Termoli. Le accuse della Decaro: «Il Castello Svevo è stato “ripulito” non restaurato»
Nell’ambito dei fondi strutturali europei 2014-2020, nel 2018 al Comune di Termoli sono stati concessi 400.000 euro, di cui 280.500 per lavori di restauro conservativo del Castello Svevo.
La critica, in una nota, della consigliera comunale Daniela Decaro: «Ottima cosa, visto che si tratta di uno dei monumenti più antichi e rappresentativi di Termoli, di cui occorre avere la massima cura. Il 14 giugno 2018 è nominato il RUP, cioè il funzionario comunale responsabile unico del progetto; il 20 marzo 2019 due professionisti esterni sono incaricati dei “servizi tecnici”, cioè della progettazione, della direzione dei lavori e della certificazione della loro regolare esecuzione; il 17 settembre 2019 il progetto è approvato dalla Giunta comunale; il 6 dicembre 2019 perviene l’approvazione della Soprintendenza, con prescrizioni; il 12 dicembre 2019 l’Amministrazione comunale approva il progetto esecutivo; il 10 febbraio 2020 è indetta la gara per l’esecuzione dei lavori, aggiudicata il 9 settembre 2020.
Tra le prescrizioni indicate dalla Soprintendenza c’è la predisposizione, prima dell’inizio dei lavori, «di una mappatura delle superfici che documenti excursus storico delle stratificazioni dei precedenti interventi di restauro». Il 27 novembre 2020 l’incarico di realizzare tale mappatura è affidato agli stessi due professionisti affidatari dei servizi tecnici.
I lavori vengono eseguiti nel 2021 e tutto sembra essere andato per il meglio, finché, il 18 settembre 2023, il prof. arch. Luigi Marino – a seguito di un sopralluogo finalizzato alla redazione di un libro sul Castello Svevo – non segnala alla soprintendente ed al vicesindaco reggente che all’interno del torrione «le pareti dei due vani sono state “grattate” asportando tutte le tracce degli antichi intonaci con i graffiti», allegando foto dei graffiti scattate nel 2019, dunque prima dell’ultimo restauro conservativo, ed una del 2023 dei locali “ripuliti”.
La segnalazione di Marino riferisce di diversi graffiti, tra i quali il più importante è «una torre sezionata. Questo graffito aveva un particolare valore documentario perché rappresentava la sezione verticale di una torre a piani sovrapposti raggiungibili con scale a pioli attraverso botole nei solai. Le campagne di rilievo che abbiamo finora eseguite hanno potuto accertare che si trattava della rappresentazione proprio del torrione superiore del Castello prima dei lavori per l’alloggiamento della Stazione Meteo, avvenuti agli inizi del ‘900, quando è stata istallata l’attuale scala in muratura.»
Per inciso, a parte la cancellazione dei graffiti, la foto post operam mostra ambienti pesantemente “ripuliti“: intonaci nuovi di zecca rifiniti da un poco medievale battiscopa, ma specialmente un arco in metallo che fodera completamente quello in mattoni preesistente, giustificato dall’eliminazione di un pilastrino in mattoni che si trovava al centro dell’arco, inserito quando è stata sovrapposta al torrione la stazione meteo.
La segnalazione di Marino non trova seguito alcuno. Per “svegliare” l’Amministrazione comunale, dapprima sollecito insieme ad altri consiglieri di minoranza la convocazione della IV commissione competente a conoscere della questione. Dopo un paio di sedute il Presidente di commissione Bruno Fraraccio non prosegue né convoca ulteriori commissioni nonostante fosse stato richiesto esplicitamente di interpellare la Soprintendenza. Il 23 febbraio 2024 protocollo una interrogazione al vicesindaco reggente, in cui chiedo conto dell’episodio e della cancellazione dei graffiti. La risposta giunge il 26 marzo, con una relazione del RUP il quale sostiene che né l’impresa incaricata dei lavori, né i professionisti responsabili della loro esecuzione hanno rilevato la presenza di graffiti, concludendo che “i lavori […] non hanno alterato, e men che meno evidenziato, i “graffiti” di cui alla segnalazione del prof. Marino”. A conforto della tesi negazionista, il RUP allega varie foto degli ambienti interessati dall’intervento, che però si riferiscono al cantiere già avviato, con i muri già completamente stonacati.
Negare tutto, negare sempre, negare anche l’evidenza» chiosa l’avvocato Decaro.
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