The Belair Lip Bombs – Again
I Belair Lip Bombs si formano nel 2017 a Frankston, sobborgo costiero nel sud-est della Greater Melbourne.
I quattro musicisti si conoscono dai tempi della scuola e hanno costruito il loro linguaggio sonoro dentro un contesto vivo ma spesso sottovalutato: quello delle comunità artistiche di Victoria che orbitano attorno alla città creando però uno stile tutto proprio, in parte slegato dalla forte influenza della metropoli.
La frontwoman Maisie Everett, oltre a cantare, suona chitarra e tastiere, ed è colei che scrive la maggior parte dei testi. Prima di dedicarsi a tempo pieno ai Belair Lip Bombs, ha militato nella punk band “Clamm“.
Mike Bradvica, chitarrista, ha iniziato a suonare con Maisie già al liceo. Mike ha dichiarato che il suo obiettivo è ottenere un suono potente anche se suona con una sola chitarra: “rock con un solo strumento, ma che sembri mille“.
Jimmy Droughton è al basso, e fornisce quella base melodica che dà corpo ai riff più orecchiabili.
Infine, Daniel “Dev” Devlin è il batterista: non era nella formazione originale, ma si è unito nel 2024, portando con sé esperienza da altre band di Melbourne come “Delivery” e “Polly and the Pockets“.

La scena di Victoria, e in particolare di Melbourne, è famosa per avere una delle concentrazioni più alte di venue live del Paese.
In questo contesto i Belair Lip Bombs non sono un caso isolato, ma una derivazione naturale della tradizione locale: un mix di punk, alternative e jangle pop che ha definito decenni di produzione musicale nello stato.
Dopo gli EP e i primi concerti, il salto arriva con il debutto discografico (“Lush Life” – 2023) e con una crescita lenta ma costante che li porta a firmare con la Third Man Records, etichetta statunitense di Jack White.
“Again” è il classico secondo album che non si limita a confermare l’ottimo debutto ma segna un miglioramento. Se “Lush Life” era la fotografia di una band giovane, luminosa e impulsiva, “Again” è più consapevole, più curato nei dettagli e soprattutto più deciso nel tono emotivo. La produzione è limpida ma non troppo levigata: mantiene quel loro tocco “vissuto”, da band che arriva dai garage di Frankston, ma con un passo più sicuro, direi quasi maturo.
L’album oscilla tra indie rock, jangle pop e una sottile vena post-punk.
Le chitarre sono più stratificate, mentre la sezione ritmica, basso e batteria, è più dinamica e precisa. La voce di Maisie Everett si mostra più matura: non più solo spontanea e fresca, ma capace di piccole incrinature emotive che danno profondità a ogni brano.
Melbourne, con le sue strade lunghe e le piazze illuminate dai lampioni, sembra respirare attraverso il disco: una malinconia luminosa, introspettiva ma mai cupa, che diventa quasi un marchio di fabbrica delle band della città. In questo contesto, i Belair Lip Bombs costruiscono un suono che è allo stesso tempo locale e universale, capace di muoversi tra garage rock e melodie solari.
L’album si apre con “Again and Again“, velocissimo e quasi ubriacante nei riff di chitarra, un brano che parla di errori che si ripetono, ma affrontati con energia e voglia di riscatto. Da qui il disco scivola in “Don’t Let Them Tell You (It’s Fair)“, più malinconico, dove l’inizio bluesy della voce evolve in un ritmo più serrato. “Another World“ mantiene l’adrenalina alta con un ritornello immediato, mentre “Cinema“ apre lo spazio, dialogando con un piano e un basso che armonizza il ritmo meccanico della tastiera, fino a un finale in cui le chitarre tornano protagoniste.
Tra le strade della città, tra locali illuminati al neon e piccoli club, si immagina “Back of My Hand“ risuonare come un’ode melodica: un brano rock limpido, orecchiabile, con un solo di chitarra finale che chiude con eleganza. “Hey You“ riprende ritmo e grinta, con atmosfere che richiamano i Pretenders e la voce di Maisie, sicura e calibrata. “If You’ve Got the Time“ esplora sfumature di rock americano anni ’80, mentre “Smiling“ coccola senza perdere ritmo, mostrando ancora una volta la centralità della voce e la qualità dei dettagli strumentali.
Il disco sorprende con “Burning Up”, dove le chitarre lasciano spazio a synth e tastiere e la batteria scandisce un tempo delicato, accompagnando un tema di relazione finita con struggente dolcezza.
La chiusura “Price of a Man” è anche il brano più lungo. La chitarra in levare nei versi crea sensazioni luminose, quasi positive, come un’apertura verso un territorio nuovo da esplorare. Se volessimo chiamarlo “il suono di Victoria” lo faremmo, anche se, paradossalmente, Victoria un suono definito non ce l’ha: ed è proprio questa fluidità, questa capacità di cambiare pelle tenendo ben salda la bussola, che definisce i Belair Lip Bombs.
“Again” funziona in due modi: al primo ascolto conquista per melodia e energia, ai successivi rivela la complessità emotiva e la cura negli arrangiamenti. Non è più una promessa da relegare in un quartiere: è una band con una visione chiara, radicata in un luogo ma pronta a parlare al mondo intero!
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