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Sui dazi Unione europea e Usa ancora lontani, chance al G7 – Altre news

BRUXELLES – Prima la Gran Bretagna, poi la Cina. Nel confuso puzzle delle trattive sui dazi con Donald Trump al palo, ora, resta di fatto solo l’Unione Europea. L’intesa emersa a Londra tra Washington e Pechino aumenta la pressione su Bruxelles e rende ancora più opportuno un faccia a faccia tra Ursula von der Leyen e il presidente americano a margine del G7 che si terrà il 16 e 17 giugno in Canada.

“I bilaterali solitamente vengono organizzati all’ultimo minuto, finora non ne abbiamo conferma”, ha sottolineato la Commissione. Lo spazio ci sarebbe già domenica 15, quando i leader dei Grandi della Terra arriveranno sulle Montagne Rocciose canadesi. Il G7 rappresenta una chance affinché i vertici comunitari e Trump innanzitutto si parlino, anche perché sui negoziati pende ancora la parola “stallo”. “L’Europa è stata più che spinosa nei colloqui commerciali”, ha sottolineato in un’intervista alla Cnbc il segretario al Commercio americano Howard Lutnick, spiegando che l’Unione è composta da molti Paesi e non c’è nessuno in carica, che “è il contrario rispetto a Donald Trump”.

Lutnick ha poi lanciato la sua previsione: un accordo si troverà “probabilmente” alla fine, ovvero a ridosso del 9 luglio, quando la sospensione delle tariffe decisa dalla Casa Bianca scadrà. Le parole del capo negoziatore americano danno il senso dello stato dell’arte sulle trattative. I colloqui proseguono a livello tecnico ma, di fatto, non decollano.

A Palazzo Berlaymont predicano comunque una certa calma. I due piani su cui si muove la Commissione restano quelli dell’inizio della guerra commerciale: quello negoziale e quello delle contromisure, nelle quali l’esecutivo europeo continua a non escludere il ‘bazooka’ dello strumento anti-coercizione sulle Big Tech americane. Von der Leyen, al G7 – il dossier del commercio globale sarà sul tavolo della prima sessione, lunedì – ribadirà un concetto a lei caro: i dazi sono come le tasse, portano danni a tutti.

Bruxelles resta possibilista su un’intesa, convinta che alla fine in Trump prevalga la propensione ad essere un deal-maker. Sul piano strategico la Commissione continua a percorrere la strada dell’accordo di libero scambio complessivo e non quella di una riduzione dei dazi annunciati dal presidente americano. E facendo perno sull’intreccio tra il dossier commerciale e quello della difesa. Tradotto: un’estrema disponibilità dei Paesi europei ad aumentare le spese per la Nato potrebbe essere decisiva per un accordo anche sui dazi. Anche per questo più che al G7 si punta al vertice Nato dell’Aja come cornice di un’intesa politica tra von der Leyen e Trump. Nel frattempo, però, l’intesa tra Usa e Cina ha ringalluzzito i fedelissimi del tycoon nel Vecchio Continente. “Loro si accordano, l’Ue si gratta la testa. La Commissione von der Leyen è più dannosa di qualsiasi tariffa”, è stato l’attacco di Budapest.

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