Strategie per uscire dalla trappola della povertà
Le crescenti disuguaglianze? «Occorre affrontare seriamente il problema che deriva dalle trappole della povertà». In che modo? «Bisogna redistribuire non tanto la ricchezza ma le opportunità e offrire sempre una via di uscita». Oriana Bandiera insegna Economia alla London School of Economics, dove occupa la cattedra dedicata alla memoria di Anthony Atkinson.
Oggi riceverà presso l’Aula Ciampi del ministero dell’Economia il premio De Sanctis per le Scienze Economiche insieme a Francesco Lippi, docente di Economia alla Luiss. Premio giunto alla quarta edizione con la Rai come institutional partner, gruppo Fs e Terna main partner, Cassa Depositi e prestiti official partner, Open Fiber e Simest partner, Tgr e Il Sole24Ore media partner con il patrocinio del Mef.
«Una volta che il ciclo della povertà ha inizio diventa sempre più rapido», osserva. Nei suoi studi lei parla di barriere: quali? Soffermiamoci sull’istruzione: «Andare all’ università è un investimento. C’è un costo che comprende sia la retta sia la rinuncia al reddito lavorativo, e un beneficio in forma di differenza salariale. Il problema è che il costo bisogna sostenerlo anni prima di ricevere il beneficio, quindi chi viene da famiglie povere spesso non può permetterselo, anche se il beneficio futuro sarebbe più che sufficiente a finanziarlo. E’ facile arricchirsi partendo dalla ricchezza».
Questi scaglioni, uniti alla mancanza di mercati del credito per chi ne ha più bisogno, «creano le trappole della povertà. Tutto ciò ha un costo per la società perché effettivamente rinunciamo a bravi medici, ingegneri, insegnanti, e li rimpiazziamo con persone che hanno meno talento ma per(loro) fortuna sono nati in famiglie abbienti».
Redistribuire le opportunità, dunque, ma in che modo? «Chi è dentro la trappola della povertà non dispone di alcun potere contrattuale, non può scegliere ed è costretto ad accettare lavori a condizioni sempre meno favorevoli. E si impoverisce sempre più. La protezione sociale deve fornire alternative. In India, ad esempio, il governo federale garantisce un numero di giorni lavorativi retribuiti. E’ l’alternativa a lavori con bassi livelli salariali, che cambia l’equilibrio nel mercato. Lo si potrebbe mettere in atto anche in Europa ed è certamente preferibile a un trasferimento senza corrispettivo. La riduzione della povertà è un investimento nel capitale umano».
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