno. Ma oggi la deterrenza funziona ancora? C’è chi scommette sulla risposta positiva. Tuttavia esistono potenze che, se entrassero in possesso dell’ordigno, forse lo tirerebbero, per accelerare l’apocalisse. Già, l’apocalisse. L’umanità non sperimenta per il gusto della scoperta e stop. Se può fare qualcosa, anche qualcosa di orribile, prima o poi salta fuori qualcuno disposto a farla. Ne erano consapevoli gli scienziati del Progetto Manhattan guidati da Robert Oppenheimer. Chiusi nei laboratori a Los Alamos, collaborarono per precedere i nazisti nella creazione dell’ordigno.

Ci riuscirono e diedero un incommensurabile vantaggio agli Alleati. Però consegnarono agli uomini il potere, e la tentazione, di cancellare la Storia e la Natura. È il nostro lato oscuro, qualcuno lo chiama peccato originale.


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