The Weekender: ascolta gli album di Neil Young, King Gizzard, James Holden (e molti altri…) usciti oggi

Da qualche anno ormai il venerdì è il giorno della settimana consacrato alle uscite discografica. Quale migliore modo allora per prepararsi mentalmente all’imminente sospirato weekend se non quello di passare in rassegna le migliori album usciti proprio nelle ultime ore ?
I dischi attesi per mesi sono finalmente tra noi…buon ascolto.
NEIL YOUNG & THE CHROME HEARTS – “Talkin To The Trees”
[Reprise]indie-rock
Neil Young e la sua nuova band, The Chrome Hearts, pubblicano il loro album di debutto dal titolo “Talkin To The Trees”, il 13 giugno su etichetta Reprise Records.“Talkin To The Trees? è un vero e proprio balzo in avanti, nel momento in cui Young entra nel sesto decennio della sua odissea creativa, piena di svolte e cambiamenti senza paura. I Chrome Hearts sono composti da Spooner Oldham (organo), Micah Nelson (chitarra e voce), Corey McCormick (basso e voce), Anthony LoGerfo (batteria) e Neil Young (chitarra, arpa, piano, vibrazioni). Tutti i brani sono state scritti da Neil Young, co-prodotto da Lou Adler e Young e registrato agli Shangri La Studios di Malibu.
KING GIZZARD & THE LIZARD WIZARD – “Phantom Island”
[p(doom)]alt-orchestral-rock
Durante una pausa tra una tappa e l’altra del loro World Tour 2024, il 29 ottobre 2024, i KGLW pubblicano un singolo intitolato “Phantom Island’” come parte di un album allora senza titolo, il loro ventisettesimo, che avrebbero eseguito dal vivo insieme a varie orchestre durante un tour nel 2025. Stu Mackenzie e Ambrose Kenny-Smith hanno spiegato che l’album è stato sviluppato parallelamente a “Flight b741”, ma che “Flight b741″ contiene brani più “turbolenti”, mentre il nuovo album è “più rilassato”. Stu Mackenzie ha dichiarato che l’idea di realizzare un album orchestrale è nata dopo l’esibizione al Hollywood Bowl nel 2023 durante il tour statunitense Residency Tour, dove hanno incontrato l’orchestra filarmonica di Los Angeles nel backstage.
COSEY FANNI TUTTI – “2t2”
[autoproduzione]elettronica
Gli arrangiamenti espansivi di “2t2″ continuano a collocare Cosey Fanni Tutti tra le figure di spicco della musica elettronica moderna. In nove parti, l’album la vede comprimere, analizzare e negoziare conflitti personali – dai lutti alla tristezza psichica del mondo – attraverso un prisma di voce, sintetizzatori e noise box, per rendere un album che esprime il suo senso di modernità pur affidandosi a tecniche e modalità di catarsi più antiche e arcane.
VAN MORRISON – “Remembering Now”
[Exile]soul/folk
Con “Remembering Now”, Van Morrison torna alle sue trascendenti e inclassificabili rapsodie che lo rendono unico. Soul, jazz, blues, folk, country: la sua musica dialoga con tutti questi generi, senza essere vincolata a nessuno.
THE CURE – “Mixes Of A Lost World”
[Fiction]indie-rock, elettronica
Le origini di “Mixes of a Lost World” risalgono a una raccolta di remix non richiesti dei brani di “Songs of a Lost World” inviati a Robert Smith, che li apprezzò e fu incuriosito dall’idea di come sarebbe potuto suonare l’intero album reinterpretato da altri artisti. A dicembre, Smith confermò che l’album sarebbe stato pubblicato.
TONY JAY – “faithless”
[autoproduzione]dream-pop
Musica ipnotica e sognante, musica per cui la definizione di dream-pop cade veramente perfetta. Pare quasi di stare in zona 4AD dei tempi d’oro.
ORANGE COMBUTTA – “Oka.pi”
[42 Records]soul, new-jazz
Gli Orange Combutta più che una band sono un collettivo, diretto da Giovanni Minguzzi (compositore e fondatore del progetto) in collaborazione con Mattia Dallara (produttore artistico), e che vede la partecipazione di musicisti formidabili provenienti dagli ambienti più disparati, tra cui Paolo Ranieri, Vincenzo Vasi e il Maestro Massimo Morganti. Una creatura multiforme capace di montare, smontare e rimescolare la propria formazione e le proprie canzoni; mondi sonori diversi, a volte paralleli tra loro, spesso inaspettati. Il risultato è una commistione di suoni e influenze che corrono tra il mondo delle colonne sonore, la sperimentazione, la soul music e il new jazz, con un attitudine hip hop nello stile di produzione. C’è tutto questo dentro le 11 canzoni di “Oka.pi”, che vedono anche la presenza di due ospiti come Nic T e Francesca Amati (Comaneci, Amycanbe) nei quattro brani cantati presenti nel disco.
THRUPPI – “Thruppi”
[Island Records]alt-pop, rap
Sette brani nati da un processo creativo condiviso che raccontano un incontro, un tempo, due generazioni vicine. Unendo con disinvoltura cantautorato, spoken word e rap il disco intreccia melodie delicate, cori stratificati e tappeti di synth con sonorità indie rock ed elettroniche attraversando momenti noise, punk, distorti e dissonanti. Il risultato è un’opera iper-contemporanea e ibrida dove i generi si contaminano e si dissolvono uno nell’altro. Un progetto che è la perfetta somma delle parti che lo compongono, dove non ci sono primi attori, dove le esperienze e le influenze di tutti i componenti di Thruppi convivono insieme. I testi, scritti a quattro o sei mani, intrecciano italiano e napoletano e riescono ad afferrare l’infinitamente piccolo rendendolo immediato, dirompente, a tratti schiacciante.
DUMMY – “Bubbelibrium DLC”
[]elettronica, dance, shoegaze
“Bubbelibrium DLC” reinterpreta il secondo album dei Dummy, “Free Energy”, pubblicato lo scorso autunno dalla Trouble In Mind e acclamato dalla stampa. Ispirati dall’idea di collaborare con la loro comunità di colleghi e idoli, i Dummy hanno invitato GMO, Wishy, Three Quarter Skies (Simon Scott dei Slowdive) e molti altri a partecipare. “Bubbelibrium DLC” spinge le canzoni dei Dummy ancora più lontano nello spazio elettronico, dance e sperimentale, mettendo in mostra il talento individuale di ciascun artista.
QUEENS OF THE STONE AGE – “Alive In The Catacombs”
[Matador]indie-rock
“Alive in the Catacombs” è un’esibizione effettuata nel luglio 2024 nelle catacombe di Parigi da una versione spartana e quasi unplugged della band con Homme, Troy Van Leeuwen, Michael Shuman, Dean Fertita e Jon Theodore accompagnati da una sezione d’archi a tre elementi. Attorno al gruppo, le ossa di milioni di resti umani: come dice Homme, “il pubblico più numeroso davanti al quale abbiamo mai suonato“.
THE YOUNG GODS – “Appear Disappear”
[Two Gentlemen]rock-industrial
Raramente un album dei Young Gods è stato così profondamente permeato dalla sua epoca, caratterizzata da conflitti militari, sorveglianza di massa e drammi intimi. Fin dalla loro nascita nel 1985, la band ha aperto la strada a paesaggi musicali che hanno osato fondere l’urgenza grezza del rock con la potenza dell’elettronica. “Appear Disappear” cattura quel cuore pulsante. I Young Gods rendono omaggio alla loro storia e alle influenze che li hanno accompagnati nel corso degli anni, dal rock psichedelico al post-punk, dal vorticoso “Intertidal”, molto simile ai Doors, ai passaggi industriali di “Systemized”.
COMMON HOLLY – “Anything glass”
[Keeled Scales]alt-folk, rock
“Anything glass”, il terzo album della cantautrice di Montreal Brigitte Naggar, alias Common Holly, è stato registrato dal vivo in pochi giorni, nel tentativo di catturare il suono e l’energia che la sua band ha affinato sul palco. Co-prodotto con il collaboratore di lunga data Devon Bate, “Anything glass” è un album sicuro eppure incerto, nitido ma delicatamente focalizzato. Coinvolgente e compatto, è un passo avanti ponderato e accattivante. Tocca temi come la mortalità, la connessione e il significato in un mondo sempre più confuso. Influenze chiave come Bill Callahan, Mount Eerie, Lomelda e Leonard Cohen hanno influenzato la scrittura di Naggar: artisti che rendono universale il personale, ma anche cantautori che evocano un mondo attorno al loro lavoro, capaci di trasmettere una canzone di pura gentilezza o sincerità, ma sempre con un tocco di originalità, un lampo di staticità nascosto nell’ombra.
BUSCABULLA – “Se Amaba Así”
[Domino]latin-experimental
L’album si presenta come un viaggio introspettivo e catartico: “Abbiamo scelto di volgerci verso noi stessi, esplorando non solo le difficoltà della nostra relazione amorosa, ma quelle delle relazioni in generale. Oscillando tra idee tradizionali e moderne dell’amore, Se Amaba Así è una raccolta di brani influenzati dai generi latini e tropicali del passato, rivisti attraverso una lente contemporanea” dice Raquel Berrios.
NOTOWNS – “Vicious Little World”
[Inner Ear Records]rock, avanti-funk
A due anni dal loro debutto, i Notowns tornano con un nuovo album più maturo e melodico. Il titolo, “Vicious Little World”, è uno specchio dei nostri tempi, con suoni e testi che interpretano la tensione della vita quotidiana attraverso una lente di tumulto interiore, sarcasmo e ritmi dance underground. Fortemente influenzato dal post-punk, dall’avant-funk degli A Certain Ratio, dal dub e dal sound della Manchester dei primi anni ’80, e caratterizzato da linee melodiche più aperte rispetto al loro primo album, “Vicious Little World” crea un’atmosfera omogenea: ritmi accattivanti, chitarre penetranti e linee vocali che si collocano a metà strada tra la speranza e la disillusione.
SELF IMPROVEMENT – “Syndrome”
[Feel It Records]indie-rock
Dice Ben Michaelis: “I Self Improvement si muovono snelli tra influenze e identità personale, attraversando con disinvoltura lo spazio tra le interpretazioni moderne dei Wire o la dissonanza no wave alla Teenage Jesus and the Jerks e invocando la sensibilità radicale (sia musicale che non) dei Crass o degli X-Ray Spex. “Syndrome” si distingue dalla musica preconfezionata e stereotipata che fa da colonna sonora al nostro attuale declino culturale. Il risultato è un album vitale nel suono e nel concetto, impossibile da ignorare.“
ANNAHSTASIA – “Tehter”
[drink sum wtr]folk, soul
“La mia carriera è stata una lezione di pazienza“, afferma Annahstasia, che ha coltivato il suo linguaggio musicale tra lampi di intimità e indipendenza attraverso vite, luoghi e iterazioni diverse, amori persi e ritrovati, aspettative deluse e ricreate. La vicinanza della cantautrice emergente all’amore – per gli altri e da parte degli altri, nella società in generale e nel profondo di sé stessa – guida lo spirito delle sue canzoni folk poetiche e piene di sentimento. L’amore è l’elemento costante, insieme alla sua voce distintamente risonante, che caratterizza la musica della cantautrice sin dalle sue prime registrazioni da autodidatta, quando Annahstasia Enuke, all’età di 17 anni, è stata scoperta e catapultata nelle pressioni di un’industria che ha quasi soffocato i suoi punti di forza. La resilienza artistica, la gratitudine e la dedizione al processo hanno dato vita a “Tether”, il primo album di Annahstasia pubblicato dall’etichetta indipendente drink sum wtr, una raccolta di canzoni luminose, inni orchestrali e inni astrali che sembrano vissuti, tratti dall’esperienza umana e dallo spettro dell’amore.
STEVE QUERALT – “Swallow”
[Sonic Cathedral]ambient-shoegaze
L’album di debutto da solista del bassista dei Ride Steve Queralt, “Swallow” è una raccolta di nove tracce splendidamente meditabonde che, a quanto ci dicono le note stampa, combina i paesaggi sonori oscuri e strutturati dei primi M83 e Sigur Rós con una lucentezza elettronica che ricorda i Boards Of Canada. Include anche voci ospiti della compagna di etichetta di Sonic Cathedral Emma Anderson (ex Lush e Sing-Sing) e Verity Susman (Electrelane, MEMORIALS).
GUY BLACKMAN – “Out Of Sight”
[Chapter Music]baroque-pop
“Out Of Sight” è il primo album solista di Guy Blackman dopo quasi vent’anni, un seguito tardivo al suo amato album “Adult Baby” del 2008. “Mi sono un po’ traumatizzato cantando le mie canzoni queer a cuore aperto alla fine degli anni 2000, era un periodo diverso allora“, dice Guy. “Così mi sono chiuso in me stesso per un po’ e mi sono dedicato alla produzione musicale di altri artisti. Poi, qualche anno fa, ho rialzato la testa e mi sono reso conto che le cose stavano cambiando. Ho trovato il coraggio di ricominciare a proporre la mia musica al mondo. Ovviamente ora le cose stanno peggiorando, ma questa volta mi sono detto: ‘Fanculo!’” Il disco nasconde frecciate di umorismo e dolore sotto arrangiamenti intricati e un soft rock spensierato.
PLIGHT – “Plight”
[À La Carte Records]indie-rock
Indie rock muscoloso ed energico per tutte le 7 tracce: una batteria serrata, chitarre taglienti e melodie sincere che ricordano la pesantezza dei Failure e degli Helmet, ma con il fascino pop di band indie grunge attuali come Momma e Rocket. L’ultimo lavoro dei Plight non si crogiola nella nostalgia, ma piuttosto la trasforma in un’arma, distillando lo spirito di un’epoca passata in qualcosa di vitale e immediato. Le chitarre brillano e ringhiano, i ritornelli sono taglienti come rasoi e la voce di Curtis si snoda tra contemplazione e autorità. Dal lento crescendo di “Save Yourself” all’urgenza cinetica di “Late Shift”, questo è un disco che sembra vissuto, pieno di desiderio, tensione e fugaci momenti di lucidità.
WITCH – “Sogolo”
[Partisan]Funk, R&B
Leggendari e in continua evoluzione, i WITCH (We Intend To Cause Havoc) continuano a spingersi oltre i confini con il loro nuovo audace album. Dopo la loro straordinaria rinascita e l’acclamato “Zango” del 2023, il loro primo album in quasi 40 anni, “Sogolo” dimostra che il loro spirito innovativo è più forte che mai. Derivato dalla parola zambiana che significa “futuro”, “Sogolo” intreccia influenze garage, psichedeliche, funk e rock che i WITCH hanno letteralmente contribuito a inventare nel loro periodo d’oro negli anni ’70, abbracciando allo stesso tempo lo spirito sperimentale del momento.
THE BUG CLUB – “Very Human Features”
[Sub Pop]alt-rock
In “Very Human Features” i Bug Club hanno continuato la loro abitudine di presentarsi come una mente collettiva. Due in uno. Raramente si trova una band con due forze creative che hanno una prospettiva, un senso dell’umorismo e un talento per le melodie pop così singolari e condivise.
AUTOS – “Autos EP”
[Dandy Boy]power-pop
Gli Autos sono veterani della scena punk/power pop di Santa Cruz, e i loro membri si sono fatti le ossa in innumerevoli band sconosciute della loro sonnolenta cittadina balneare. Ispirati da tutto ciò che passa sui loro giradischi, dal glam e dal revival mod all’indie rock e al post-punk più alternativo, gli Autos attraversano l’arcade della sottocultura per arrivare al beat rock da centro commerciale degli anni ’80, senza mai rinunciare a una melodia o a un ritornello accattivante.
HOLDEN & ZIMPEL – “The Universe Will Take Care Of You EP”
[Border Community Recordings]elettronica
Il mago britannico dei sintetizzatori James Holden e il guru polacco del clarinetto Waclaw Zimpel presentano il loro affascinante album di debutto di brani improvvisati: “The Universe Will Take Care Of You” è un’alleanza in cui questi due maestri affini convergono ed esplorano i loro più profondi impulsi improvvisativi con risultati straordinariamente ricchi, ipnotici ed emotivi. Una conversazione lirica istantanea tra i due musicisti, che cementa la gioiosa convergenza dei loro percorsi musicali disparati, è un’esplosione di creatività musicale grezza nella sua forma più primitiva. Queste sei odissee trascendentali di musica elettronica psichedelica e virtuosismo musicale freeform vagano liberamente. Con questo finale, Holden & Zimpel offrono una coda monumentale di emozionanti fruscii percussivi e toni di clarinetto che cadono dolcemente a cascata, prima di librarsi in un sublime e risonante epilogo di imponenti temi di synth e organo; una conclusione di vasto dramma ultraterreno che racchiude la grandezza di questo straordinario album.
SHERPA THE TIGER – “Promigña EP”
[Fuzz Club]experimental
Il gruppo krautrock/sperimentale ucraino Sherpa The Tiger torna con “Promigña”, un nuovo EP di cinque tracce che segue il loro album del 2022 “Ithkuil” e il loro debutto del 2018 “Great Vowel Shift”. “Questo EP è il nostro tentativo di reinterpretare e reimmaginare il ramo ambient elettronico del krautrock degli anni ’70“, spiega la band. “Abbiamo tratto ispirazione in parte dall’ascolto della musica di quel periodo di band come The Cosmic Jokers, Cluster, Cybotron e altri“.
KING ISIS – “SIRENITY EP”
[No Matter/Dirty Hit]alt-rock
Tra alt-soul e rock, per un elisir pop comunque unico. “È per lo più un’esplorazione non seria, a volte autoironica, di parti di me“, dice Isis. “È un cenno al mio io più giovane, un riconoscimento della crescita e della trasformazione costanti, del fatto che la vita è piena di alti e bassi“.
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