Stramaccioni: “Chivu ha coraggio e idee, diamogli tempo” – Calcio
LOS ANGELES – Pochi possono comprendere lo stato d’animo di Cristian Chivu meglio di Andrea Stramaccioni. Quando fu chiamato a guidare l’Inter, subentrando a Claudio Ranieri, aveva 36 anni e veniva dall’esperienza nelle giovanili. La prima gara del nuovo corso nerazzurro, pareggiata 1-1 a Pasadena contro il Monterrey, l’ha commentata su Dazn insieme a Pierluigi Pardo. “Secondo me Cristian ha fatto bene. L’Inter è entrata in campo con un atteggiamento molto positivo, ha cercato di imporre ritmo e gioco fin dal primo minuto e ha fatto un buon primo tempo”.


Cosa le è piaciuto di più della prima Inter di Chivu?
“Come ha gestito i momenti più complicati della gara, sfruttando le pause per dissetarsi. La scena l’avete vista tutti. Ha trasmesso ai giocatori messaggi corretti dal punto di vista calcistico, e in generale positivi”.
In cosa dovrà invece migliorare, in vista della seconda gara, il 21 giugno a Seattle contro i giapponesi dell’Urawa Red Diamonds?
“A Pasadena, nel secondo tempo, l’Inter non è riuscita a mantenere quanto di buono aveva fatto nel primo. Ma Chivu ha avuto pochi allenamenti con la squadra, e alcuni giocatori sono arrivati da poco. È presto per giudicare, ma è stato interessante assistere alle due varianti che ha proposto nella ripresa: prima con un giocatore alle spalle delle due punte e poi con due mezze punte dietro Thuram. Ha idee, e si vede”.

Ha notato altre differenze rispetto agli schemi di Inzaghi?
“Dispiace per il gol preso su palla inattiva da Sergio Ramos, ma anche su questo aspetto Chivu ha cambiato approccio: sui calci d’angolo è passato da una marcatura a uomo a una zona mista. Ovviamente servirà tempo per lavorarci e per farla assimilare alla squadra”.
Cosa pensa dei nuovi acquisti?
“Mi è piaciuto l’approccio di Luis Henrique. Ha le caratteristiche di cui l’Inter ha bisogno. Ha toccato pochi palloni, ma si vede che ha l’attitudine a puntare l’avversario e cercare il cross o l’ingresso in area. Nasce come ala, con un terzino alle spalle, ma a Marsiglia aveva già giocato alcune gare da quinto, e anche in nerazzurro ha dimostrato di saperlo fare bene”.
Chivu: “Approccio ok dell’Inter, ma dobbiamo migliorare”. Tutte le novità tattiche che ha introdotto


E Sucic?
“Ha avuto un impatto meno appariscente, ma è subentrato in un momento in cui il centrocampo stava soffrendo. Non è riuscito a incidere quanto vale. Ma nel torneo sono sicuro che farà vedere di più, magari già dalla gara contro gli Urawa Reds, che racconterò su Dazn insieme a Dario Mastroianni”.
Chivu, come lei, è arrivato ad allenare l’Inter dopo anni alla guida delle giovanili. In cosa può essergli d’aiuto?
“Nel settore giovanile dell’Inter ha costruito le sue prime certezze da allenatore. Ha inoltre un enorme vantaggio: conosce benissimo il panorama degli ultimi sei o sette anni dei giovani talenti che oggi giocano in serie A. Ha ovviamente un bagaglio di esperienza da calciatore di altissimo livello internazionale”.
D’altro canto, ha appena 13 panchine in serie A. La mancanza di esperienza può essere un rischio?
“L’Inter, scegliendolo, ha fatto una scelta coraggiosa ma perfettamente calibrata sul progetto del club. Cristian conosce bene l’ambiente, ha leadership e una grande umanità. È sempre stato un elemento positivo nello spogliatoio da giocatore, e da quello che sento tra Parma e giovanili dell’Inter, lo è anche da allenatore. Allenerà giocatori molto esperti che Inzaghi ha gestito con grande attenzione. Sarà fondamentale instaurare un’empatia immediata con loro, in campo e fuori”.

Come influirà il Mondiale per club sulla preparazione della stagione?
“È un aspetto molto rilevante. Agli allenatori capita che i giocatori arrivino tardi in ritiro per via delle nazionali. Ma qui siamo davanti a un inedito totale: chi dovesse arrivare anche solo ai quarti, tornerebbe a casa il 6 o il 7 luglio. Con la prima di campionato fissata per il 24 agosto, significa avere pochissimi giorni di vacanza”.
Vede più l’opportunità di rodare le squadre in partite vere o il rischio di affaticamento e infortuni?
“Le prime gare sono state affrontate con grande intensità e spirito agonistico. Basti pensare ai campioni d’Europa del Psg, schierati in formazione tipo, o al Bayern, che ha cercato il gol fino all’ultimo minuto di recupero. Ho visto il massimo impegno, in stadi finora pieni di entusiasmo”.
Cosa la affascina di più del nuovo torneo Fifa?
“Fin da bambino ho sognato di vedere grandi squadre di continenti lontani affrontarsi in partite vere. Club blasonati e ricchi di storia che sfidano avversari mai incontrati prima per motivi geografici. L’Al Hilal di Riad, l’Espérance Tunis o l’Al-Ahly del Cairo sono club che hanno vinto Champions e hanno milioni di tifosi in tutto il mondo. Vederli sfidarsi davvero mi stuzzica tantissimo. E ho letto che molti club esclusi dai 32 partecipanti stanno facendo pressione affinché il numero venga aumentato”.


C’è chi critica la formula, sostenendo che sia solo pensata per aumentare i profitti.
“Non è così. Come si fa a non essere affascinati, o almeno incuriositi, dal vedere la tradizione del Real Madrid contro gli investimenti plurimilionari dell’Al Hilal? O il Chelsea contro la passione nordafricana dell’Espérance di Tunisi? Per non parlare di big match come Inter-River Plate o Bayern Monaco-Boca Juniors. Non si confrontano solo modelli tattici, ma anche culture e visioni calcistiche diverse”.
È bello per lei raccontare tutto questo in tv?“Bellissimo. Il fatto che una singola piattaforma trasmetta tutte le 63 partite, in tutto il mondo, è qualcosa di davvero inedito. Ed è bello far parte di una squadra globale, raccontare partite che vedono incrociarsi le più grandi culture calcistiche e approfondirle. Per questo siamo live con due nuovi programmi, Club World Cup e Gollywood – Uno Show Mondiale”.
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