Liguria

Teatro Akropolis, Comune di Genova fa quadrato. Montanari: “Impegno a trovare risorse certe e competitive”


Genova. Il destino del Teatro Akropolis sbarca in Consiglio comunale, dove è stato votato all’unanimità un ordine del giorno che chiede alla giunta di attivarsi sostanzialmente per capire le motivazioni dell’esclusione dei finanziamenti ministeriali e di lavorare per trovare un modo per “sostenere in maniera continuativa le attività del Teatro sul territorio, anche valutando la possibilità di istituire un sostegno istituzionalizzato, alternativo ai bandi ai quali Akropolis accede con regolarità, che possa permettere al Teatro stabilità e crescita delle loro attività”.

Un voto compatto che ha trovato tutti d’accordo, ma che è stato anticipato, durante la discussione da uno scontro tra maggioranza e opposizione. Da un lato, infatti, nei diversi interventi i consiglieri di centrosinistra hanno ricordato gli attacchi dei centrodestra, nazionale e non, alla cultura intesa come luogo anche di critica, mentre dall’altro l’attuale minoranza ha rivendicato i lavoro fatto negli anni precedenti.

“Viviamo tempi bui, per non dire neri, se una realtà come quella di Teatro Akropolis, ormai attiva da oltre 15 anni nel ponente genovese, viene colpita in maniera così meschina dalle istituzioni che dovrebbero invece difenderla e sostenerla – ha detto in aula la consigliera della Lista Civica Salis Sara Tassara, firmataria dell’ordine del giorno insieme a Filippo Bruzzone – Non ci vuole molto per capire che questo attacco è probabilmente voluto proprio per quello che Akropolis rappresenta a livello nazionale. E’ infatti da considerare come una punta avanzata di un teatro poco “conservatore” e certo non commerciale. Prendere di mira Akropolis vuol dire colpire un modo di fare cultura, colpire chi mette a fondamento della sua vocazione la ricerca e la contemporaneità privando la Liguria e tutto il sistema teatrale italiano di una delle voci più innovative e radicali”.

A rispondergli prima Pietro Piciocchi, consigliere di Vince Genova: “Il futuro del teatro Akropolis ci sta molto a cuore perché e se oggi abbiamo un teatro completamente riqualificato, questo è merito dell’amministrazione di centrodestra – ha ricordato in aula – però credo che non sia corretto approcciare la discussione con le terminologie che ho ascoltato nei confronti del Ministero perché questo è un concorso, c’è una commissione che ha fatto delle valutazioni tecniche e nessuno di noi in quest’Aula conosce queste valutazioni. Francamente parlare di meschinità, attaccare gratuitamente il Ministero io credo che questo sia un modo per sporcare il contenuto assolutamente nobile“.

Parole a cui fanno eco quelle della consigliera Alessandra Bianchi, Fratelli d’Italia: “Per parlare e per attaccare, come è stato fatto, un bando, una commissione e una valutazione bisogna essere a conoscenza degli elementi oggettivi. Oggi non si hanno, quindi bisogna pesare le parole e non bisogna andare a strumentalizzare tematiche alquanto importanti. Bisogna anche ben tenere distinto quello che noi oggi andiamo a richiedere alla Giunta. Da una parte abbiamo un approfondimento legittimo per l’interesse pubblico di capire le motivazioni dall’altra parte andare a capire dove reperire quelle risorse e destinarle al Teatro Acropolis, non in maniera saltuaria, ma in maniera strutturata, tanto per il festival, quanto per l’attività che svolge quotidianamente, che ribadiamo essere importante per il nostro territorio”.

A chiudere l’intervento dell’assessore alla Cultura Giacomo Montanari, che dopo aver ricapitolato i fatti del “caso Akropolis” ha sottolineato le intenzioni della giunta: “Vogliamo anche prendere un impegno a trovare sistemi che permettano di erogare risorse in maniera ricorrente, sicuramente certa, ma anche competitiva. E questo impegno non può essere solo del Comune ma naturalmente vogliamo coinvolgere la Regione e vogliamo interrogare il Ministero (16:02) perché queste risorse vengano messe a disposizione delle realtà territoriali che lavorano con la qualità che tutti avete espresso e che ci trovano assolutamente concordi. Noi vorremmo che i criteri fossero più qualitativi che quantitativi e questa qualità venisse determinata anche andando a scegliere nelle commissioni valutatori che avessero curriculum impeccabili e quindi ci consentano di sapereche quelle attività culturali che devono sempre rimanere libere, lo ricordo, accessibili, valorizzate per la loro qualità. Ci sono indicatori che riteniamo irrinunciabili, come quelli dell’impatto sociale e dello sviluppo dei territori. Su questo prendiamo impegno a verificare quanto è stato fatto dalla commissione”.




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