Economia

Sulla transizione frenano anche i sindacati

ROMA – La posizione di Francia e Spagna? «Miope e pericolosa». I lavoratori a rischio in Italia? «Oltre 70 mila». Le limitazioni fissate al 2035 per le auto? «Insostenibili». Non è solo il governo italiano a premere per un cambio di rotta rapido rispetto alla transizione verso la sola mobilità elettrica. Anche i sindacati metalmeccanici prendono posizione.

In particolare Ferdinando Uliano, numero uno della Fim-Cisl, stigmatizza la lettera inviata da Spagna e Francia a Bruxelles per dire che la data del 2035 non deve essere toccata. «Posizione miope e pericolosa – dice – che ignora completamente gli aspetti di sostenibilità sociale che ogni scelta politica dovrebbe considerare». E soprattutto con effetti pesanti: «Solo in Italia si stimano oltre 70.000 posti di lavoro a rischio», aggiunge Uliano.

Anche la Uilm interviene sulla questione: «Abbiamo la necessità di difendere il lavoro industriale in Europa e di abbandonare approcci dogmatici sulla transizione nella Ue», rimarca Gianluca Ficco, responsabile del settore auto, che si dice in linea con le parole di Philippe Gilleron, numero uno del Comitato aziendale europeo di Stellantis nonché rappresentante del settore automobilistico per Force Ouvrier. «La transizione deve essere giusta non solo dal punto di vista ambientale, ma sociale, ispirata ai principi di neutralità tecnologica e di libertà di scelta dei consumatori – sottolinea Ficco – il percorso di elettrificazione europeo è stato mal concepito e peggio ancor gestito. Serve una presa di posizione netta sindacale a livello europeo con la condivisione di un percorso comune nell’interesse esclusivo dei lavoratori e nella piena indipendenza dalla politica».


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