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Storia di Chiara e del suo tumore al cervello durante la gravidanza: «Il momento peggiore, quando con la TAC hanno visto qualcosa e non sapevano dirmi che cosa fosse»

A volte storie nate nella paura diventano testimonianze straordinarie di coraggio e speranza. È quanto accaduto a Chiara, 38 anni, fisioterapista e già mamma di un bambino, che a metà agosto, nel pieno della sua seconda gravidanza, ha visto la propria vita cambiare all’improvviso.

La scorsa estate, il giorno dopo Ferragosto, Chiara si trovava in vacanza nella sua casa in montagna, in un momento che sarebbe dovuto essere di riposo e di serenità. «Ero alla 22ª settimana di gravidanza e con la mia famiglia ci stavamo godendo le ferie nelle Valli di Lanzo, vicino a Torino», racconta. «Improvvisamente, ho avuto una crisi epilettica. Ricordo solo i primi istanti, tremori agli arti superiori, poi ho perso conoscenza. Per fortuna non ero sola, il mio compagno era con me: siamo entrambi sanitari e ha capito subito che cosa stava succedendo».

Trasportata al Pronto soccorso dell’ospedale di Ciriè, nel torinese, i primi accertamenti evidenziano qualcosa di anomalo. « Dalla TAC si vedeva la presenza di una massa nel cervello, ma i dottori non sapevano dirmi se fosse benigna o maligna. Mi hanno detto di andare subito alle Molinette, dove avrebbero potuto capire meglio». Lì, la risonanza magnetica ha chiarito il quadro: un meningioma di dimensioni importanti, che comprimeva i lobi frontali.

La diagnosi lasciava poco tempo per pensare. «Ero spaventata, per me e per il bambino», ammette Chiara. «I medici mi hanno spiegato che alla mia epoca gestazionale il feto era abbastanza grande da non correre rischi con un intervento ben condotto, ma troppo piccolo per sopravvivere nel caso fosse successo qualcosa. E che bisognava agire subito».

L’équipe di Neurochirurgia, guidata dal professor Diego Garbossa e dal dottor Nicola Marengo, programma un intervento delicatissimo. In sala operatoria, il lavoro di squadra è l’elemento essenziale: minuto per minuto, ginecologi e anestesisti coordinano ogni fase. «Mi hanno rassicurata subito», ricorda Chiara. «Il dottor Marengo mi ha detto una frase che non dimenticherò: “Ho una buona notizia: è un meningioma, lo possiamo togliere”. E lì ho iniziato a respirare di nuovo».

L’operazione, condotta con un’anestesia pediatrica calibrata per proteggere il feto e monitorata dall’équipe di Ostetricia, è durata meno di tre ore: il tumore è stato completamente asportato. «Sono stati bravissimi, tutti. Non posso dire altro sull’efficienza del reparto: mi sono sentita davvero in buone mani».

Chiara con il compagno e il piccolo Mattia

Chiara con il compagno e il piccolo Mattia


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