Strage Brandizzo, chiusa l’inchiesta: 24 indagati
Salgono a 24 gli indagati tra persone e società dalla procura di Ivrea coordinata da Gabriella Viglione per la strage di Brandizzo. Si tratta di 21 persone e tre società: Rfi, Sigifer, Clf. Cade l’omicidio volontario con dolo eventuale, l’accusa declinata in base alle singole posizioni è di omicidio colposo. Cinque operai furono travolti e uccisi da un treno mentre lavoravano sui binari.

L’inchiesta aveva portato inizialmente a indagare 15 fra persone e società. Tra le ventuno persone indagate figurano anche due ex amministratori di Rfi. Sono Vera Fiorani, amministratore delegato dell’azienda fino al 19 maggio 2023, e il successore Gianpiero Strisciuglio (attuale ad di Trenitalia) che è rimasto in carica fino al marzo 2025. Entrambi, nell’ambito dell’inchiesta per omicidio colposo, sono chiamati in causa in quanto datori di lavoro.


Nella notte tra il 30 e il 31 agosto 2023, 5 operai Sigifer furono travolti e uccisi mentre lavoravano sui binari, a Brandizzo da un treno diretto al deposito e in viaggio a 160 chilometri all’ora. Investiti in pieno dal treno non avevano avuto scampo: Kevin Laganà, 22 anni, la vittima più giovane, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Aversa e Giuseppe Saverio Lombardo.
Kevin Laganà su Instagram poco prima di morire, aveva ripreso le battute e l’assurda raccomandazione impartita agli operai: “Ragazzi, se vi dico treno, andate da quella parte eh!”. Nelle immagini, gli operai al lavoro sui binari della stazione di Brandizzo, mentre Kevin a un certo punto osserva: “Non abbiamo neanche l’interruzione ancora”.
“Purtroppo anche in questo caso è decaduta l’accusa di omicidio volontario. Come nel processo Thyssen, l’accusa ha ipotizzato il reato di omicidio volontario – commenta Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto alla strage della Thyssenkrupp di Torino del dicembre 2007, a proposito della chiusura indagini per la strage di Brandizzo – Perlomeno nel processo Thyssen il capo ha tenuto fino al primo appello condizionando certamente le pene inflitte in via definitiva”. Le due tragedie sul lavoro sono spesso state paragonate: entrambe sono avvenute nel Torinese e hanno portato alla morte di cinque persone a Brandizzo e sette nella strage Thyssen. “L’omicidio colposo prevede già in partenza una pena mitigata che potrebbe portare a una sentenza in cui nessuno paga per i reati commessi”, aggiunge Boccuzzi.
“La caduta dell’accusa di omicidio volontario – osserva Giorgio Airaudo, segretario generale della Cgil Piemonte – non fa venir meno la necessità di non escludere questa ipotesi di reato dalle stragi e dalle morti sul lavoro, dalla Thyssen a Brandizzo. Continuiamo a ritenere che la proposta di una procura nazionale che affronti le indagini e i reati legati agli incidenti e alle morti sul lavoro sul modello della procura nazionale antimafia, fatta a suo tempo dal ex procuratore Guariniello, sia una necessità insieme alla definizione del reato di omicidio sul lavoro”.
“Ora speriamo si celebri presto il processo – dice Massimiliano Quirico, direttore di Sicurezza e Lavoro – per il quale la nostra associazione intende costituirsi parte civile. Occorre fare chiarezza e intervenire sulle cause della strage: sui binari delle ferrovie italiane si è continuato a morire dopo il disastro di Brandizzo, come dimostrano i casi di Meina e di San Giorgio di Piano, senza che nulla sia cambiato per quanto riguarda le manutenzioni ferroviarie”.
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