10. KAMASI WASHINGTON
Fearless Movement
[ Young ]La nostra recensione
Il grande sassofonista statunitense ha definito dance questo suo ultimo lavoro ma, pur tenendo ovviamente conto delle sue parole, non ci siamo certo fermati a quella definizione, inoltrandoci in un viaggio entusiasmante dove il jazz assume contorni sempre più colorati e contaminati. E, certo, si finisce pure per ballare!
9. BEEN STELLAR
Scream From New York, NY
[ Dirty Hit ]La nostra recensione
Giunge da New York la nuova sensazione del rock di matrice alternative e porta il nome di Been Stellar, un ensemble giovanissimo che nel suo debut-album è riuscito ad assorbire tutto il tessuto culturale e storico di una scena cittadina che rimanda subito ai sapori di nomi come Television e Strokes attualizzandone però il messaggio sia narrativo che musicale.
8. BRIGITTE CALLS ME BABY
The Future Is Our Way Out
[ ATO Records ]La nostra recensione
Altro debutto rimarchevole, scintillante di questo anno che sta volgendo al termine è quello firmato dai Brigitte Calls Me Baby che partono da coordinate stilistiche precise per farne un patchwork musicale irresistibile (e credibile) tra Smiths e Elvis Presley senza rinunciare alla matrice indie. L’asso nella manica è senza dubbio rappresentato da un frontman carismatico come Wes Leavins.
7. MESHELL NDEGEOCELLO
No More Water: The Gospel of James Baldwin
[ Blue Note ]La nostra recensione
Ripetere l’exploit di “The Omnichord Real Book” poteva sembrare azzardato, invece Meshell Ndegeocello a distanza di un solo anno confeziona un progetto che lo eguaglia sul piano della qualità. Un disco per omaggiare la poetica e la storia di James Baldwin, dove le emozioni viaggiano libere in un tripudio di suoni, parole e atmosfere.
6. THE SMILE
Cutouts
[ Self Help Tape – XL Recordings ]La nostra recensione
L’attività di Thom Yorke e Jonny Greenwood nel progetto The Smile si fa sempre più prolifica, con due album addirittura pubblicati nel 2024, a seguire la scia del fulgido esordio avvenuto due anni orsono. L’affinità con il più giovane Tom Skinner permette ai due genietti del rock di sperimentarsi mantenendo però la barra dritta, limando certe divagazioni care ai Radiohead. “Cutouts” è libertà creativa al 100%, ulteriore tassello che conferma l’unicità di questa storia.
5. PILLOW QUEENS
Name Your Sorrow
[ Royal Mountain Records ]La nostra recensione
Potrei definire quello delle Pillow Queens l’album della maturità, se non fosse che le quattro musiciste irlandesi sin dai loro primi vagiti artistici hanno sempre mostrato grande personalità e una forte consapevolezza nel trattare certi temi di impronta sociale, puntando sull’emotività. “Name Your Sorrow” leviga appena il sound indie-rock di Pamela Connolly e compagne rendendolo più appetibile, nella speranza legittima di abbracciare sempre più cuori.
4. THE CURE
Songs of a Lost World
[ Universal ]La nostra recensione
Si è fatto attendere ben sedici anni il nuovo lavoro dei Cure, ma alla fine “Songs of a Lost World” ha messo d’accordo proprio tutti, riallacciandosi idealmente alla leggenda. Robert Smith sin dalle prime note di “Alone” ci fa sentire in realtà meno soli, sprigionando sentimenti contrastanti e colmando un vuoto interiore come nei momenti migliori della band.
3. WUNDERHORSE
Midas
[ Communion ]La nostra recensione
Anch’io ogni tanto cado nel “tranello” della nostalgia, d’altronde quando ci si avvicina ai cinquant’anni credo sia inevitabile, e uno dei rifugi preferiti in musica è quello di ascoltare i vecchi gruppi, quelli con le chitarre protagoniste. Beh, gli inglesi Wunderhorse invece con il loro secondo album dimostrano che oggi è ancora possibile graffiare, scuotere, emozionare e coinvolgere l’ascoltatore con un “semplice” lavoro a base di rock puro e genuino.
2. EZRA COLLECTIVE
Dance, No One’s Watching
[ Partisan Records ]La nostra recensione
Terzo album in cinque anni per l’esplosivo quintetto jazz britannico, che con “Dance, No One’s Watching” continua imperterrito a percorrere un sentiero musicale placido e naturale, dove condensare idee e ritmo. Lasciarsi trasportare dal sound di brani come “God Gave Me Feet for Dancing”, “The Herald” o la stessa title-track è un’esperienza bellissima che ti rimette in pace con te stesso.
1. ADRIANNE LENKER
Bright Future
[ 4AD ]La nostra recensione
In cima alla mia lista finisce la talentuosa Adrianne Lenker che ormai dimostra di aver trovato sempre di più una valenza come artista di primissimo piano anche al di fuori dei Big Thief, dei quali è fiera portavoce. “Bright Future” rappresenta una boccata d’aria fresca nel frastagliato panorama musicale di questi anni: un lavoro intimo, delicato, a tratti sussurrato in grado di distillare emozioni allo stato puro.
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