Cultura

The Lathums – Matter Does Not Define

Il quartetto di Wigan ha tutte le carte in regola per prendersi il posto che da tempo merita nelle classifiche, non solo Inglesi ma anche d’Oltreoceano e lo fa con la genuinità diretta dei ragazzi della working class inglese.

Credit: bandcamp

Con Matter Does Not Define, loro terzo lavoro in studio, i The Lathums proseguono il percorso musicale intrapreso sin dagli esordi, spingendo un po’ di più sull’aspetto revival sixties, che tiene unite tutte le tracce dell’album.

Il gruppo risulta però contemporaneo, quando per essere contemporanei bisogna sempre rimanere in bilico fra passo e presente, poichè grazie al passato riusciamo a comprendere il nostro presente; Senza non avremmo futuro.

Questo il pensiero che sovviene all’ascoltatore già dal primo ascolto di Matter Does Not Define, un lavoro poeticamente diretto, attualismo, dove le origini proletarie della band emergono per raccontare esperienze personali, vite altrui, ingiustizie e sogni, a volte infranti altre invece solo abbozzati, dei loro coetanei che ancora arrancano nella vita e nelle relazioni personali, in un epoca in cui tutto è social ma nulla è sociale.

Ispirati dal revival sixties, decisamente più protagonista rispetto ai precedenti lavori, travolgono l’ascoltatore con un jangle indie pop di betlesiana ispirazione, mischiato al sound dei The Housemartins, unendo guizzi di smithsoniania memoria, rendendo la tradizione musicale inglese attuale, trovando un loro riconoscibile sound, introspettivamente gioioso, disperatamente autentico.

Aleggiano anche influenze di noti connazionali come i mancuniani The Slow Readers Club ed Arctic Monkeys, presenti in sottofondo dentro quegli inni generazionali, come in Reflections Of Lessons Left

Cause we’re all the same
We breathe and complain
There’s a lovely world out there, a beautiful divine
I wonder which direction oh this road will take this time
But there’s no time at al

Perchè allora abbiamo così bisogno di band come i The Lathums se molto del loro sound è derivativo?

Semplice, la derivazione è sublimare l’importanza di altri musicisti, se si riesce e non scadere nell’imitazione, ed in questo senso Alex, Scott, Ryan e Matty riescono benissimo nell’intento creando un sound frescamente contemporaneo.

In seconda istanza, sono genuini e nel panorama musicale odierno non è attributo da poco, diciamo pure che in pochi possono vantare codesta qualità.

Canzoni come “Leave No Stone Unturned”, “Until Our Bitter End”,“ No Direction” testimoniano come Alex Moore, cantante e principale compositore dei testi, sia emotivamente connesso con la quotidianità, quanto empaticamente riesca ad entrare nelle vite altrui.

Temi ricorrentemente attuali come il dolore, l’oppressione, lotta per la giustizia, materialismo, bullismo, isolamento e amore, sono esposti con schiettezza, anche quando il dubbio di non farcela, di “non essere all’altezza”, prende il sopravvento, ed è qui che subentra il superpotere dei The Lathums, pronti a ricordarci che il presente, il qui e l’ora, è importante ma per fare veramente la differenza non dobbiamo dimenticarci del passato, delle nostre radici per poterci proiettare in un futuro più consapevole.

Musicalmente, oltre alla parte jangle indie pop, ritornano anche momenti ska già cari al gruppo, come in “Stellar Cast”, introducendo inoltre nuovi elementi folk apprezzabili nell’inaspettata conclusione di Knocking At Your Door”.

A chiudere l’album ci pensa la splendida “Long Shadows”, un grido emotivamente lacerante per dichiarare la fine di un amore mentre il brano, crescendo di intensità, supportato da un emozionale assolo e con la batteria a segnare chirurgicamente il tempo, quasi fosse un cuore che batte, esplode nel finale con la voce di Alex Moore vibratamente incrinata


Take my hand, soon you will be free, free of this fickle land
Oh ma vie
Prend mon temps
Oh et mon coeur
et mon coeur
et mon coeur
Take my hand, nothing is free, everything free, it is free, we are free, they are. Free we are, a beating heart

Di gruppi come i The Lathums, in questo periodo, ne abbiamo davvero bisogno.


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