Società

Suore in fuga dal convento, madre Aline: «Contro di me accuse false, ora guardo avanti»

Questo articolo è pubblicato sul numero 42 di Vanity Fair in edicola fino al 14 ottobre 2025.

Madre Aline era bella come un angelo. Ma se sei troppo bella, troppo giovane e anche intelligente, in certi ambienti – e con certi uomini – finisci per pagare un prezzo. «Mi hanno accusata di fatti che non ho commesso», mi dice l’ex abbadessa davanti a quello che, visto da fuori, sembra un monastero. In realtà, è una villa abbandonata tra le campagne di San Vendemiano, in provincia di Treviso.

Brasiliana, quarantuno anni, figlia di editori benestanti ed ex bambina prodigio: a sedici anni aveva già un diploma, a venti una laurea in Business Management e un master. Avrebbe potuto seguire la passione di famiglia per il giornalismo, invece ha scelto di chiudersi nel monastero cistercense di clausura dei Santi Gervasio e Protasio di San Giacomo di Veglia, a Vittorio Veneto, dove nel 2018 madre Aline è diventata la più giovane abbadessa d’Italia. E dove, in pochi anni, ha messo a frutto le sue conoscenze di business per risollevare le finanze del convento attraverso la produzione di Prosecco Docg e miele, la cui vendita promuoveva sui media.

«Contrariamente a quanto si crede, i monasteri non dipendono economicamente dal Vaticano, e le suore di clausura non trascorrono la loro vita isolate tutto il giorno in meditazione. Dobbiamo lavorare per mantenerci», sorride madre Aline seduta su un vecchio divanetto nel salotto improvvisato con vecchi mobili in legno scuro posizionati tra pareti un tempo rivestite di carta da parati che oggi, in più punti, non c’è più.

Lo scorso aprile, suor Aline è stata allontanata dal convento con le accuse di manipolare e maltrattare le altre suore. Alcune consorelle hanno deciso di seguirla. Sono scappate, sono andate dai carabinieri e hanno detto: «Non vogliamo creare allarmismi, ma il clima era insopportabile. Siamo in un luogo segreto. Non cercateci».

Cinque mesi dopo, le ex suore di clausura e due novizie arrivate da Malta («Ho lasciato madre e fidanzato per seguire la vocazione», dice una) continuano a vivere da «consacrate» nella villa in rovina messa a disposizione da un misterioso benefattore, dove suor Gabriella mi accoglie offrendomi un caffè. «Fino a qualche giorno fa avevamo solo un fornellino da campo», mi spiegherà più tardi, a pranzo, la madre priora, suor Maria Paola, la più anziana, «Dio sa quel che fa. Ho preso i voti a cinquantuno anni, prima ero direttrice delle Poste. Ora mantengo tutte con la mia pensione». Ma che cosa è successo davvero? Com’è possibile che suore di clausura arrivino a scappare dal convento?


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