Strisce blu davanti alla storica bottega di Filottrano, mea culpa del sindaco: «Scusaci, Fofo»
FILOTTRANO Strisce blu davanti alla storica bottega del fabbro ferraio Fofo, alias Benvenuto Flamini, 90 anni, un’istituzione in città come la sua bottega, ereditata dal nonno, attiva da 150 anni. Il sindaco fa mea culpa, si scusa e provvede a rimediare. «Sbaglia chi fa». L’increscioso episodio è balzato agli occhi dei cittadini dopo la segnalazione sui social dell’artigiana orafa Cinzia Federici: nei giorni scorsi erano comparsi dei cartelli, poi ieri mattina le strisce proprio davanti all’ingresso.
Il passatempo
Una segnaletica orizzontale che delimita la storica bottega del maestro artigiano Fofo, che in barba alla sua età in quello spazio antico continua ad andare, più per battere il tempo con i cruciverba che il ferro. Ufficialmente la bottega artigiana è chiusa, la più antica del paese, e quei parcheggi delimitati sono un’offesa alla memoria storica di un luogo che è identità di Filottrano stessa. Il sindaco Luca Paolorossi ammette l’errore e fa mea culpa.
E la striscia blu scompare nell’arco di una mattinata. «Abbiamo dato il meglio di noi (si fa per dire) – ammette il primo cittadino – siamo riusciti a tracciare le strisce blu di un parcheggio proprio davanti alla porta d’ingresso di un’attività storica del paese. Un’attività che non è più aperta da tempo, è vero, ma dentro quella bottega vive ancora il suo cuore: il Maestro Fofo, fabbro e memoria storica di Filottrano. Il grande Fofo passa lì buona parte delle sue giornate, immerso nel profumo del ferro e dei ricordi. Non lavora più come una volta, ma resta lì, innamorato del suo passato, come se respirare quella storia lo aiutasse a invecchiare più lentamente. E noi, con la complicità di qualche soggetto distratto e di un metodo senz’anima, abbiamo mancato di rispetto a tutto questo. Abbiamo insultato – non con le parole, ma con i fatti – i nostri nonni, i mestieri di una volta, la dignità di chi ha costruito questo paese con le mani, col sudore e con l’amore. Chiedo scusa al Maestro Fofo e alla sua famiglia. L’errore, perché di errore si tratta, verrà corretto. Ma chi lavora senza cuore, senza anima e senza cervello non ha scuse – conclude – perché un paese che dimentica chi lo ha costruito, merita solo di essere dimenticato a sua volta».




