Lazio

Stranezze di città, la seggiola nella pineta

Al mio amico Edoardo hanno tolto la panchina di plastica collocata alla fermata ATAC di via Francesco Tovaglieri 347. Tutte le mattine si sedeva ed aspettava l’autobus 556 per andare al mercato rionale a Centocelle.

Edoardo ora ha trovato una sedia con schienale radicata a terra nel mezzo della piccola pineta del parco di Tor Tre Teste, che è delimitata dalle mura dell’Acquedotto Alessandrino, anche se in quel tratto ci sono solo le sue rovine.

Se non avessi visto Edoardo non avrei notato la seggiola, molti anni fa nata pino, in mezzo a tanti altri pini. 

Era un pino che si è seccato? Era un pino che si è ammalato? Era un pino che è stato bruciato? 

Dopo l’evento in terra era rimasto un ceppo, ma una mano gentile di un anonimo artigiano, oltre la capacità del materiale di assorbire la ferita senza distruggersi, ha modellato un piccolo mobile che è ancora in… vita.

Le radici del ceppo, ora seggiola, sono ancorate nella terra della pineta e trattengono chi si siede in un abbraccio.

Dalla piccola pineta si ha un punto di osservazione privilegiato ed Edoardo si siede, poggia la stanca schiena al robusto schienale e si riposa.

Da quel troncone fatto risorgere dall’artigiano, ogni ago di pino, ogni raggio di sole filtrato e ogni profumo di resina si amplificano, trasformando l’atto di riposare in un’autentica e profonda ammirazione per lo spettacolo maestoso della vallata sottostante. 

In questa giornata di pioggia sono ritornato nella piccola pineta, mi sono seduto e ho contemplato dall’alto il nostro parco di periferia immerso nel degrado e nel disinteresse.

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