Lazio

Strepitoso e commovente Silvio Orlando al Teatro Quirino

Al Teatro Quirino uno strepitoso e commovente Silvio Orlando in La vita davanti a sé, tratto dall’omonimo romanzo del grande scrittore francese Romain Gary, del 1975.

Divertente e insieme commovente, ma anche di un’attualità sconvolgente, lo spettacolo al quale abbiamo assistito il 13 dicembre 2025 al Teatro Quirino – Vittorio Gassman: “La vita davanti a sé”, riduzione dall’omonimo romanzo di Romain Gary (1975), scritto e interpretato magistralmente da un Silvio Orlando in splendida forma, è un monologo-racconto in un solo atto il cui protagonista-narratore un ragazzo arabo di 14 anni, Momò (diminutivo di Mohammed) orfano di una prostituta che esercita il “mestiere” nel quartiere multietnico parigino di Belleville.

Momò, che non ha mai conosciuto la madre, viene allevato da un’anziana ex prostituta ebrea, Madame Rosà (ex sopravvissuta alla deportazione e alla detenzione nel lager di Auschwitz), la quale si guadagna una stentata e misera sopravvivenza dando ospitalità, nel suo appartamento sl sesto piano di un palazzone popolare, ad un gruppo di bambini “figli di puttana” che numerose sue “colleghe in attività” le affidano in cambio di un modesto compenso mensile.

Il rapporto tra l’anziana ebrea e il bambino arabo viene rievocato da quest’ultimo (diventato ormai anch’egli anziano) in un presente nel quale le differenti culture, religioni ed etnie, sembrano aver ormai aver abbandonato le modalità di pacifica convivenza e tolleranza di cinquant’anni fa ed essere precipitate in un’epoca di nuova e più sanguinosa conflittualità.

La storia narrata dal vecchio Momò, rappresenta invece la possibile ed esemplare antitesi e soluzione agli odi e agli scontri tra etnie differenti: tra l’ebrea Madame Rosà, e il bambino arabo Momò nasce e si sviluppa un legame profondo e affettuoso, fondato sul riconoscimento e sulla compassione delle rispettive “debolezze” (o fragilità, per usare un termine caro all’amico Roberto Gramiccia) e sulla necessità di mettere insieme le modeste risorse di ognuno per fronteggiare uniti un mondo e una società nella quale coloro che detengono il potere hanno tutto l’interesse a suscitare le diffidenze, i rancori e i conflitti tra poveri ed emarginati appartenenti ad etnie e culture differenti.

Silvio Orlando, che si dimostra strepitoso e avvincente affabulatore nei panni del vecchio Momò che rievoca oggi gli anni che vanno dal 1956 al 1970, riesce, da solo e con il semplice e valido ausilio di cinque musicisti, a trascinare e coinvolgere emotivamente gli spettatori in una vicenda appassionante e piena di riferimenti alla triste attualità di un mondo nel quale, paradossalmente, la guerra ha sostituito il diritto internazionale come strumento “normale” di risoluzione delle controversie tra Stati e nazioni.

“La vita davanti a sé” è uno spettacolo tratto dal romanzo, per molti aspetti autobiografico, dello scrittore francese Romain Gary, che l’autore pubblicò sotto lo pseudonimo di Emile Ajar nel 1975 e con il quale vinse, per la seconda volta nella sua carriera di scrittore, il Premio Goncourt, il massimo riconoscimento letterario francese.

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