Veneto

Studente morto a 15 anni dopo aver mangiato sushi: condannato ristoratore

Si è concluso a Napoli il procedimento legato alla morte di un quindicenne deceduto nove giorni dopo il caso di sospetto caso di intossicazione alimentare avvenuto in un ristorante “all you can eat” del Vomero. Il tribunale del capoluogo campano ha emesso una condanna per il titolare del locale e un’assoluzione per il medico di base che ebbe in cura il ragazzo.

La vicenda ebbe inizio il 23 novembre 2021, quando Luca Piscopo, studente del liceo Pansini, decise di andare a mangiare sushi insieme a quattro compagne di scuola in un ristorante del quartiere. Nelle ore successive il ragazzo e le sue amiche iniziarono a sentirsi male. Le giovani furono poi curate in tempo e risultarono positive alla salmonella, mentre le condizioni di Luca peggiorarono progressivamente.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il quindicenne fu seguito nei giorni successivi dal suo medico di base, senza però visite domiciliari. Il ragazzo rimase a casa nonostante il peggioramento dei sintomi e, dopo nove giorni di sofferenze, morì nel suo letto il 2 dicembre 2021. L’autopsia attribuì il decesso a una miocardite, che per la Procura sarebbe stata conseguenza dell’infezione contratta dopo il pasto consumato nel ristorante.

Le indagini portarono alla chiusura del locale da parte dei Nas dei Carabinieri due giorni dopo la morte del giovane. Al termine delle verifiche, la Procura contestò a entrambi gli imputati il reato di omicidio colposo e, per il ristoratore, anche una serie di violazioni in materia di igiene e conservazione degli alimenti.

Il processo si è concluso con la sentenza pronunciata dal giudice monocratico Giuliana Taglialatela. Il titolare cinese del ristorante è stato condannato a due anni e sei mesi di reclusione. Per lui il pubblico ministero aveva chiesto una pena di tre anni. Il medico di base è stato invece assolto, nonostante la richiesta della Procura di un anno e otto mesi. Il giudice ha inoltre stabilito una provvisionale di 45mila euro per ciascuna delle parti civili.

In aula erano presenti i genitori del ragazzo e numerosi amici, tra cui le compagne che avevano condiviso il pasto con lui. La famiglia, rappresentata da tre legali, ha espresso delusione per l’esito del procedimento. I difensori degli imputati avevano sostenuto l’assenza di responsabilità dirette nel decesso.

Con la sentenza si chiude una vicenda che ha coinvolto la comunità del Vomero e che, nel corso del procedimento, ha portato al confronto tra ricostruzioni mediche, accertamenti sanitari e responsabilità nella gestione dell’emergenza che precedette la morte del giovane.


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