The Weekender: ascolta gli album di Sharon Van Hetten, Squid, Inhaler (e molti altri…) usciti oggi
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Da qualche anno ormai il venerdì è il giorno della settimana consacrato alle uscite discografica. Quale migliore modo allora per prepararsi mentalmente all’imminente sospirato weekend se non quello di passare in rassegna le migliori album usciti proprio nelle ultime ore ?
I dischi attesi per mesi sono finalmente tra noi… buon ascolto.
SHARON VAN ETTEN & THE ATTACHMENT THEORY – “Sharon Van Etten & the Attachment Theory”
[Jajgaguwar]indie-rock
“Sharon Van Etten & the Attachment Theory” “è il primo album accreditato anche alla sua band, formata dal percussionista Jorge Balbi, dalla bassista Devra Hoff e dalla polistrumentista Teeny Lieberson. Molto è uscito da jam libere, scritto e inciso a livello collaborativo, consentendo alla Van Etten una maggior libertà. La produzione è stata invece affidata a Marta Salogni.
INHALER – “Open Wide”
[Polydor]indie-rock
All’inizio di quest’anno hanno iniziato a lavorare al loro terzo album, incoraggiati a superare se stessi e a uscire dalla loro comfort zone. L’ascolto di un’ampia gamma di generi durante la scrittura – dalla techno a Nick Cave – li ha ispirati a sperimentare un suono più ampio e senza tempo, aggiungendo consistenza al disco. Il registrare a Londra con il produttore Kid Harpoon (Miley Cyrus, Harry Styles, Florence and the Machine) li ha spinti a prendere un maggiore controllo creativo.
SQUID – “Cowards”
[Warp]indie-rock
Il nuovo album degli Squid parla del male. Nove storie i cui protagonisti fanno i conti con culti, carisma e apatia. Personaggi reali e immaginari che si muovono nell’oceano oscuro tra il bene e il male.
NADIA REID – “Enter Now Bightness”
[Chrysalis]indie-pop
Questo disco è il primo dopo che la musicista nativa di Dunedin si è trasferita nel Regno Unito, dove ha anche avuto due bambine, Elliotte e Goldie. La press-release spiega che la Reid era incinta durante la sua creazione e tormentata dalle nausee mattutine – ci sono foto di lei addormentata sul divano dello studio e ricordi di vomito tra una ripresa e l’altra. Ma l’imminente maternità e, più tardi, l’intricato processo di crescita della figlia, le hanno permesso di concentrarsi nuovamente sulla scrittura delle canzoni.
AVALANCHE PARTY – Der Traum Uber Alles”
[Kartel Music]indie-rock
Registrato presso il celebre Rancho De La Luna Studio nel Joshua Tree in California con Dave Catching, l’LP, a quanto ci dicono le note stampa, conserva un’essenza selvaggia e animalesca. Se lo si facesse sedere sul lettino dello psicanalista, i suoi temi di sete di sangue, sovversione e incenerimento potrebbero far pensare a un pesante carico di aggressività repressa in fase di detonazione.
DROP NINETEENS – “1991”
[Wharf Cat]shoegaze
I Drop Nineteens, mitica band shoegaze americana, rompevano un silenzio lungo 30 anni pubblicando il nuovo disco in studio “Hard Light“. Adesso i ragazzi di Boston pubblicano su Wharf Cat “1991″ album che raccoglie demo di quello stesso anno. Quelle canzoni scritte per attirare le attenzioni delle etichette furono presto accantonate quando i Drop Nineteens ottennero il primo contratto dalla Caroline/Hut e decisero di scrivere nuovo materiale che poi coinfluirà nell’apprezzo debutto dal titolo “Delaware”.
FACS – “Wish Defence”
[Trouble In Mind]indie-rock
Questo è stato l’ultimo album registrato da Steve Albini, mentre Sanford Parker è entrato nell’ultimo giorno di registrazioni (due giorni dopo la morte di Steve) e John Congleton ha mixato il disco sempre all’Electrical Audio di Chicago, utilizzando le note di Albini sulla sessione. Inoltre si tratta del primo LP dopo il ritorno di Jonathan Van Herik (lui era uno dei componenti originali della band insieme a Brian Case e Noah Leger, già suoi compagni nei Disappears, ma l’aveva abbandonata dopo il primo album). Originariamente alla chitarra, ora Jonathan suona il basso.
HEARTWORMS – “Glutton For Punishment”
[Speedy Wunderground]elettro-post-punk
Un disco oscuro, catartico, nero, prodotto da Dan Carey, che si muove tra elettronica, goth e post punk. I singoli anticipatori hanno portato ad accostamenti con Fever Ray, Siouxsie, PJ Harvey e Depeche Mode, ma alla base di tutto c’è il disagio e la solitudine e il malessere che nasce dalla famiglia. Ecco cosa dice Josephine “Jojo” Orme: “Spesso mi ritrovo intrappolata in un ciclo malsano di desiderio di dura disciplina, avida della familiarità che ciò porta ma terrorizzata dalle conseguenze. Ma questo album non riflette solo le mie personali esperienze, anche quelle delle persone della mia vita e le storie di altri che penso debbano essere ascoltate“.
16 – “Guides For The Misguided”
[Relapse]metal-sludge
Dopo quasi 35 anni, i –(16)– rimangono una delle entità rock e metal più durevoli e dal suono più duro del Nord America. La band di San Diego ridefinisce l’heavy nel suo nuovo album, “Guides for the Misguided”. Bobby Ferry torna al timone come cantante e chitarrista della band.
RATS ON RAFTS – “Deep Below”
[Fire Records]post-punk
Con il nuovo album “Deep Below”, i Rats on Rafts scendono ancora di più in una terra desolata e cupa: il suono della band di Rotterdam è più scuro, lento ed eroso. Evidenziano diverse sfumature all’interno del paesaggio monocromatico rispetto ai loro precedenti album più colorati: si immergono più a fondo nella loro psiche, mettendo in discussione le nostre relazioni con la natura, la religione e gli altri. Echi di The Cure, Cocteau Twins e Slowdive sembrano presenti, ma tante influenze diverse compongono un album che solo loro potevano creare. L’album vede i Rats on Rafts diventare maggiorenni e allo stesso tempo rialzare la testa dall’underground. Sempre alla deriva verso nuovi territori, “Deep Below” è certamente il loro lavoro più oscuro e coeso.
MICHIGANDER – “Michigander”
[Totally Normal]indie-rock
Jason Singer, cantante, cantautore e produttore nato nel Michigan e residente a Nashville, volta pagina con un’elevata ed eloquente produzione di canzoni, una strumentazione edificante e uno storytelling semplice e sincero, punteggiato da un tocco alternativo.
GOD OF THE BASEMENT – “Whatever, disco breve”
[Stock-a Production]dub-rock
“Whatever, disco breve” si basa sul legame tra uomo e macchina: un concetto che ha guidato l’intera realizzazione del disco». Su un terreno dominato da drum machine e bassi ossessivi si innestano voci narranti e chitarre dal taglio aggressivo e fulmineo. Ogni traccia contribuisce a creare un affresco oscuro, denso di emozioni, in cui la tensione tra i due poli, quello elettronico e quello umano, è ben palpabile, in un mix di alt-rock, crossover, dub, drum and bass e molto altro ancora.
COWARDS – “God Hates Cowards”
[Bloody Sound]noise-rock
“God Hates Cowards” può esser considerato il primo album ufficiale dei marchigiani, testimoniando la ripartenza del gruppo dopo un necessario periodo di riflessione a seguito alla tragica scomparsa del batterista e membro fondatore Peppe Carella avvenuta nel 2021. Il disco è figlio del tempo trascorso per ritrovarsi ed ha un profondo significato catartico: si tira in ballo dio, uno qualsiasi, che odia i codardi e li butta nella tempesta. Loro rispondono. Le nove tracce che compongono il full length, infatti, sono un viaggio attraverso i sentimenti più estremi e oscuri quali ansia, allontanamento, disprezzo e diffidenza.
OKLOU – “Choke Enough”
[Because Music]elettronica
La speranza iper-pop francese Marylou Mayniel, in arte Oklou, fonde melodie naïf e vaporose e fondali di synth dream-pop con una raffinata complessità e un fascino pop, oltre a un cameo di Bladee, nel suo secondo album. Oklou dice “choke enough è un album molto intenso per me. È pieno di direzioni, tentativi e irregolarità, che riflettono i miei ultimi anni, quando il mio cuore e la mia coscienza si sono davvero allontanati da me stessa…ogni canzone richiede un percorso diverso, cercando di indovinare quale seguire. Probabilmente è una sorta di ricerca di senso e di scopo, in questi tempi in cui l’ossessione per lo sviluppo e la realizzazione di sé è qualcosa con cui mi relaziono sempre meno“.
THE OCELOTS – “Everything, When Said Slowly”
[The Ocelots Music]indie-folk-pop
Gli Ocelots sono i fratelli gemelli Ashley e Brandon Watson, originari di Wexford e ora residenti a Lipsia, in Germania. Partendo dall’essenza folk-rock del loro debutto, il duo annuncia “Everything, When Said Slowly”. Questo album svela un suono più ricco, prodotto magistralmente dai collaboratori di lunga data Cillian e Lorcan Byrne. La narrazione intessuta nell’album esplora i temi della migrazione irlandese, della percezione del tempo, dell’amore e delle semplici gioie dell’andare in bicicletta.
DREAM THEATER – “Parasomnia”
[Insideoutmusic]prog-heavy-metal
Il disco segna il primo album con l’iconica formazione composta dal cantante James LaBrie, dal chitarrista John Petrucci, dal bassista John Myung, dal tastierista Jordan Rudess e dal batterista Mike Portnoy dopo “Black Clouds & Silver Linings” del 2009. “Parasomnia” è stato prodotto da Petrucci. Dalla traccia di apertura “In The Arms Of Morpheus” alla chiusura “The Shadow Man Incident”, i Dream Theater tornano con una collezione di canzoni che mettono in mostra ciò che ha fatto guadagnare alla band un seguito fedele per quattro decenni. Con i suoi 71 minuti di durata, “Parasomnia” accompagna l’ascoltatore in un viaggio musicale che è diventato sinonimo della band fin dall’inizio della sua carriera.
KYLE FALCONER – “The One I Love The Most“
[La Sierra]indie-pop
Falconer ha dichiarato: “The One I Love The Most” è nata da un’idea che ho avuto dopo aver portatpo a termine il mio studio in Spagna. Ho pensato a tutti i nomi di ragazze su cui avevo scritto e ho pensato che sarebbe stata una grande idea romantica metterli tutti in un unico posto e pubblicare il disco per San Valentino. Volevo mostrare le canzoni così come erano, senza tutta la produzione più ricca in modo da catturare la loro prima essenza. È bello vedere i diversi sentimenti lungo l’album e i miei alti e bassi, dalla scrittura infantile di “Claudia” all’idea più elaborata di “Kelly“.
LOW ROAR – “House In The Woods”
[Tonequake]indie-pop
“House in the Woods” è l’album in studio postumo del progetto musicale Low Roar. Contiene la voce di Ryan Karazija, morto nell’ottobre del 2022 ma che aveva registrato tutte le sue parti per l’album prima della sua morte. Atmosfere dilatate e sognanti, in bilico tra suite pianistiche ed electro-ambient.
THUNDERMOTHER – “Dirty & Divine”
[AFM Records]hard-rock
A quasi due anni dall’ultimo album “Black & Gold”, le scatenate ragazze hard-rock svedesi Thundermother tornano con “Dirty & Divine”! Il sesto album di questo quartetto di Stoccolma è un nuovo album bello tirato e divertente che grida contro chiunque sostenga che il R&R è di dominio maschile! Con una nuova formazione, le Thundermother riprendono perfettamente da dove avevano lasciato: un nuovo album, un nuovo tour.
OLLY ALEXANDER – “Polari”
[Universal]elettronica
Olly Alexander dice dell’album: “Molte persone queer comprenderanno l’inclinazione per i segreti e i codici, avendo avuto un arretrato di migliaia di anni in cui non siamo stati in grado di vivere apertamente. Ecco una storia che attraversa i secoli, piena di significati nascosti e di amori proibiti, un modo per esprimersi apertamente attraverso un codice segreto. Il Polari è diventato la mia luce guida, un luogo dove poter viaggiare nel tempo e creare musica che prendesse spunto dal passato e lo remixasse nel futuro. Polari è arrivato a racchiudere tante cose per me, una pratica creativa, un rifugio artistico – è stato un viaggio che mi ha portato a molte sorprese, proprio come la lingua stessa. Questo album è una documentazione di quel viaggio e una celebrazione dell’essere vivi. Benvenuti a Polari“.
UNREQVITED – “A Pathway to the Moon”
[Prophecy]post-metal-blackgaze
Questo progetto è saldamente radicato nel terreno sonoro del blackgaze, ma ha anche agganci nell’ambient, nel post-rock, nel post-black metal e in altri strati stilistici correlati. “A Pathway to the Moon”, compie un salto evolutivo impressionante. Un elemento di questo significativo sviluppo sonoro è la nuova esplorazione di un regno prevalentemente lirico.
GUIDED BY VOICES – “Universe Room”
[autoproduzione]indie-rock
“Volevo creare, si spera, un’esperienza, una sorta di corsa sfrenata, in cui l’ascoltatore volesse entrare più volte per cogliere tutte le sezioni e i campi sonori e scoprire qualcosa di nuovo a ogni ascolto“, racconta il frontman Robert Pollard.
ANTHONY JOSEPH – “Rowing Up River To Get Our Names Back”
[Heavenly Sweetness]afro-jazz
Sebbene spesso atmosferico nei suoi registri tematici, che vanno dagli spazi del sottosuolo sotterraneo all’intergalattico, e altrettanto nei suoi registri sonori, che vanno dalle voci doppiamente articolate all’eco del riverbero, c’è effettivamente qualcosa come un nucleo centrale in “Rowing Up River to Get Our Names Back”. Prese come una suite, le tre tracce che costituiscono il centro, se non il cuore e l’anima, dell’album – “Tony”, “A Juba for Janet” e “Churches of Sound (The Benítez Rojo)” – mettono in mostra come le culture e le storie della diaspora nera costituiscano sempre sia il battito discendente che il battito posteriore di Anthony, non solo della sua musica ma forse anche della sua stessa coscienza.
ADWAITH – “Solas”
[Libertino Records]indie-rock
Le Adwaith, il dinamico trio gallese, pubblican il doppio album “Solas”. Solas, che in celtico antico significa “luce dell’essere” o “illuminazione”, è il primo doppio album in lingua gallese realizzato da artiste donne. Registrato in luoghi diversi “Solas” riflette la crescita e l’evoluzione delle Adwaith come artiste. Questo album completa una trilogia che racconta la loro trasformazione da adolescenti a donne emancipate, esplorando i temi della scoperta di sé, della fuga e della resilienza. Mentre il precedente “Bato Mato” catturava l’agitazione emotiva e l’incertezza dei loro primi vent’anni, stando fisicamente nell’immenso vuoto del deserto ghiacciato della Siberia, “Solas” emerge da quel luogo di vuoto in uno di calore, connessione e luce.
SAM MOSS – “Swimming”
[autoproduzione]indie-folk
Sam Moss infonde alla sua musica senza tempo un tocco semplice e intimo, scegliendo melodie dolci e mai forzate con la sue chitarra acustica e pochi altri elementi.
THE MOLES – “Composition Book”
[Splendid Research]indie-pop
Il veterano Richard Davies continua il suo percorso un po’ sghembo, personale e fuori dalle mode e dagli schemi. Un indie-guitar-pop da prendere con le molle, mai lineare e pulito, ma sempre pronto a deviare, anche se poi le melodie arrivano, eccome.
HELEN GANYA – “Share Your Care”
[Bella Union]elettronica
Nei dischi che ha pubblicato nel corso degli anni, ha mostrato una propensione per il rock oscuro e artistico e per le sonorità fuori dagli schemi, raccogliendo svariati apprezzamenti. Ma “Share Your Care” segna una nuova era, basandosi sui mondi sonori del passato di Ganya e intercalandoli con la strumentazione tradizionale tailandese, dando vita a una storia luminosa, soffice, dai toni psych e piena di sentimento.
JAMES BRANDON LEWIS – “Apple Core”
[Anti-]jazz
Considerato da The Guardian uno dei suoni più feroci del jazz il sassofonista tenore newyorkese James Brandon Lewis pubblica oggi il suo nuovo disco ispirato dai ritmi e dalle trame dell’hip-hop e del funk ma semore radicato nel jazz. Le registrazioni sono state un processo compositivo collettivo, Lewis e la sua inseparabile band, avvenuto nel corso di due intense sessioni interamente improvvisate.
THE BIRD CALLS – “Melody Trail”
[Ruination]folk, songwriting
Onesto folk singing nel solco tracciato da Will Oldham e Bill Callahan.
TRAXMAN – “Da Mind of Traxman Vol.3”
[Planet Mu]elettronica
L’ultimo volume del veterano della ghetto house e del juke Traxman arriva un decennio dopo il suo predecessore: campioni classici di hip-hop, soul, funk e dancehall in flussi di passi frenetici.
BIIG PIIG – “11:11”
[Sony]rap
Atteso debut album per la rapper irlandese di base in West London.
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