Cultura

TOP TEN ALBUM 2024 – di Riccardo Cavrioli

10. DUTCH CRIMINAL RECORDS
Novium
[ AntiFragile Music ]La nostra recensione

Che i DCR avessero buon gusto per la melodia lo si era sempre capito, quel taglio indie-pop-surf ha sempre brillato nei loro brani e ce li ha fatti apprezzare, ma qui, in “Novium” c’è molto di più. L’album non tradisce le attese, anzi, ci sorprende, ampliando decisamente il ventaglio sonoro dei ragazzi, che ci consegnano un disco maturo, variegato e ricco di gran belle canzoni.

9. WISHY
Triple Seven
[ Winspear ]La nostra recensione

Ci credete che in mezzo a tutto questo ben di Dio non c’è un ritornello e, ripeto a voce alta, non c’è un ritornello uno che non sia vincente? Un disco bellissimo, che risveglia la passione per un guitar-rock che guarda al passato ma non sfigura affatto nel presente.

8. BEEN STELLAR
Scream From New York, NY
[ Dirty Hit ]
La nostra recensione

Le trame di questo disco rimbalzano tra i grattacieli, cadono giù nei bassifondi, attraversano il fiume, i ponti e le periferie, si nascondono negli angoli più oscuri e dimenticati, diventano un tutt’uno con le luci abbaglianti dei club, lasciando dietro di sé un filo prezioso di riflessioni psichedeliche, di riff melodici e di ritornelli taglienti, che riflettono, alla perfezione, il nervosismo e la tenacia di questi luoghi.
(Michele Brigante Sanseverino)

7. HEALEES
Coin de l’œil
[ Safe Suburban Home ]
La nostra recensione

Dei favolosi Healees avevamo già parlato per il loro precedente EP, un lavoro che ci aav eva letteralmente fatto impazzire, ma ora ecco che i ragazzi si sono superati. Questo gruppo “multietnico” sta cercando di andare oltre le barriere del genere, creando qualcosa di emozionante, vivo e dinamico e non possiamo non fare loro i complimenti per questo “Coin de l’œil” che ci piace tantissimo.

6. THE UMBRELLAS
Fairweather Friend
[ Slumberland ]
La nostra recensione

Non posso che dire grazie a band come i The Umbrellas che ci ricordano ancora il potere e la bellezza del guitar-pop vecchia scuola, sempre troppo poco celebrato ormai, perennemente in mezzo a onde di tempesta con hypster risibili che gridano festanti “alla morte delle chitarre”: resistete ragazzi, perché è questa la vera musica del cuore per noi che non riusciamo a dimenticare la Sarah Records.

5. SWAN•SEAS
Songs in the Key of Blue
[ Waddafuzz! ]
La nostra recensione

L’atmosfera che respiriamo è spesso satura, avvolgente e densa, a tratti anche languida e onirica, ma non c’è mai un senso di pesantezza che ci assale, anzi, tutto è decisamente scorrevole e intrigante, con quelle chitarre sempre in primo piano, che disegnano trame ariose e melodie che emergono agilmente.

4. BLUSHING
Sugarcoat
[ Kanine ]
La nostra recensione

Al terzo atto di una discografia, fin qui, molto convincente, i Blushing raggiungono il loro apice qualitativo. Capace di togliersi di dosso i continui (e limitanti) paragoni con i Lush, il quartetto americano questa volta abbraccia gli anni ’90 nella sua interezza, ampliando i riferimenti anche a formazioni che sulla carta d’identità non espongono il marchio shoegaze. Ne risulta un disco molto potente, accattivante, vivace e dannatamente esuberante, in cui la band da il meglio di sé nella costruzione di melodie capaci di entrare subito in circolo. Non solo chitarre soniche ma anche accenni più dream o psichedelici fanno capolino: tutto è calibrato alla perfezione.

3. FRIKO
Where we’ve been, Where we go from here
[ ATO ]
La nostra recensione

Gli estremi. Gli estremi che si allontanano, si cercano, si guardano e si studiano, ma poi finiscono con l’attrarsi, si fondono e diventano materia empatica e dall’altissimo tasso emotivo. Si, perché il disco d’esordio dei Friko, band di Chicago, è l’emblema in musica di come davvero gli estremi possono trovarsi e sublimarsi per consegnarci qualcosa di memorabile.

2. HUMDRUM
Every Heaven
[ Slumberland ]
La nostra recensione

Se è un sogno non svegliatemi, voglio dormire per sempre, perché un sogno con una simile colonna sonora non deve finire mai. Pelle d’oca per l’album degli Humdrum, uno di quei dischi per il quale stavo a contare i giorni, le ore e i secondi che ne scandivano l’uscita. E sapevo che non avrei sbagliato, lo sapevo! Loren Vanderbilt mi hai fatto piangere, sappilo.

1. BRIGITTE CALLS ME BABY
The Future Is Our Way Out
[ ATO ]
La nostra recensione

L’album è un susseguirsi di fuochi d’artificio, coinvolgente fino alla fine, tra chitarre scintillanti, un mood spesso malinconico se non strappalacrime e un basso che, quando si fa sentire, è sempre interessante. Un esordio da grande band con molte frecce nella loro faretra (a partire dalla figura carismatica di Wes): noi già li vediamo come una band molto capace che, siamo sicuri, riuscirà a crearsi un vasto seguito. (Fabrizio Siliquini)


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