Basilicata

Taurianova, la battaglia di una coppia per il diritto alla cura

Lui malato oncologico, lei affetta da Sla; Dolore e tenacia a Taurianova dove la coppia lotta per il diritto alla cura


TAURIANOVA – Ci sono storie che rompono il rumore quotidiano della politica. Che obbligano chi le ascolta a fermarsi, a cambiare passo, a spogliarsi del ruolo, del colore politico, dei comunicati, per rimettere al centro la sofferenza di due persone. A Taurianova, Sergio Carrozza e Sabina Ionela Radu vivono da anni una battaglia fatta di dolore, tenacia e amore: lui malato oncologico in fase avanzata, lei completamente immobilizzata dalla Sla. Non parla, non respira autonomamente, comunica con gli occhi. Eppure, in questo spazio di dolore c’è un amore che resiste. C’è un uomo che, pur provato fisicamente e stremato, ha scelto di rimanere accanto alla donna della sua vita, di non lasciarla sola. Di lottare non solo per lei, ma insieme a lei.

Sergio ha bussato alle porte di tutti, ha scritto lettere, ha chiesto. Non per sé, ma per Sabina. Non ha cercato visibilità, solo risposte. Solo dignità. Quella che si dovrebbe garantire a ogni cittadino fragile, senza che debba conquistarla metro dopo metro. La vicenda ha smosso anche parlamentari come Vittoria Baldino (M5S), che ha presentato un’interrogazione puntando il dito verso l’Asp di Reggio Calabria. Alcuni passi avanti sono stati fatti, come lo sblocco dei fondi Fna e l’autorizzazione al farmaco essenziale, ma molte criticità restano.

A raccogliere la sua voce, nei giorni scorsi, sono stati il consigliere comunale di minoranza Simone Marafioti e Giovanni Muraca, consigliere regionale del Pd. In un comunicato congiunto hanno denunciato il silenzio istituzionale, la lentezza delle risposte, la necessità di un intervento urgente da parte del Comune, della Regione, dell’Asp. «Questa famiglia non chiede carità, ma il rispetto di diritti elementari», scrivono. «Non è solo la storia di due persone, ma il simbolo di una Calabria che troppo spesso lascia sole le persone fragili».

A queste parole è seguita la dura reazione del sindaco di Taurianova, Roy Biasi, che ha accusato i due consiglieri di aver strumentalizzato il dolore della famiglia a fini politici. Nella sua lunga replica, ha ricordato le azioni intraprese dal Comune: l’aumento progressivo delle ore di assistenza, l’esenzione dai costi di compartecipazione, il lavoro degli assistenti sociali e dell’Ambito territoriale sociale. «Il Comune non ha mai trascurato la condizione dei due concittadini — ha detto Biasi — e non può essere messo alla berlina da chi cerca visibilità nel momento più delicato» .Ma a quel punto è stato lo stesso Sergio Carrozza a rompere il silenzio. Con parole dolorose, ma limpide. Con un comunicato che ha voluto firmare in prima persona. «Non ho mai cercato polemiche», ha scritto. «Ho solo cercato aiuto, dignità, ascolto».

Sergio ha confermato che le parole dei consiglieri sono state condivise con lui, che nessuno ha parlato a suo nome senza il suo consenso. E ha anche riconosciuto che alcune misure sono state effettivamente messe in campo. Ma ha aggiunto un passaggio che pesa: «Sono quattro anni che vado e vengo dal Comune per chiedere le stesse ore di assistenza. E solo grazie all’attenzione degli organi di stampa si è arrivati a otto ore. Ma non basta. L’Fna, da cui dipende l’assistenza a mia moglie, è stato usato dal Comune per coprire il servizio, impedendo all’Asp di integrare con ulteriori aiuti».

Nelle sue parole non c’è rancore. C’è delusione, sì. Ma soprattutto la stanchezza di chi non può più permettersi il lusso di aspettare. Una stanchezza che dovrebbe interrogare tutti, senza eccezioni. La risposta alla replica del sindaco, firmata da Carrozza, Marafioti e Muraca, è un invito alla riflessione più che alla polemica. Nessun attacco personale, scrivono, nessuna volontà di scontro. Solo la volontà di non lasciare solo Sergio, di non restare in silenzio di fronte a una sofferenza così evidente. «Il dolore non ha bandiera e la dignità non ha partito», scrivono.

«Ci dispiace che il Sindaco abbia sentito il bisogno di difendersi da un attacco che non c’è mai stato. In un momento così delicato, ci si dovrebbe sentire uniti – anche nel silenzio – davanti a una storia che dovrebbe solo commuoverci e spingerci a fare meglio, insieme».
E in fondo, è tutto qui il cuore della vicenda. Nessuno ha chiesto miracoli. Sergio ha chiesto solo ciò che ogni cittadino dovrebbe poter ottenere: il diritto di essere curato, di non essere lasciato solo, di amare e di essere amato fino all’ultimo respiro, con dignità.


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