Marche

«Ti piacciono i calci?». Le figlie lo filmano e denunciano, lui finisce a processo


LORETO – «La picchiava a mani nude, con i calci, la scopa e una volta pure con un tronchetto di legno. La teneva sotto controllo con le botte, ormai ci aveva preso gusto». L’inferno in casa è stato raccontato ieri da una 45enne che, nel novembre del 2020, si era recata dai carabinieri insieme alla sorella per denunciare il padre violento.

L’accusa

L’uomo, un 66enne di Loreto, è finito a processo con l’accusa di aver maltrattato la moglie malata, affetta da un disturbo mentale sviluppato nel tempo. Proprio la patologia della donna, e dunque la minorata difesa, rappresenta un aggravante. Motivo per cui il giudice Maria Elena Cola ha deciso di far proseguire il processo davanti al collegio penale. Il primo a salire sul banco dei testimoni è stato il carabiniere che aveva visionato le immagini della telecamere che le figlie della coppia avevano installato nella cucina dei genitori. Sospettavano che la situazione fosse degenerata e che ormai la donna fosse in balia del marito, difeso dall’avvocato Riccardo Leonardi. Il militare ha descritto i frame, come quello del primo dicembre 2020 quando la vittima sarebbe stata colpita con un bastone e insultata: «Non capisci, sei storta, donna ritardata» le parole riportate in aula. E ancora: «Vai al cimitero, bastarda». Ci sarebbero poi stati i pugni, i calci, le spinte e i anche gli sputi in faccia. Percosse subite anche per un semplice starnuto. «Ti piacciono i miei calci?» le avrebbe detto lui, come riportato dal militare. Una frase che ha ripetuto anche la figlia 45enne. Solo la sorella si è costituita parte civile, con l’avvocato Arianna Catena, essendo diventata l’amministratrice di sostegno della mamma, ora domiciliata in una struttura protetta. «Nostro padre dentro casa era un orso, fuori sembrava la persona migliore del mondo. Per lui quello che succedeva in casa, doveva rimanere in casa» ha detto la 45enne.

Il racconto

«Mamma veniva presa a calci, sbattuta contro il muro, zittita e ingannata. Le faceva prendere le medicine a stomaco vuoto» ancora la testimone, che ha riportato le frasi attribuite al padre e rivolte alla madre. «Ho capito che i calci non bastano più, ora ci sono le botte in testa. Solo così ti potrai calmare». Ha ricordato anche che una volta l’ha visto tirare contro la donna «una mela in faccia». La vittima ha preso la patente a 40 anni. Ancora la malattia non l’aveva travolta. «Noi ci sedevamo nei sedili dietro per precauzione durante le guide, mamma veniva anche sbattuta contro il cruscotto. Un giorno ha tirato il freno a mano, è scesa ed è tornata a casa a piedi. Noi potevamo fare solo da cuscinetto. Ora, per fortuna è serena».




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