Termoli, il Capo di Stato Maggiore Masiello al Festival del Sarà: “Il Paese non è pronto a riarmarsi” | isNews
“Dal punto di vista militare siamo sempre stati abituati a vivere sotto l’ombrello statunitense. Resterà così almeno per i prossimi 4-5 anni”
TERMOLI. Il Festival del Sarà – Dialoghi sul futuro, per la sua decima edizione, chiama a raccolta grandi grandi firme del giornalismo, esponenti dell’accademia, dell’impresa e della società civile a tentare di risolvere l’incognita occidentale. Intervistato da Antonello Barone, ideatore e direttore dell’evento, il Capo di Stato Maggiore Carmine Masiello è intervenuto ieri alla prima serata della decima edizione del festival. “Il problema più grosso è quello di far comprendere agli italiani la situazione che stiamo vivendo. Leggevo i risultati di un sondaggio da cui emerge che il 16 per cento degli italiani sarebbe disposto ad andare in guerra per difendere la propria patria, circa il 40 per cento avrebbe un atteggiamento pacifista, il 20 per cento diserterebbe se chiamato alle armi e il 26 per cento, vado a memoria, affiderebbe a mercenari stranieri la difesa dell’Italia. Ecco di fronte a una situazione del genere c’è da porsi degli interrogativi”
“Notavo – ha poi proseguito, dialogando con Barone – che tra i Paesi arabi non c’era nessuno che protestava di fronte alla strage di Israele perché alla fine di strage si parla, chiamiamoli danni collaterali, però stiamo parlando di decine di migliaia di persone morte; nel passato per molto meno i Paesi arabi, le popolazioni arabe, i sunniti in particolare, sono scesi in piazza in difesa dei palestinesi. Questa volta non succedeva, mi ponevo degli interrogativi, ho ipotizzato che dietro ci fosse un grande accordo e che l’obiettivo fosse l’Iran, che è un Paese sciita, che non è arabo, appunto, che nessun Paese arabo in medio oriente vuole che diventi una potenza nucleare, proprio perché ci sono degli equilibri che vanno salvaguardati”.
“Dal punto di vista militare – ha proseguito Carmine Masiello – noi siamo sempre stati abituati a vivere sotto l’ombrello statunitense e resterà così almeno per i prossimi 4-5 anni; per 4-5 anni i Paesi europei avranno bisogno di riarmarsi, è una corsa ad acquisire capacità di deterrenza e difesa verso un potenziale avversario e dobbiamo farlo sapendo che gli Stati Uniti saranno ancora con noi. Fa differenza farlo singolarmente e farlo come Unione europea. Ripeto, il riferimento continua a essere la Nato per noi e tale rimane e in questa alleanza continuiamo a credere perché è la parte essenziale del nostro sistema difensivo. Ci crediamo talmente tanto che abbiamo accettato di arrivare al 5 per cento delle spese per la difesa; questo è il nostro futuro e consentirà ai Paesi dell’Alleanza atlantica di poter mettere in piedi e realizzare dei sistemi di difesa e di deterrenza che ci facciano vivere tutti un po’ più tranquilli”
“Mai come in questo periodo – ha commentato il generale – c’è un interesse dei fondi nei confronti dell’industria della difesa, è qualcosa molto sentita negli Usa ma sta cominciando ad affacciarsi anche in Europa nonché in Italia dove i fondi sono alla ricerca di opportunità, è un fenomeno nuovo, il Paese non è pronto, è evidente che ci sarà un deciso incremento nelle spese militari, la difesa ha un costo se vogliamo difenderci e vivere sicuri c’è da pagare, non c’è più qualcuno che spende per noi”.
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