Tajani e Lollobrigida insieme in Ue, con il ‘fantasma Spinelli’ – Altre news
Sono trascorse otto ore dal caso
“Manifesto di Ventotene”, scoppiato alla Camera dopo le parole
della premier Giorgia Meloni in aula. Nel cuore dell’Europa
immaginata nel 1941 da Altiero Spinelli, il vicepremier Antonio
Tajani e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida si
ritrovano per un incontro ufficiale, l’anteprima del Vinitaly –
in arrivo a Verona dal 6 al 9 aprile – per far scoprire al mondo
istituzionale e imprenditoriale europeo la prestigiosa fiera del
vino minacciata dai dazi imposti da Donald Trump.
Impossibile però per entrambi gli esponenti della maggioranza
sfuggire alla polemica divampata in Italia. Tanto che la
residenza dell’ambasciatore d’Italia in Belgio, Federica Favi,
si trasforma in un teatro per fare quadrato, parlando con i
cronisti, intorno alla linea di Meloni. “Ho grande rispetto per
la storia e il contesto” in cui Spinelli scriveva, è la premessa
del titolare dell’Agricoltura, che del Manifesto salvaguarda “lo
spirito europeista che Spinelli ha dimostrato negli anni
successivi in maniera molto coerente con l’anelito di libertà”
ma non la visione di democrazia così com’era scritta al suo
interno. “Si è d’accordo che dovesse essere limitata la forma
democratica in Europa o no?”, è la sua domanda posta erga omnes.
Tutti concordi? No. La discussione con i cronisti s’infiamma.
Con Lollobrigida che si riferisce a un preciso passo del
Manifesto citato da Meloni: “Nelle epoche rivoluzionarie, in cui
le istituzioni non debbono già essere amministrate, ma create,
la prassi democratica fallisce clamorosamente”. Non solo una
riflessione storica, ma una questione politica che, evidenzia,
“anche le persone più faziose possono condividere”. Poi
l’ulteriore precisazione: quello che ha fatto il fascismo era
“sbagliato, intollerabile” e “qualsiasi altro regime che ha
fatto lo stesso ha sbagliato”.
La premessa di Tajani è ancora più netta. Davanti alle
telecamere ribadisce che la premier “non ha mai offeso
Spinelli”. E sgombera il campo da dubbi e divisioni interne
sulla posizione dell’Italia a Bruxelles. “Se questo governo
fosse contro l’Europa, non ci starei”, ha tagliato corto l’ex
presidente del Parlamento europeo prima di un confronto con la
stampa nel quale ha evidenziato di non condividere alcune delle
frasi presenti nel Manifesto, le stesse criticate da Meloni.
“Dire che Spinelli era un europeista non significa condividere
tutto quello che ha scritto. Altrimenti sarei un comunista”,
osserva. Insomma, su una lettura critica del Manifesto di
Ventotene Fi e Fdi sembrano ritrovarsi. “L’Europa di Spinelli
non è la mia Europa. Lo riconosco come un personaggio importante
della storia europea. Però la mia Europa è quella di De Gasperi,
Adenuaer e Schuman”, le parole del ministro degli Esteri.
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