Talento, visione e identità: i giovani stilisti vincitori del CNMI Fashion Trust raccontano la moda che verrà
In una Villa Necchi Campiglio illuminata a festa, simbolo dell’eleganza milanese, si è celebrato ieri sera, giovedì 29 maggio, il futuro della moda italiana. Il CNMI Fashion Trust, l’iniziativa no-profit della Camera Nazionale della Moda Italiana dedicata ai talenti emergenti, ha annunciato i quattro vincitori della sua quinta edizione dei Grant: ad aggiudicarsi il prezioso supporto sono stati Institution, Francesco Murano, Lessico Familiare e, in via straordinaria, anche Moja Rowa. Per loro, non solo un contributo economico di 50.000 euro ciascuno, ma anche l’accesso a un percorso di business mentoring e one-to-one tutoring offerto dal prestigioso network del Trust, a partire da giugno 2025. Un aiuto fondamentale, come sottolineato da più parti, in un momento storico in cui per i giovani designer indipendenti farsi strada tra le complessità della filiera produttiva, i costi crescenti, l’incertezza economica e la sfida della visibilità è un’impresa sempre più ardua.
“Le nuove generazioni sono il nostro futuro e hanno bisogno di spazio, supporto e visibilità in tutte le sue forme”, ha spiegato a FashionNetwork.com Sara Sozzani Maino, Creative Director di Fondazione Sozzani e figura chiave del Fashion Trust. “Credo che questo sia il Dna del trust: non siamo un concorso, piuttosto siamo un networking, un luogo dove i designer riescono a trovare una casa per essere supportati a livello giuridico o quando hanno problemi contrattuali”. Dei 10 finalisti (selezionati tra circa 80 candidature), “solo quattro [quest’anno, ndr] ricevono un supporto economico, ma tutti gli altri diventano parte di una famiglia sui cui possono sempre contare”. Un supporto che punta alla continuità, permettendo ai designer di ricandidarsi e vincere più volte.
Le voci dei protagonisti tra sogni e sfide
È l’esempio di Francesco Murano, che quest’anno ha partecipato per la seconda volta aggiudicandosi la vittoria. Il riconoscimento arriva per lui in un momento di svolta: dopo anni di lavoro sartoriale e sperimentazione formale, ha presentato qui la sua Fall Winter 25, una collezione più ampia e retail-oriented. “È una collezione di equilibrio ritrovato, espressa attraverso simmetrie e cut-out. Per me è anche un passaggio verso nuovi mercati, una distribuzione selezionata”, racconta. “Il sostegno del Trust è fondamentale, soprattutto oggi che la vendita è complicata. Serve attenzione, ma anche misura. E una rete come questa aiuta a strutturarsi, a rendere il progetto sostenibile nel tempo. Penso che per gli emergenti ci sia spazio, c’è bisogno di una particolare attenzione, però con la giusta misura, senza strafare, secondo me si riesce”. Sul futuro è cauto: “Non mi faccio particolari programmi, specialmente riguardo al periodo che stiamo vivendo”.
In un sistema moda che ancora fatica a legittimare le pratiche radicali, il trio di Lessico Familiare incarna una proposta estetica e politica autentica: upcycling rigoroso, produzione autonoma, linguaggio colto e irriverente. “Non siamo un brand, siamo un progetto nato in pandemia. Ricamiamo tende, trasformiamo sottovesti, cuciamo fiocchi come segni narrativi. La nostra difficoltà non è il prodotto, è l’attenzione: in un mercato dominato dai big, è difficile essere visti. Questo premio per noi è già una vittoria simbolica enorme”. “Non crediamo nel nuovo, vecchio, è tutto un unico discorso. Se c’è un capo che non abbiamo venduto che ci piace lo ripresentiamo”, spiegano. Il loro pezzo che ha conquistato la giuria? Un abito fatto da una busta di carta della libreria The Strand di New York, per una collezione ispirata a una “gita a Martha’s Vineyard” à la Virginia Woolf. La sfida più grande? “Essere visti, in una torta talmente grande dove i grandi brand hanno una fetta enorme. Il fatto che un progetto così indipendente [fanno tutto loro, dal cucito al press, ndr] abbia vinto è una grande soddisfazione”. Il loro metodo è l’upcycling: “Usiamo capi già esistenti, partiamo dal presente e ci immaginiamo un nuovo capo”. Il futuro? “Impossibile pensare tra una settimana”, ma sicuramente “indipendenti” e fedeli all’upcycling, “la pratica più vicina alla couture”. Il loro tocco di stile? I gioielli di carta.
Tra i finalisti non premiati ma decisamente centrali nel racconto della nuova moda italiana c’è Federico Cina, che ha conquistato stampa e pubblico con la sua “Tortellino bag”, ormai diventata iconica. Il suo brand, nato nel 2019 da un’esigenza di “tornare alla mia terra, Cesena, la Romagna”, ha trovato il suo Dna nella nostalgia e nelle radici. La sua “Tortellino Bag” è diventata un’icona (“Ci riconoscono per quella. Vendiamo circa 1.500 borse all’anno“). La produzione, pur complessa per via dei 15 colori, è supportata da un partner affidabile. La difficoltà? “Avere un prezzo accattivante mantenendo la qualità Made in Italy”. Il suo sogno tra cinque anni? “Smettere con le consulenze e dedicarmi solo a Federico Cina […] e poi far conoscere i tortellini, anche quelli veri”.
L’impegno del Sistema Moda Italiano
Queste storie di creatività e resilienza sono supportate da figure chiave del sistema. “Il futuro non può ignorare la nuova generazione di creativi“, ha dichiarato Carlo Capasa, Presidente della CNMI. “CNMI lavora al fianco di Camera Moda Fashion Trust per sostenerli nella creazione di collezioni che guardano al futuro e alla sostenibilità”. Un impegno ribadito da Umberta Gnutti Beretta e Warly Tomei, Co-Fondatrici e Co-Presidenti del Trust: “Sostenere la nuova generazione di designer del Made in Italy è la nostra missione principale. Sono un motore di cambiamento verso la sostenibilità”. E da Roberta Benaglia, CEO di Style Capital SGR, patron dell’iniziativa: “Questa nuova generazione di talenti rappresenta l’espressione creativa del Paese, ritengo sia doveroso fornire loro una concreta opportunità di crescita professionale”. Dal 2017, il Fashion Trust ha supportato 35 brand emergenti con circa 1,18 milioni di euro, oltre a innumerevoli ore di mentoring. Un investimento cruciale per il futuro di una moda italiana che vuole continuare a innovare, con un occhio attento alla creatività, alla strategia e, sempre più, alla responsabilità.
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