Umbria

Terni tra ripresa e fragilità: turismo e lavoro fanno da traino ma le imprese sono sempre meno


L’economia ternana è in bilico tra segnali di ripresa e fragilità strutturali. Se turismo e mercato del lavoro fanno da traino, continua a diminuire il numero delle imprese registrate. Ѐ quanto emerge dal rapporto statistico ‘Indicatori dell’economia ternana’ realizzato dall’Osservatorio provinciale istituito in Prefettura e al quale hanno partecipato Istat, Arpal Umbria, Camera di Commercio, Inps e Ispettorato territoriale del lavoro, con il contributo informativo della Banca d’Italia. Il periodo fotografato dal rapporto è il secondo semestre del 2024.

Imprese in calo
ma cresce export Il numero delle imprese attive continua a scendere, proseguendo il trend iniziato nel 2022. A fine 2024 sono 18.436 le imprese attive, in calo dell’1,4% rispetto all’anno precedente. «Negli ultimi due trimestri del 2024 – si legge nel rapporto – si registra una contrazione del numero di imprese attive del settore del commercio, dell’agricoltura e della manifattura; questi tre settori da soli rappresentano in termini numerici oltre la metà delle imprese della provincia». Inoltre, nel periodo di tempo preso in esame, a Terni si registrano 11 fallimenti di impresa. Numero in crescita rispetto ai tre semestri precedenti. Buone notizie però dal fronte delle esportazioni: +12,7% nel secondo semestre 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023. Questa variazione positiva si registra soprattutto nei comparti dei prodotti in metallo e metalli di base, dei prodotti delle attività di trattamento dei rifiuti e risanamento. Comparti «che in valore rappresentano il 62% del totale degli scambi». Crollano però le importazioni, che registrano una variazione negativa pari al -4,4%.

Aumentano gli occupati Nella provincia di Terni il numero degli occupati residenti raggiunge quota 89.700, con una crescita del 7,7% rispetto al 2023. «Il numero delle persone in cerca di occupazione (circa 5 mila unità) e degli inattivi (circa 41 mila unità) registra variazioni negative rispettivamente del -14% e -9,7% – viene sottolineato -. Tali andamenti comportano una crescita complessiva della partecipazione al mercato del lavoro (+6,2%)». Tra i dati spicca l’aumento dell’occupazione femminile (+9,5%), superiore a quella maschile. Nel complesso dunque, il tasso di occupazione sale al 65,1%, mentre quello di disoccupazione scende al 5,1%.

Lavoro sommerso «Nel secondo semestre 2024, l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Terni-Rieti ha rilevato 90 casi di lavoro irregolare nei settori dell’agricoltura, dell’industria, dell’edilizia e del terziario, di cui il 14% riferiti al lavoro sommerso (con prevalenza nel settore terziario e nell’agricoltura), mentre la restante parte pari all’86% si riferisce ad altre forme di irregolarità quali riqualificazione dei rapporti di lavoro, violazioni in materia di orario di lavoro, sicurezza e violazioni per la copertura delle quote disabili». I casi di lavoro irregolare in vari settori, in tutto il 2024, sono 596 di cui solo il 5% riferiti al lavoro sommerso.

Bene il turismo Arrivi e presenze nelle strutture ricettive della provincia registrano un aumento, rispettivamente, del 3,1% e del 3% rispetto allo stesso periodo del 2023. In particolare, sono i clienti stranieri a preferire il Ternano: gli arrivi crescono del 5,2% e le presenze del 4,9%. Crescono ma con un ritmo inferiore anche gli arrivi degli italiani (+2,3%) e le presenze (+1,9%). «Il ternano e l’orvietano – evidenzia il rapporto – sono i territori con l’andamento del flusso turistico in valore assoluto più accentuato rispetto al resto della provincia».

Demografia in picchiata A pesare sull’economia della provincia di Terni è il dato demografico. O meglio l’invecchiamento progressivo della popolazione. Come già riportato nel Dup del Comune di Terni, l’età media dei residenti è di 49,3 anni e l’indice di vecchiaia ha raggiunto quota 275,2. Mentre «il tasso di natalità, in continua diminuzione nell’ultimo decennio, scende al 5,1 per mille abitanti, decisamente inferiore alla media nazionale (6,4 per mille)».

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