Terremoto in Commissione Ue, si dimette Thierry Breton: “Von der Leyen ha chiesto alla Francia un altro nome per ragioni personali”
Il commissario Ue al Mercato interno, Thierry Breton, indicato dal presidente francese Emmanuel Macron per un secondo mandato, lascia l’incarico alla Commissione europea. L’annuncio delle dimissioni è arrivato con una lettera pubblicata su X dopo alcuni contrasti con la presidente Ursula von der Leyen. Che viene pesantemente accusata da Breton: “Alcuni giorni fa – scrive il commissario dimissionario alla presidente – nell’ultima fase dei negoziati sulla composizione del futuro collegio, lei ha chiesto alla Francia di ritirare il mio nome, per ragioni personali che in nessun caso lei ha discusso con me direttamente, e ha offerto, come scambio politico, un portafoglio che sarebbe più influente per la Francia nel prossimo collegio”. Le sue parole e il suo gesto sono un autentico terremoto a Bruxelles: le dimissioni di Breton, infatti, rischiano di stravolgere all’ultimo miglio gli scenari per von der Leyen e l’intera Ue.
Breton quindi accusa Ursula von der Leyen di aver chiesto a Parigi di sostituire il suo nome nel quadro dei negoziati per la formazione della nuova Commissione Ue. “Le sarà ora proposto un altro candidato”, si legge nella lettera di dimissioni. Poi l’ormai ex commissario francese scrive: “Nel corso degli ultimi 5 anni, ho instancabilmente tentato di sostenere il bene comune dell’Europa, al di sopra degli interessi nazionali e di partito. E’ stato un onore. Tuttavia, alla luce degli ultimi sviluppi, che attestano ulteriormente una governance carente, sono arrivato alla conclusione di non poter più svolgere il mio lavoro nel collegio”. “Pertanto, mi dimetto dall’incarico di commissario europeo, con effetto immediato“, conclude Breton.
I rapporti tesi tra Breton e Von der Leyen
Il commissario francese ha accompagnato la sua lettera infuocata pubblicata su X a un’immagine provocatoria: un ritratto vuoto del futuro collegio dei commissari Ue. I rapporti tra Breton e von der Leyen erano ridotti ai minimi termini ormai da tempo. Nel pieno della campagna elettorale, il francese aveva criticato apertamente lo stile di leadership della presidente dell’esecutivo Ue, mettendone in dubbio il sostegno anche da parte del suo Ppe. Nei mesi precedenti, il commissario Ue fedelissimo di Macron aveva contestato duramente la mancanza di trasparenza da parte di von der Leyen per la nomina – poi ritirata – del tedesco Markus Piper come inviato per le piccole e medie imprese, posizione ben retribuita all’interno della Commissione. A incrinare ulteriormente il quadro, in agosto, era arrivato il monito preventivo anti fake news rivolto dal francese a Elon Musk prima del dibattito con Donald Trump. Un’iniziativa “personale” e “non concordata né coordinata” con la presidente, si era difesa Bruxelles, facendo trapelare il proprio disappunto.
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