«Sull’Apecchiese gare di velocità, c’è chi prende i tempi: servono controlli continui»
di Ubaldo Valentini
La strada apecchiese, da statale, è stata declassata, per il tratto umbro, a strada regionale (SR 257), riducendo, di fatto, qualsiasi controllo severo delle pattuglie sul rispetto della velocità e dell’inquinamento acustico anche nelle ore notturne, incrementando, così, la pericolosità per chi la frequenta e per i residenti. La strada è divenuta da anni un autodromo clandestino per moto, che, nella sua tortuosità, raggiungono e superano facilmente i 200 km di velocità, invadendo, molto spesso, anche la corsia opposta e provocando numerosi incidenti.
L’incidente di domenica mattina è solo la conferma della pericolosità della strada per la mancanza di controlli adeguati. Tre motociclisti si sono scontrati in una curva che poteva procurare una tragedia se, contemporaneamente, venivano coinvolti gli ignari ciclisti e automobilisti che la frequentano, soprattutto nei giorni festivi, anche per recarsi al mare. La strada è stata chiusa per due ore – un rituale, questo, abituale (ma, spesso, necessario, come prevede la legge) – penalizzando gli ignari viaggiatori, con l’assenza sistematica (non strumentale, dunque) di pattuglie che facciano rispettare il codice della strada, continuamente violato nonostante i numerosi cartelli e costosi autovelox che indicano che la velocità consentita non può superare i 50 o 70 km/h.
Da chi sono stati messi i tanti cartelli segnaletici che indicano la limitata velocità di percorrenza della strada e le numerose postazioni fisse per gli autovelox, mai entrati in funzione ma costati tanti sperperati soldi alla collettività, visto che, forse, nessuno li fa funzionare e tantomeno esisteva la volontà di farli rispettare?
La polizia provinciale, alcuni anni fa, nei giorni festivi e prefestivi, aveva proprie pattuglie lungo il tragitto, posizionate nei tratti con il più alto tasso di incidentalità, e la sua presenza puniva chi non rispettava il codice della strada, ma, soprattutto, dissuadeva tutti dal considerare la strada pubblica che porta al mare come un personale e gratuito autodromo per gare e, forse, effettuare scommesse, creando un pericolo pubblico e un illecito economico.
Il 28 maggio scorso, l’on. Catia Polidori ha denunciato ai carabinieri e alla polizia tifernate la mancata sicurezza sul tratto di strada che attraversa l’Umbria e l’uso improprio che ne viene fatto, in violazione del Codice della strada, denunciando gare a cronometro con scommesse che vedrebbero coinvolti anche automobilisti. Scommesse e gare su strade pubbliche a costo zero, ma non per i cittadini. Le parti meccaniche e/o elettroniche delle moto vengono alterate per incrementarne le prestazioni, creando un intollerabile inquinamento acustico anche durante la notte, dove, spesso, le corse sono tra singoli motociclisti e macchine.
Nei fine settimana, sin dalle prime ore del mattino, più persone sono solite posizionarsi in postazioni fisse, sotto a degli ombrelloni o gazebo viola, nelle curve più “pericolose” e fotografano, come denunciato dall’onorevole Polidori, le moto che sfrecciano come in pista e, come in pista, vengono misurati i tempi! Le pattuglie passano, forse salutano questi fotografi, ma non si preoccupano, almeno in apparenza, del fatto che stiano occupando il suolo pubblico, mentre io, cittadino residente lungo la suddetta strada, chiedo che le autorità facciano verifiche sulla liceità della loro attività.
Nei mesi scorsi molte associazioni vicine a questi motociclisti reclamavano a gran voce la loro sicurezza su questa strada come se fosse loro diritto violare la legge, chiedendo all’ente pubblico specifiche e costose barriere stradali protettive.
Ma ai cittadini non motociclisti chi ci deve pensare?
L’ente locale ufficialmente tace e, forse, continua a non far presidiare la strada con pattuglie di polizia, carabinieri, polizia provinciale, municipale, dell’Anas, della Guardia di Finanza a effettuare controlli e, di conseguenza, a fare multe ai violatori. I contravventori al codice stradale vanno puniti severamente, anche con il sequestro del mezzo e con il ritiro della patente, altro che garantire loro la sicurezza, riducendo gli effetti degli incidenti dovuti a sbandamento e violazione dei limiti di velocità.
I soldi pubblici vanno spesi per tutti i cittadini, ma non per arroganti categorie che violano impunemente il codice della strada. Signor sindaco, batta un colpo, e, per cortesia, non si limiti al solito necrologio. La politica è soprattutto altro.
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