Cultura

The Veils – La TOP 10 Brani

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Il nuovo disco dei Veils, intitolato “Asphodels” è in uscita il prossimo 24 gennaio e a febbraio la band di Finn Andrews tornerà in Italia per ben quattro date. Non può esserci, quindi, momento migliore per celebrare lo splendido repertorio della band con una Top 10 che metta in luce la costanza su alti livelli che caratterizza questo progetto musicale. Come sempre, non è stato facile scegliere, ma l’importante è che questo esercizio serva per dare una corretta visione d’insieme di ciò che è stato fatto fino a questo momento, e penso che questo gruppo di canzoni sia un riassunto quantomeno credibile.

10. Larkspur
2009, da “Sun Gangs”

Iniziamo con un brano che punta più sull’atmosfera che non sulla melodia, nel senso che quest’ultima è volutamente sfuggente e la canzone si regge sull’interazione tra un giro di chitarra delicato ma che lascia intravedere la tensione nell’aria e le successive rasoiate elettriche che creano il caos organizzato e devastante. Un insieme perfettamente riuscito per un brano capace di piantarsi nel cervello dell’ascoltatore con molta più forza rispetto a tante melodie più immediate, grazie all’incredibile profondità sonora ed emotiva che caratterizza questi nove minuti a dir poco epici.

9. Bloom
2011, da “Troubles Of The Barin EP”

Continuiamo, per contrasto, con una delle canzoni più semplici e lineari tra quelle che ho scelto per questa classifica. Qui, Finn e i suoi sodali sfoderano una perfetta melodia capace da subito di coinvolgere l’ascoltatore e la inseriscono in una struttura senza un vero ritornello ma nella quale si sfrutta la ripetizione della melodia stessa vestendola ogni volta di arrangiamenti simili tra loro ma mai uguali, per dare la sensazione di un viaggio con lo stesso mezzo di trasporto ma con il paesaggio attorno che muta senza eccessivi stravolgimenti ma quel tanto che basta per tenere l’attenzione sempre alta.

8. Bullfighter (Hand Of God)
2023, da “And Out Of The Void Came Love”

Anche qui non c’è un vero ritornello, ma un’ottima successione di melodie che, unite a un suono tanto deciso quanto avvolgente, riescono a far dimenticare all’ascoltatore di qualunque cosa stesse facendo per portarlo in un mondo fatto di rabbia e frustrazione. Si sente chiaramente la voglia di spaccare il mondo ma anche il nervosismo dovuto al rendersi conto che, come si suol dire, fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e un conto e voler fare questo e quello e un altro è trovarsi nella situazione in cui lo si deve fare per davvero. Dopo tanti anni, i Veils sono ancora capaci di raccontare uno stato d’animo facendolo vivere a chi ascolta con estremo realismo.

7. The Leavers Dance
2004, da “The Runaway Found”

I Veils, in questo disco, sono una cosa diversa da ciò che sarebbero poi stati in seguito e che sono ancora oggi. C’erano senza dubbio meno ambizione e minori capacità tecniche da parte di tutti, tanto che Finn, al termine del ciclo del disco, cacciò via tutti gli altri e rifece la band da capo. Però ci sono comunque molte canzoni, in particolare questa, che è un vero e proprio gioiellino, per come riesce a dare a chi ascolta suggestioni profonde con pochi e semplici mezzi. Difficile rimanere indifferenti, infatti, alla bellissima melodia vocale, all’altrettanto ottimo giro di chitarra che la accompagna e la valorizza, alla sensibilità vocale di Finn e all’aumento dell’intensità sonora, realizzato in modo elementare ma con tanto cuore.

6. Jesus For The Jugular
2006, da “Nux Vomica”

L’abisso emotivo, la disperazione, il sentirsi irrimediabilmente perduti senza una via di scampo sono rappresentati benissimo in questa canzone magnifica, che cattura l’attenzione di chi ascolta fin dal primo secondo e fa capire senza compromessi come si sta a vivere negli inferi e quanto possa essere pericoloso abituarsi a essi e non trovare più la forza per uscirne. Questa canzone ha un fascino seducente ed è proprio qui che sta la sua riuscita, nel senso che è più facile di quanto si possa pensare il voler trovare del buono dove non ce n’è per niente e dire così a se stessi che, anche se non si ha la forza per reagire, in fondo non si sta poi così male. È un meccanismo perverso e infernale, e questo brano lo mette in mostra con un realismo da brividi.

5. Through The Deep, Dark Wood
2013, da “Time Stays, We Go”

Qui torniamo alla linearità e all’immediatezza, ma sempre accompagnate da un’espressività vocale di prim’ordine e da un sound perfetto nel valorizzare lo scheletro della canzone. Ci sono compattezza, dinamismo, risolutezza, carisma, insomma c’è tutto quello che serve affinché questi tre minuti solo strofa e ritornello portino con sé molto di più rispetto agli elementi basici di un brano musicale, elevandosi a vera e propria opera d’arte. Chi non si fa trascinare e coinvolgere da questa canzone, semplicemente non sa provare emozioni.

4. Low Lays The Devil
2016, da “Total Depravity”

La voglia da parte dei Veils di ampliare la propria tavolozza sonora con inserti elettronici per dare ancora più profondità ai propri dipinti musicali si traduce in uno dei dischi meglio riusciti della band. In particolare, questo episodio è un vero e proprio caleidoscopio di suoni e soluzioni, con tonalità sempre e comunque cupe ma con un ventaglio di sfumature decisamente ampio. È impossibile non farsi trascinare dalla conturbante interazione tra ritmica e tastiera e non rimanere affascinati dal reciproco assorbimento tra sonorità analogiche e digitali.

3. Sign Of Your Love
2013, da “Time Stays, We Go”

Ci siamo passati tutti dalla situazione nella quale abbiamo il bisogno fisico di capire se qualcuno ci ama per davvero, e questa canzone ritrae il suddetto stato d’animo con una concretezza rara. La perfetta scelta di mettere subito in evidenza il giro portante di chitarra, sparare quasi subito il massimo dei decibel e poi, invece, abbassare l’intensità rimettendo in primo piano il sopra menzionato riff è ciò che ci vuole per catapultare chi ascolta in ciò che la band vuole far vivere. Mettiamoci poi la consueta maestria nella melodia e nell’interpretazione vocale e un testo particolarmente azzeccato, ed ecco una canzone che davvero rimane a lungo in chiunque l’abbia ascoltata anche solo distrattamente.

2. The Letter
2009, da “Sun Gangs”

A proposito di giri di chitarra, quello con cui inizia questa canzone è letteralmente irresistibile e capace da solo di far innamorare di tutto il brano. Ma, in realtà, anche tutto il resto è all’altezza, a partire da arrangiamenti particolarmente dinamici e azzeccati e dalle linee melodiche di strofa e ritornello semplicemente stellari. Questa è una canzone che fa volare chi la ascolta, lo solleva proprio da terra e gli fa dimenticare tutto, e alla fine del viaggio c’è voglia di rifarlo ancora e ancora. Quel paio di secondi di suono elettrico prima del ritornello, la tonalità del ritornello stesso e il ritorno a quella della strofa sono una sequenza a dir poco divina.

1. Nux Vomica
2006, da “Nux Vomica”

Anche questa canzone tratta di una situazione in cui ci siamo trovati tutti, o nella quale ci siamo chiesti comunque se vi ci stessimo trovando. Sto parlando del passaggio “Am I on the right train headed in the wrong direction?“, e non dite che non ve lo siete mai chiesto perché non ci credo. Questo capolavoro merita la vetta della classifica perché contiene tutti i pregi che ho già messo in luce per le posizioni precedenti e con una qualità ancora migliore. La voce di Finn qui è più espressiva che mai, il dinamismo sonoro è ancor più azzeccato del solito, la melodia è meno rotonda di altre ma è perfetta per rimanere in testa senza andarsene mai, il realismo nella rappresentazione dello stato d’animo è quanto mai spiccato, insomma, qui ci sono i Veils al proprio meglio e alla fine di questi cinque minuti e mezzo non si può far altro che urlare “wow” e inchinarsi al cospetto di questa band fenomenale.


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