Lazio

“Sul Fruttolo il dna di Sempio” – Il Tempo


Tra le parole ricorrenti nel discorso pubblico sulla riapertura del caso di Garlasco c’è “suggestione”, che accompagna le varie ipotesi alternative sull’omicidio di Chiara Poggi. Ma anche “sogno”, termine introdotto da Massimo Lovati, avvocato di Andrea Sempio indagato per omicidio in concorso mentre il fidanzato della vittima Alberto Stasi è in carcere con una condanna definitiva. Il legale ha parlato in termini onirici della sua convinzione che dietro al delitto ci siano dei segreti indicibili di cui Chiara era venuta a conoscenza per questo è stata eliminata, forse da un sicario e non certo da Stasi che, nell’ottica di Lovati, sarebbe a modo suo una vittima.  

 

In questa narrazione tra indagini reali, possibili prove e dna, ma anche “suggestioni” e “incubi”, Lovati è tornato a parlare nel corso della puntata di venerdì 13 giugno di Quarto Grado, il programma condotto da Gianluigi Nuzzi su Rete 4. Il legale contesta alla base il capo d’accusa ipotizzato dagli inquirenti per il suo assistito: “Il fatto è chiaro, il fatto è compiuto da una persona, tant’è che ci sono le impronte di una persona. Perché oggi la Procura della Repubblica di Pavia parla di concorso? Perché era l’unico modo per riaprire l’indagine, perché non possono rifare il processo di Alberto Stasi”, attacca Lovati, “per 7 anni si è parlato di omicidio volontario. Centinaia di magistrati, Pg, Pm eccetera hanno ritenuto che si trattasse di omicidio volontario. Non potevano riaprire un’indagine”.

 

Il legale è visibilmente indispettito: “Non sta in piedi, questa è la giustizia del diavolo, non è la giustizia della verità – si sfoga – crea un capo d’accusa senza fondamento e poi cerca di trovare elementi surrettizi andando a fa finta di cercare i complici”. Nuzzi a sentire queste affermazioni sottolinea la tendenza dell’avvocato a evocare “sedute spiritiche, satanismo, sogni, diavoli…”. Ebbene, poco dopo arriva il nuovo colpo di scena “onirico”. Lovati parla di un brutto sogno che avrebbe avuto: “L’incubo che nel fruttolo c’è il DNA di Sempio”. Il riferimento è al vasetto di yogurt trovato a Garlasco e che è tra gli altri reperti soggetti a incidente probatorio. “Un incubo, poi con le considerazioni che stanno sotto l’incubo, ognuno fa quelle che crede” commenta Lovati. 

 

 

 






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