Tommy Genesis – Genesis: Conscious hip hop immerso nel blu più intenso :: Le Recensioni di OndaRock
Rapper e modella (all’attivo collaborazioni con la maison Calvin Klein), canadese di Vancouver, Tommy Genesis si affaccia per la prima volta alla ribalta internazionale intorno al 2016, presto identificata fra le voci più ribelli del nuovo underground americano. Abbiamo avuto occasione di vederla a Roma nel cartellone dell’edizione 2017 dello Spring Attitude, percependone in maniera netta talento e carisma. All’epoca all’attivo aveva appena un mixtape, diffuso due anni prima. Nel novembre del 2018 il primo album, “World Vision”, contenente collaborazioni con Charli XCX ed Empress Of, poi un secondo album nel settembre del 2021, “Goldilocks X”, seguito un anno più tardi da un lavoro collaborativo realizzato insieme al producer Charlie Heat, “World On Fire”, ma il tanto auspicato salto verso una notorietà più ampia stenta ad arrivare.
Raggiunto il traguardo dei dieci anni di attività, Tommy sa bene che non c’è più tempo da perdere e innesta una sorta di seconda ripartenza, pubblicando il suo progetto finora più maturo, intitolandolo con il proprio nome. “Genesis” è un disco riflessivo, introspettivo, nel quale l’artista canadese alterna ad arte parti rappate (le più propriamente hip-hop “True Blue” e “Ave Ate The Apple”) e cantate (“Wolves”, avvolta in atmosfere decisamente scure), in alcuni casi affidandosi ad arrangiamenti minimali (“Gabriel”), sostenuti da tappeti elettronici ma non di rado anche da interessanti tessiture acustiche.
A tratti discontinuo, “Genesis” contiene comunque alcune delle migliori composizioni finora incise da Tommy. E’ il caso della mutevole “Butterflies & Diamond Chains” e dell’insolitamente rock “Homebound”, nella quale sono le chitarre elettriche a conquistare il centro della scena. O ancora l’autobiografica title track, costruita su malinconici e languidi arpeggi di bossanova, e l’unica vera impennata da dancefloor, che arriva sulle note di “Baby Are You OK?”.
Travolti dagli intensi blu utilizzati per la copertina, da un’iconografia che ha attratto diverse critiche dal sub-continente indiano, e da una bellezza – non soltanto musicale – che non passa certo inosservata.
01/08/2025