Terni, locali senza pace. Distrutti arredi esterni di un bistrot: «Non c’è più sicurezza»
di Ma. Gi. Pen.
«Una centro città senza pace, non c’è più sicurezza». È tanta la rabbia che esprime la titolare del Sipario Bistrot in via Primo Maggio a Terni dopo aver subito l’ennesimo colpo: «Il terzo in un mese», racconta a Umbria24. Mercoledì pomeriggio intorno alle 15 sono stati presi di mira gli arredi esterni del locale, lanciati in mezzo alla strada, distrutti tavolini e diversi oggetti. A riprendere l’atto di vandalismo le telecamere di un ristorante di fronte al bistrot colpito.
Vandalismo in centro a Terni «Sono fuori città – spiega la titolare del locale -, ma il locale è rimasto comunque aperto. Sono stata avvisata dalla proprietaria del ristorante di fronte al mio. Tavolini lanciati in strada, fioriere e vetri rotti». Sul posto si sono portate le forze dell’ordine che ora indagano per ricostruire la vicenda servendosi anche della scena ripresa dalle telecamere. Per il bistrot comunque non è la prima “sventura”: «Due settimane fa una persona è entrata e ha portato via la cassa – continua la proprietaria -, giorni prima ci sono stati rubati i tablet che utilizziamo per prendere gli ordini. È un continuo».


Problema sicurezza La commerciante è esasperata: «Sono un’imprenditrice da 30 anni, ho aperto questo locale in centro da due anni in una zona poco frequentata anche per cercare di rilanciarla, ma così non è possibile andare avanti», incalza. «La zona è dimenticata da tutti, anche dalle istituzioni – riprende -, quando si organizzano iniziative non siamo mai considerati inoltre il centro ultimamente è invivibile e versa in una grave situazione di degrado». L’imprenditrice racconta di aver subito furti anche da parte dei clienti e di aver «paura a tornare a piedi alla macchina di notte».
L’appello dell’imprenditrice L’appello è schietto: «Per rilanciare il commercio serve prima di tutto la sicurezza. Il mio obiettivo è quello di valorizzare una zona del centro poco frequentata, organizziamo spesso eventi e serate “particolari” per offrire alla città qualcosa di diverso e coinvolgiamo anche altre realtà locali come per esempio ragazzi di accademie che vengono a suonare nel locale. Insomma, noi commercianti facciamo il nostro, ma non è possibile lavorare con la paura. Temo che se la situazione non cambia, saremo costretti a chiudere», chiosa.
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