Team Conrad o Team Jeremiah? Perché “The summer I turned pretty” divide (e appassiona) milioni di fan
“Team Conrad o Team Jeremiah?” Se non vi siete sentiti rivolgere questa domanda nelle ultime settimane, le ipotesi sono due: o non fate parte della Gen Z/early Millennial, oppure non convivete con un’adolescente in casa. In tutti gli altri casi la risposta è scontata. Dietro questa domanda – che a molti potrà sembrare criptica – si nasconde infatti il nuovo fenomeno seriale The Summer I Turned Pretty (tradotto con il discutibile titolo “L’estate nei tuoi occhi”), il teen drama romantico di Prime Video che sta scalando le classifiche in tutto il mondo e che ha trasformato una diatriba amorosa in una vera e propria guerra civile digitale.
Protagonisti assoluti, i fratelli Fisher: Conrad, introverso e magnetico, e Jeremiah, solare e affabile. Entrambi innamorati da sempre di Isabel “Belly” Conklin, l’amica di tutte le estati trascorse insieme sulle coste del North Carolina. Lei, da sempre attratta dal misterioso Conrad, finisce per cedere agli occhi color oceano del tenero Jeremiah, il quale riesce a portarla fino a mezzo passo dall’altare. Adesso, però, siamo alla stretta finale: il 17 settembre uscirà in contemporanea mondiale il finale della terza (e ultima) stagione.
Dal social al sociale: quando un teen drama diventa fenomeno globale
Ma perché, come e quando una serie TV romantica per adolescenti è diventata un vero e proprio caso sociale oltre che social? Puntata dopo puntata, tira e molla dopo tira e molla, la fanbase della serie non solo si è sempre più popolata di nuovi aficionados, ma si è letteralmente spaccata in due. Negli Stati Uniti i produttori sono dovuti intervenire ufficialmente per fermare ondate di insulti agli attori interpreti dei due fratelli sui social. Mentre la stampa americana, dal New York Times in giù, ha analizzato il fenomeno coinvolgendo psicologi e sociologi, arrivando a profilare quasi clinicamente le due “fazioni”. Insomma: non più solo un trend, ma un vero terreno di scontro.
Da noi il fenomeno è arrivato edulcorato come la Cherry Cola sorseggiata dai protagonisti usando cannucce fatte di caramella: i social di casa nostra si stanno popolando di meme, spiegoni degli influencer e TikTok in cui ignare nonne vengono convinte che la trama sia realtà. Eppure il risultato non cambia: The Summer I Turned Pretty è stabilmente al primo posto su Prime Video Italia, confermando la forza del suo richiamo.
Ma perché un drama adolescenziale è riuscito ad appassionare così tanto anche chi il liceo lo ha lasciato da un pezzo?
La risposta è in una parola chiave: nostalgia. Gli sceneggiatori hanno giocato magistralmente con il tasto dei ricordi. E il Millenial, si sa, di nostalgia vive e si nutre. Le atmosfere della serie – che è ambientata nel presente – rimandano subito a saghe iconiche come Dawson’s Creek e The O.C., al punto che le spiagge della fittizia Cousins sono le stesse location di quelle storiche serie TV. E così, dietro i triangoli amorosi, riaffiorano temi universali: il primo amore, la paura di crescere, le prime scelte difficili, lo sbandamento di fronte ai cambiamenti, il bisogno di sentirsi amati. Insomma, quella fase della vita che odi mentre la attraversi ma alla quale poi ripensi per tutti la vita con tenerezza e un pizzico di invidia.
Jenny Han, autrice della trilogia letteraria su cui è basata la serie, è una fiera classe 1980 e ha saputo benissimo colpire nel segno, mandando il suo potenziale pubblico al KO.
Ma quindi, team Conrad o team Jeremiah?
Chi vi scrive, madre tardo Millenial di due figlie adolescenti, si è fatta travolgere dal binge watching complice la modalità “sciacqua cervello” delle ferie estive. Dopo un serrato confronto familiare, la verità è emersa chiara: la scelta tra Conrad e Jeremiah dipende dalla fase della vita in cui ci si trova, e dal conseguente bagaglio di esperienze ed aspettative. Da adolescenti, il fascino tormentato del “bello e impossibile” conquista senza scampo. Ma da adulti, con più consapevolezza, ci si ritrova spesso a preferire la trasparenza e l’affidabilità di Jeremiah. Ed infatti, se a livello planetario le adesioni al team Conrad sono in schiacciante maggioranza (compresa la mia progenie), la sottoscritta si ritrova a parteggiare strenuamente per il biondo fratellino.
Ciò detto, la vera domanda che continua ad assillarmi non è tanto “Team Conrad o Team Jeremiah?”, quanto perché questa saga – che non ha nulla di straordinario rispetto a mille altre – riesca ad appassionare così visceralmente. E se state leggendo fino a qui, probabilmente ci siete cascati anche voi.
E allora che vinca il migliore tra i fratelli Fisher (a patto, ovviamente, che sia Jeremiah).
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