Sugar tax, ok finale sul rinvio al 2026 ma sale il pressing per cancellarla
La proroga dell’entrata in vigore al 2026 della sugar tax diventata definitiva con l’ok finale della Camera (160 voti favorevoli, 99 contrari e 3 astenuti) al decreto Economia (Dl 95/2025) non chiude la partita. Il pressing resta forte all’interno della maggioranza per arrivare a una cancellazione definitiva del prelievo. L’apertura del Governo con il parere favorevole all’ordine del giorno presentato da Raffaele Nevi di Forza Italia può aprire più di uno spiraglio per l’autunno nell’ambito della manovra. Anche se la riformulazione con cui è stato accolto mette già in chiaro quale sia la questione principale. L’impegno all’Esecutivo è comunque legato ai «vincoli di finanza pubblica» e potrebbe sostanziarsi in un ulteriore differimento «in vista di una successiva possibile eliminazione». Un’apertura che incontra la soddisfazione di Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia. La sugar tax è una tassa «inefficace, regressiva e dannosa per il sistema produttivo italiano», spiega il presidente Giangiacomo Pierini. «Penalizza le imprese, molte delle quali Pmi, senza generare – aggiunge Pierini – alcun beneficio concreto per la salute pubblica. Chiediamo al Governo di compiere il passo decisivo verso la cancellazione dell’imposta nella prossima manovra economica».
Gli altri temi
Nel passaggio parlamentare il decreto Economia ha visto un’ulteriore estensione dei temi. A misure come l’introduzione dell’aliquota Iva agevolata al 5% sulle cessioni agevolate delle opere d’arte già presenti nel testo entrato in Parlamento, si sono aggiunti interventi che spaziano dai bilanci di sostenibilità alla salvaguardia per chi non ha versato entro il 31 marzo 2025 la prima o unica rata del ravvedimento speciale (si veda «Il Sole 24 Ore» del 5 agosto). Nel passaggio in prima lettura al Senato è entrata anche una semplificazione sul bonus asili nido. La domanda, infatti, non dovrà più essere ripetuta ogni anno. Basterà presentarla una sola volta perché abbia validità fino al compimento dei tre anni del bambino, fermo restando però l’obbligo di inviare ogni anno la documentazione che attesti la frequenza dell’asilo e la verifica dei requisiti.
Nel decreto sono anche misure per venire incontro alle aziende sulla questione del payback sanitario. In particolare è stata prevista una sanatoria sui dispositivi medici per gli anni 2015-2018, con un versamento ridotto al 25% e istituzione di un fondo statale da 360 milioni per compensare le Regioni, mentre le Pmi potranno ricorrere a prestiti garantiti per poter aderire al versamento ridotto. «L’approvazione del Dl Economia e la riduzione dell’onere a carico delle imprese al 25% rappresentano il primo passo del percorso che affronta il tema del payback dispositivi medici, una norma da tutte le istituzioni riconosciuta come iniqua, che non può essere strutturale e che deve essere definitivamente superata per gli anni a seguire e per il futuro, come peraltro chiaramente indicato dalle sentenze della Corte costituzionale», sottolinea Fabio Faltoni, presidente di Confindustria dispositivi medici. «Ora è necessario eliminare la norma nella legge di Bilancio 2026», rimarca Faltoni.
Altra novità introdotta a Palazzo Madama è l’incremento di 30 milioni del fondo di garanzia per la prima casa.
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