The Atlantic pubblica le chat integrali dell’attacco Usa agli Houthi
Il 25 marzo, The Atlantic ha pubblicato, parola per parola, una conversazione interna tra i massimi vertici dell’amministrazione Trump. Non si tratta di indiscrezioni o fonti anonime. Erano piani militari discussi in tempo reale via Signal – un’app di messaggistica criptata – da funzionari come il vicepresidente J.D. Vance, il segretario alla Difesa Pete Hegseth, il direttore dell’intelligence John Ratcliffe e altri. Il motivo? Il giornalista Jeffrey Goldberg, direttore della testata, era stato inserito per sbaglio nella chat segreta.
La fuga di notizie più assurda dell’anno
L’errore è stato commesso da Michael Waltz, Consigliere per la Sicurezza Nazionale. Nel creare il gruppo “Houthi PC small group” per discutere un’operazione aerea contro obiettivi Houthi in Yemen, ha aggiunto per sbaglio il numero di telefono di Goldberg. Per ore, il direttore di una delle riviste politiche più lette d’America ha assistito a un briefing operativo dettagliato e (secondo quanto dichiarato dall’amministrazione americana) non classificato, ma quantomeno sensibile, su un attacco imminente.
Il segretario alla Difesa scriveva in maiuscolo “TEAM UPDATE” annunciando orari e sequenze dell’operazione. Si parlava del decollo degli F-18, del lancio di droni MQ-9, delle finestre di attacco, persino di quando sarebbero partiti i missili Tomahawk dalle navi americane. Tutto su Signal, con tanto di emoji e benedizioni. Il vicepresidente Vance ha anche scritto di aver “pregato per i nostri guerrieri”.
La pubblicazione: decisione editoriale e messaggio politico
Dopo giorni di riflessione, in cui più voci dell’amministrazione Trump (tra cui il presidente stesso) hanno negato fossero state divulgate informazioni sensibili, di fatto screditando quanto affermato dalla testata, The Atlantic ha deciso di pubblicare integralmente la chat (oscurando solo un nome sensibile indicato dalla CIA, nonostante l’agenzia avesse affermato che non fosse un agente sotto copertura). Non perché Goldberg volesse violare una regola, ma perché ciò che aveva tra le mani era una fotografia perfetta di come la nuova amministrazione Trump gestisce la sicurezza nazionale: con informalità, velocità e una dose di disinvoltura. Prima di farlo, la testata ha inviato più mail agli organi ufficiali delle amministrazioni coinvolte per informarli della decisione.
Solo una ha risposto, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt: “Come abbiamo ripetutamente affermato, non sono state trasmesse informazioni classificate nella chat di gruppo. Tuttavia, come hanno sostenuto oggi il Direttore della CIA e il Consigliere per la sicurezza nazionale, ciò non significa che incoraggiamo la divulgazione della conversazione. Questa avrebbe dovuto essere una deliberazione interna e privata tra personale senior di alto livello e sono state discusse informazioni sensibili. Quindi, per queste ragioni, sì, ci opponiamo alla divulgazione”. Poco dopo l’uscita dell’articolo, Leavitt ha provato a ridurre la portata della fuga di notizie. In un post su X, ha affermato: “The Atlantic lo ha ammesso: non erano piani di guerra (ndr nel titolo in inglese vengono definiti ’piani di attacco’). Non è che un’altra bufala creata da un nemico di Trump”.
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