Svezia, abolita la tassa sui sacchetti di plastica, che ne aveva ridotto il consumo del 75%
La tassa che, in Svezia, ha contribuito a ridurre il consumo di sacchetti di plastica di oltre il 75% negli ultimi quattro anni, è stata abolita. Era stata introdotta nel maggio 2020: ammontava a 25 centesimi di euro a sacchetto. E ha avuto un effetto notevole: nel 2019, prima della sua applicazione, ogni svedese utilizzava mediamente 74 sacchetti di plastica l’anno, mentre nel 2023 il consumo medio si è ridotto a soli 17 sacchetti per persona (dati dell’Environmental Protection Agency).
Questa misura era nata dall’attuazione di una direttiva europea del 2015, che richiedeva agli Stati membri di diminuire drasticamente l’impiego della plastica monouso. E, ora, l’Agenzia svedese per la protezione ambientale è preoccupata per l’abrogazione della tassa, ritenendo che sia ancora necessaria per consolidare le abitudini dei cittadini e che la sua abolizione possa riportare l’uso della plastica ai livelli precedenti. «Non pensiamo che sia il momento di cancellare questa tassa», ha dichiarato Åsa Stenmarck, portavoce dell’Agenzia.
Ma già nel 2022, l’attuale governo di coalizione di centro-destra, sostenuto dal partito di estrema destra Sverigedemokraterna, SD, aveva anticipato l’intenzione di eliminare la tassa, sostenendo che la Svezia avesse già raggiunto l’obiettivo richiesto dall’Unione Europea. Secondo il ministro del Clima e dell’Ambiente, Romina Pourmokhtari, gli svedesi «usano saggiamente i sacchetti di plastica nella loro vita quotidiana», e fanno attenzione a non alimentare la quantità dei rifiuti di plastica. Quindi non c’è «motivo per cui debbano essere più costosi». Per il governo, dunque, l’imposta non è più necessaria.
Stenmarck ha però messo in guardia sulle possibili conseguenze: «Non sappiamo cosa accadrà ora. L’obiettivo europeo di ridurre il consumo a 40 sacchetti a persona rimane valido per il 2025. Se non lo raggiungiamo, rischiamo sanzioni». La responsabilità di mantenere le abitudini sostenibili passa quindi all’industria, che si spera non ritorni a promuovere i sacchetti di plastica, e ai consumatori, che si spera abbiano consolidato l’abitudine di portare borse riutilizzabili da casa quando vanno a fare la spesa.
Nonostante la Svezia sia la patria del sacchetto di plastica, che è stato brevettato dall’azienda svedese Celloplast nel 1965, è stata anche tra i primi Paesi a promuoverne la riduzione. I supermercati svedesi applicano da molto tempo costi per i sacchetti di plastica e carta, incentivando i clienti a utilizzare borse proprie, e la tassa del 2020 ha accelerato la diminuzione dell’uso di plastica anche negli altri settori della vendita al dettaglio.
Secondo Joakim Brodahl dell’organizzazione no-profit Keep Sweden Clean, la cancellazione della tassa probabilmente renderà i sacchetti più economici, incoraggiandone così l’acquisto. «Esiste il rischio concreto che si torni rapidamente alle vecchie abitudini, a meno che i commercianti non monitorino attentamente l’andamento delle vendite di sacchetti di plastica».
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