These New Puritans – Live @ Santeria Toscana 31 (Milano, 21/10/2025)

Accreditati come uno dei progetti dell’anno, se non altro per aver pubblicato uno di quei lavori, che finirà, per quello che può valere, molto in alto tra i migliori dischi del 2025.
“Crooked Wing”, questo il titolo,non è certo un disco facile, piuttosto una raccolta introspettiva, ricercata e senza dogmi, inclusa ermeticamente all’interno di una scrittura particolare e sofisticata. Citati i Talk Talk di “Laughing Stock” come possibile riferimento, anche, va detto, per una certa somiglianza del tono vocale, e senza fare chissà quali paragoni, prenderne l’eventuale passaggio di testimone in un epoca decisamente diversa. Romanticismo, eleganza, un certo approccio sui generis, fanno comunque dei These New Puritans un progetto unico di per se.
Ispirazione al massimo della potenza, quantomeno finora, per il gruppo inglese, disco che arriva a sei anni suonati dal precedente comunque ottimo “Inside The rose”, album, “Crooked King”, che vede l’approdo dei gemelli Barnett in pianta stabile presso l’istituzione Domino Records.
Passano del nostro paese sempre nello stesso posto per quanto riguarda la data milanese (che si aggiunge a quella bolognese e romana) e sempre a sei anni di distanza dall’ultimo volta.
Non c’è il pubblico delle grandi occasioni, peccato, data la qualità della proposta, sala riempita all’incirca a metà, non numeroso si, ma attento e consapevole.
Concerto, che incomincia puntualissimo per le 21,15, risulterà algebrico per la pignoleria della messinscena, oltre ai gemelli Barnett, due poli strumentisti a dare man forte, tra synth, xilofono, slide guitar e percussioni varie.
Un set molto apprezzato anche se non certo facile, a tratti rarefatto e, passatemi il termine apparentemente negativo, ma solo per rendere l’idea, soporifero. Soprattutto in una prima parte dilatata e minimale.
Poi l’apocalisse sonora, si scatena in lunghe cavalcate post rock, che risvoltano il calzino. In brani come “Where the trees are on fire”, “We want war”, o la stessa e conclusiva “Three Thousand”, dove viene fuori l’essenza di un progetto multi tasking, sostanzialmente a due facce, due anime perpendicolari e sovrappostem, tra eccellente musica in punta di piedi e ritmi forsennati.
Set, rigorosamente senza bis, come piace a me (anzi proporrei una mozione per abolirli in assoluto), che durerà un’ora e venti circa.
Loro affabili e gentili, al tempo stesso distaccati, quasi glaciali, detto questo, confermate appieno le aspettative per uno dei progetti dell’anno.
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