Cultura

Storia del rock – Entechno

mikis_theodorakis_in_parisNella Grecia di fine anni Cinquanta, un paese ancora segnato dalla guerra civile ma attraversato da un desiderio diffuso di rinascita, la musica diventa una forma d’identità e riscatto. Tra i vicoli di Atene e le taverne del Pireo risuonano ancora i bouzouki del rebetiko, memoria di un mondo popolare e marginale, ma nuove voci iniziano a emergere con un diverso senso di consapevolezza. il laiko, erede modernizzato di quella tradizione, porta la musica urbana nei caffè e nei locali dei quartieri popolari, conquistando il grande pubblico con melodie dirette e sentimenti sinceri.
La tradizione bizantina, con i suoi canti liturgici e le scale modali, continua a fornire un fondamento spirituale che attraversa tutta la musica greca. Accanto a essa si intrecciano suggestioni orientali – retaggio della vicinanza con l’Asia Minore – e influssi occidentali: jazz, musica sinfonica europea, chanson francese. Da questo crocevia nasce un linguaggio sonoro nuovo, capace di evolversi senza recidere le proprie radici. È in quel momento che la canzone greca smette di essere solo intrattenimento e diventa arte.

L’entechno tragoudi – letteralmente “canzone d’arte”, comunemente abbreviato in entechno – nasce da questa trasformazione: un punto d’incontro tra tradizione e modernità, tra parola poetica e canto popolare. Mikis Theodorakis ne traccia le coordinate nel 1960 con “Epitafios”, mentre Manos Hadjidakis elabora una via più intimista, in cui orchestrazioni cameristiche e grazia melodica danno forma a un lirismo squisitamente greco. Da questa doppia radice prenderà corpo un universo musicale vastissimo, che nei decenni successivi saprà rinnovarsi, dialogando con la letteratura, il teatro e la storia del paese fino a esprimere – ancora oggi – la voce più profonda della Grecia contemporanea.
Prima di addentrarci nel suo sviluppo, conviene fare un po’ d’ordine: esploriamo le radici, le diramazioni e le evoluzioni della canzone d’autore ellenica per capire come si è formato l’universo che racconteremo.

Rebetiko: il “blues” urbano della Grecia

vamvakarisIl rebetiko fiori tra gli anni Venti e Quaranta come canzone urbana della Grecia, spesso paragonato al blues americano o al tango argentino per il ruolo sociale che ebbe nel raccontare la vita delle classi popolari. Nato nei porti e nelle taverne frequentate da immigrati e sottoproletari – soprattutto ad Atene, al Pireo e a Salonicco – mescolava melodie orientaleggianti di derivazione ottomana con elementi della tradizione popolare greca, accompagnando testi che parlavano di amori sfortunati, povertà, carcere e vita ai margini.
Il suo strumento simbolo era il bouzouki, un liuto a manico lungo dal timbro metallico e malinconico, spesso affiancato dal più piccolo baglamas e dalla chitarra. L’esecuzione era essenziale e diretta: linee melodiche semplici, ritmi lenti o medio-lenti, arrangiamenti spartani, armonie ridotte all’osso. il rebetiko nasceva dall’immediatezza più che dalla tecnica: la forza stava nella voce, nelle parole e nel gesto espressivo, non nella perfezione formale. Le prime registrazioni discografiche risalgono alla fine degli anni Venti e ai primi anni Trenta, quando musicisti come Markos Vamvakaris iniziarono a incidere brani, segnando l’ingresso ufficiale di questa musica nella modernità. Negli anni Trenta il rebetiko raggiunse la sua forma classica, ma subi la censura della dittatura di Giannis Metaxas, che proibi i testi dedicati alla malavita o all’uso di hashish.

Dopo la Seconda guerra mondiale, nuove figure come Vasilis Tsitsanis, già attivo dagli anni Trenta, contribuirono a rinnovarne il linguaggio, introducendo melodie più fluide e arrangiamenti di maggior raffinatezza. Verso la fine degli anni Quaranta e nel corso dei Cinquanta, il genere assunse toni più accessibili: nacque l’archontorebetiko (“rebetiko aristocratico”), caratterizzato da orchestrazioni eleganti e testi più sobri, pensato per un pubblico anche borghese.
All’inizio degli anni Cinquanta, il rebetiko aveva ormai perso la sua identità originaria – quella voce ruvida e dolente del sottoproletariato urbano – lasciando il posto a una nuova forma di canzone popolare che avrebbe dominato la Grecia per decenni: il laiko moderno.

Laiko: dal rebetiko alla canzone popolare contemporanea

bb5718d2ab374000ada101c8e8dbb72cIl termine laiko in greco significa “del popolo” e identifica la musica popolare urbana per eccellenza. Il laiko tragoudi nacque a metà del Novecento come evoluzione diretta del rebetiko. Negli anni Cinquanta e Sessanta il laiko divenne il cuore pulsante della musica greca, grazie a interpreti come Stelios Kazantzidis, Stratos Dionysiou e Giorgos Zambetas, vere icone popolari.
Come nel rebetiko, il bouzouki restò lo strumento centrale, ma il suo suono si arricchi di accompagnamenti più moderni: archi, pianoforte e fisarmonica iniziarono ad affiancare le tradizionali formazioni acustiche. Manolis Hiotis, virtuoso e innovatore del bouzouki, fu decisivo in questa trasformazione – introdusse una quarta coppia di corde, accordò lo strumento come una chitarra e vi portò influssi latini come rumba, mambo e flamenco – contribuendo a rendere la musica popolare greca più europea e dinamica.
Con l’arrivo dell’amplificazione elettrica, il laiko si distinse dal vecchio rebetiko e si affermò come la musica nazionale della Grecia urbana, accolta in tutti gli strati sociali. Negli anni Sessanta e Settanta il laiko classico produsse centinaia di hit e numerose colonne sonore per il cinema, contaminandosi spesso con la canzone d’autore grazie a compositori come Mimis Plessas, che ne ampliarono le possibilità espressive.

Entechno: la canzone d’arte

hadjidakisDalla fusione di queste esperienze – la malinconia del rebetiko, la vitalità urbana del laiko, la tensione poetica e la ricerca di una forma più alta – prende corpo un nuovo linguaggio destinato a cambiare per sempre la musica greca: l’entechno. Non è più solo una canzone popolare, ma una forma d’arte nazionale capace di unire l’emozione quotidiana alla riflessione poetica.
Alla fine degli anni Cinquanta due compositori formatisi alla scuola classica, Mikis Theodorakis e Manos Hadjidakis, gettarono le fondamenta del genere. Entrambi, di fronte alla difficoltà di trovare un pubblico per la musica sinfonica “pura”, scelsero di trasferire nella canzone popolare la sensibilità e la complessità della musica colta. Nacquero cosi cicli di canzoni orchestrali che conservavano la melodia immediata del laiko, ma la elevavano con arrangiamenti raffinati e testi di respiro poetico.

Un momento decisivo fu la celebre conferenza sul rebetiko tenuta da Hadjidakis nel 1949, in cui il compositore rivalutò quella musica come autentica espressione d’arte popolare. Pochi anni dopo compose “Exi Laikes Zografies” (“Sei pitture popolari”, 1951) per pianoforte e orchestra, prima sperimentazione di questa nuova sintesi. A dare origine definitiva al genere fu però Mikis Theodorakis. Dopo gli anni di formazione a Parigi e i primi successi come compositore sinfonico, nel 1960 mise in musica il poema “Epitafios” (“Επιτάφιος”), di Giannis Ritsos, realizzando un gesto destinato a cambiare per sempre la musica greca. il disco è considerato il primo esempio di entechno tragoudi proprio perché riesce a fondere due mondi fino ad allora separati:
– la poesia colta di Ritsos, legata alla tradizione letteraria e politica greca moderna;
– la musica popolare urbana (laiko), rappresentata dal canto di Grigoris Bithikotsis e dal bouzouki di Manolis Chiotis.
in altre parole, “Epitafios” non è laiko puro, ma laiko elevato a forma d’autore senza perdere la sua radice popolare. Theodorakis stesso defini questa fusione come la nascita di una “canzone d’arte nazionale”. Con “To axion esti” (“Το Άξιον Εστί”, 1964), nato dalla collaborazione con Odysseas Elytis, portò poi questa visione a compimento, trasformando la canzone in una vera epopea corale e politica.

Accanto a Theodorakis, Manos Hadjidakis tracciò un percorso parallelo e complementare: nel 1960 vince l’oscar per la colonna sonora di “Never On Sunday”, con “Odos oneiron” nel 1962 musicò uno spettacolo teatrale con arrangiamenti sinfonici, mentre con “To hamogelo tis Jocondas” del 1965 si collocò al confine fra canzone e musica da camera, diventando un classico riconosciuto anche oltre i confini nazionali. Ma Hadjidakis non fu solo un compositore autorevole: fu anche un vero pigmalione. Promosse concorsi di composizione, fondò orchestre sperimentali e creò spazi di libertà creativa come il Greek Song Contest di Corfù (1981–1982), dedicato a giovani compositori, parolieri e cantautori. Attraverso le sue attività culturali, le sue produzioni e le sue reti artistiche, incoraggiò, ispirò e sostenne generazioni di giovani autori, cantautori e interpreti che avrebbero dato vita all’entechno. in quel senso, la sua influenza trascende le sue opere: molti artisti futuri hanno guardato a lui non solo come modello creativo, ma anche come catalizzatore e faro spirituale del genere.
Da quel momento il genere conobbe una stagione di straordinaria creatività. Negli anni Sessanta e Settanta si moltiplicarono gli album concepiti come veri cicli poetici o concept narrativi, spesso basati su opere letterarie o raccolte di liriche contemporanee. Nacquero dischi che affrontavano temi sociali, politici e spirituali con un linguaggio musicale di grande equilibrio e finezza. Tra i protagonisti di questa stagione figurano compositori come Thanos Mikroutsikos, Stavros Xarhakos, Manos Loizos e Dimos Moutsis, interpreti come Maria Farantouri, Haris Alexiou, George Dalaras, Giorgos Zografos e Maria Dimitriadi, e parolieri come Lefteris Papadopoulos, Manos Eleftheriou, Giannis Negrepontis e Nikos Gatsos.
Pur mantenendo radici nel laiko – molte canzoni entechno divennero veri e propri successi radiofonici – il genere si aprì a sonorità nuove, includendo jazz, influenze mediterranee e sperimentazioni oltre la formula tradizionale.

Dal punto di vista strettamente musicale, la distanza tra laiko ed entechno diventa profonda. Il laiko conserva una struttura essenziale, erede diretta del rebetiko: dominano bouzouki e baglamas, affiancati da chitarra, basso e percussioni leggere come defi e toumpi. Gli arrangiamenti sono diretti, spesso costruiti su piccole formazioni da taverna, dove la forza espressiva deriva più dall’interpretazione che dalla scrittura. I ritmi restano quelli popolari – zeibékiko, hasápiko, tsiftetéli – con cicli irregolari ma ripetitivi che accentuano la componente emotiva e danzante. Le melodie, modellate su modi orientali (maqam) e intervalli microtonali, privilegiano l’ornamentazione vocale e l’improvvisazione, mentre l’armonia si mantiene ridotta, modale, centrata su pochi accordi di base. Il cantante è il fulcro assoluto: la voce esprime dolore, passione, nostalgia, spesso con un tono lamentoso che traduce la dimensione popolare e viscerale del genere.
L’entechno, al contrario, nasce con un intento compositivo più ambizioso. Gli strumenti tradizionali non scompaiono, ma vengono integrati in un tessuto orchestrale più ampio, con archi, fiati e pianoforte che arricchiscono la tavolozza timbrica. Il bouzouki perde la sua centralità solistica per diventare un colore tra gli altri. La libertà metrica cresce: alle formule ritmiche popolari si alternano tempi binari e ternari, passaggi lirici, sezioni sinfoniche o cameristiche. Le melodie si fanno più diatoniche e “occidentali”, pur conservando echi bizantini e orientali filtrati da una scrittura più controllata. L’armonia si espande attraverso modulazioni e progressioni complesse, talvolta influenzate dalla musica classica o dal jazz, mentre la voce assume un ruolo più disciplinato, posta al servizio della composizione e della parola poetica. Anche la forma si emancipa dalla consueta struttura strofa–ritornello per privilegiare l’unità narrativa e la continuità tematica: ogni canzone diventa parte di un ciclo coerente, pensato come opera d’arte autonoma più che come brano da esecuzione isolata. L’entechno divenne anche la colonna sonora di un’epoca, con brani destinati al cinema e al teatro, contribuendo a delineare l’identità culturale della Grecia moderna. Un altro segno distintivo fu la scelta dei luoghi: le canzoni entechno venivano eseguite non più nelle taverne, ma in teatri, anfiteatri e stadi, a sottolineare la doppia vocazione colta e popolare di questa musica.

Negli anni Ottanta e Novanta una nuova generazione di autori e interpreti – dai fratelli Haris e Panos Katsimihas a Nikos Papazoglou, da Nikolas Asimos a Orfeas Peridis, da Alkistis Protopsalti a Eleftheria Arvanitaki, da Sokratis Malamas a Thanasis Papakonstantinou  – ne ampliò i confini, fondendo scrittura d’autore, folk urbano, sensibilità pop e rock sperimentale. E ancora oggi, artisti come Giannis Haroulis – con la sua sintesi tra folk cretese ed entechno moderno – testimoniano la vitalità di una tradizione in continua trasformazione. Accanto a lui, nuove interpreti come Natassa Bofiliou, Eleonora Zouganeli e Martha Fritzila hanno portato una sensibilità più contemporanea e teatrale, rinnovando l’estetica dell’entechno senza tradirne lo spirito.

Néο Kýma: la “nuova onda” tra chanson e bossanova

a_lifo_arleta_3_2Nel cuore della stagione entechno, a metà degli anni Sessanta, emerse un sottogenere che segnò una svolta di tono e di stile: la néο kýma (“nuova onda”). il termine fu coniato dal pianista e compositore Giannis Spanos intorno al 1965, ispirandosi alla nouvelle vague francese, per definire una corrente di canzone d’autore più intima e raccolta. Le canzoni della néο kýma univano la sensibilità melodica dell’entechno al gusto della chanson francese (Brassens, Brel, Aznavour) e ai ritmi morbidi della bossanova. Prevaleva un tono confidenziale: voce e chitarra acustica, poche percussioni, orchestrazioni essenziali. i testi – spesso poesie o liriche d’amore malinconiche – erano cantati sottovoce, rivolgendosi a un pubblico giovane e colto, in cerca di autenticità più che di spettacolo. il movimento trovò la sua casa nei piccoli locali chiamati mpouát (dal francese boite), soprattutto nel quartiere di Plaka ad Atene, dove giovani autori si esibivano davanti a platee raccolte, creando un’atmosfera da caffè-concerto. 

Tra i protagonisti spiccarono Arleta, Keti Homata, Lakis Pappas, Giorgos Zografos, Popi Asteriadi, Notis Mavroudis e Giannis Poulopoulos, oltre allo stesso Spanos, figura centrale della scena. Pur durando poco più di un decennio, la néο kýma lasciò un’impronta profonda: brani come “Mia agapi gia to kalokairi” di Keti Chomata e scritta da Spanos, “Akri den echei o ouranos” di Giorgos Zografos, “Mi milas allo gi agapi” di Dionysis Savvopoulos o “Mia fora thymamai” di Arleta restano capisaldi, piccoli ritratti di un’epoca sospesa tra sogno e quotidianità. Lo stile – fatto di delicatezza, misura e intimità – influenzò a lungo la musica leggera greca. 

Entechno–laiko: l’incontro tra arte e popolarità

nikos_papazoglouL’entechno delle origini era sostanzialmente un laiko contaminato da arrangiamenti colti. Con il passare degli anni tuttavia la fusione assunse un carattere sempre più indipendente, fino a generare un’estetica a parte. Ciononostante, il legame con il laiko non è mai stato del tutto reciso e molti album degli anni Sessanta e Settanta combinarono le caratteristiche delle due correnti. Un caso emblematico è “O Dromos” (“Ο Δρόμος”, “La strada”), pubblicato nel 1969: composto da Mimis Plessas su testi di Lefteris Papadopoulos, proponeva una serie di canzoni dal tono quotidiano e poetico, interpretate da stelle del laiko come Giannis Poulopoulos e Rena Koumioti, ma sostenute da orchestrazioni sinfoniche di grande eleganza. il disco ebbe un successo senza precedenti affermandosi come uno dei dischi greci più venduti di sempre.
Anche altri compositori, come lo stesso Plessas e Manos Loizos, alimentarono questa tendenza, producendo lavori sospesi fra i due mondi, rendendo labile il confine. Verso la fine degli anni Settanta tale convergenza portò a una vera rinascita della musica popolare greca, spesso indicata come neo-laiko o entechno-laiko.

il momento di svolta fu l’uscita di “i Ekdikisi tis Gyftias” (“Η Εκδίκηση της Γυφτιάς”, La vendetta della zingaraggine) nel 1978, frutto della collaborazione tra Nikos Xydakis e Manolis Rasoulis, con la voce inconfondibile di Nikos Papazoglou e la supervisione di Dionysis Savvopoulos. L’album mescolava ritmi popolari, strumenti tradizionali (violino, oud, cori) e testi poetici venati d’ironia, dando vita a un suono nuovo, al tempo stesso arcaico e moderno. È ricordato come un’opera spartiacque: con la sua pubblicazione, l’entechno-laiko si affermò come genere autonomo, un ibrido stabile fra canzone d’autore e popolare, in cui melodie orecchiabili e ritmi di danza convivevano con arrangiamenti curati e liriche di alto profilo.
Negli anni Ottanta e Novanta, su quella scia, artisti come lo stesso Papazoglou, Haris Alexiou, Dionysis Savvopoulos e altri continuarono a sviluppare il filone, firmando canzoni di enorme successo commerciale ma anche di grande raffinatezza. in pratica, oggi il termine entechno-laiko indica quelle opere “di mezzo” – né puramente folk tradizionali, né pop da classifica – che uniscono il meglio dei due mondi: l’anima popolare greca, con i suoi ritmi zeibekiko, hasapiko e syrtaki, e la sensibilità artistica ereditata dai grandi compositori dell’entechno.

L’album come opera d’arte

manos_loizosNel panorama dell’entechno, l’album non va inteso come una semplice raccolta di canzoni, ma come un progetto artistico unitario. in Grecia è prassi consolidata che un disco venga intestato non soltanto all’interprete, ma anche al compositore e al paroliere, a sancire l’idea di un’opera condivisa. È un aspetto che distingue la discografia greca da quella italiana o anglosassone, dove solitamente prevale la centralità del cantante.
Questa concezione “totale” si estendeva anche alla dimensione visiva. Le copertine degli album erano spesso affidate a pittori e illustratori di grande prestigio, che contribuivano a definire l’identità estetica dell’opera. Nomi importanti quali Giannis Tsarouchis, Alekos Fasianos, Dimitris Mytarai, Giannis Moralis, Bost, Alexis Kyritsopoulos e Spyros Vasileiou prestarono la propria arte alla musica, trasformando ogni copertina in un’estensione del linguaggio sonoro.
L’entechno divenne cosi una forma d’arte sincretica, con opere che travalicavano i confini della musica.

60 album alla scoperta dell’entechno

La selezione che segue contiene 60 album pubblicati tra gli anni Sessanta e il nuovo millennio: non solo classici ormai canonici, ma anche opere meno celebrate che hanno contribuito a definire il volto dell’entechno.

Anni ’60

Mikis Theodorakis [Μίκης Θεοδωράκης] – “Epitáfios” [“Επιτάφιος”] (1960)
Musica: Mikis Theodorakis – Testi: Giannis Ritsos – Voce: Grigoris Bithikotsis, Kaity Thymi (versione laiko), Nana Mouskouri (versione cameristica) – Genere: Entechno.
r669427314247802457282All’inizio degli anni Sessanta Theodorakis è un giovane compositore in bilico tra due mondi: la formazione classica maturata a Parigi e il desiderio di dare nuova dignità alla canzone popolare greca. Nel 1960 compi un gesto destinato a cambiare per sempre la musica del suo paese: mise in musica “Epitáfios”, il poema civile di Giannis Ritsos scritto nel 1936 e bruciato dalla censura di Metaxas. L’idea di trasformare versi di lutto e resistenza in canzoni accessibili risultò dirompente, rompendo con la tradizione leggera della canzone popolare. La genesi è duplice e coeva: dell’album vennero realizzate due versioni – una più orchestrale curata da Manos Hadjidakis con la voce di Nana Mouskouri e senza bouzouki, l’altra diretta da Theodorakis con Grigoris Bithikotsis, pilastro del laiko, con radici profonde nel Rembetiko, e il bouzouki di Manolis Chiotis. L’arrangiamento in questa versione era volutamente laiko: minimalista, guidato da ritmi serrati e dominato dal bouzouki. Questa scelta strumentale e vocale era una dichiarazione d’intenti. Utilizzare maestri del rembetiko come Bithikotsis e Chiotis per musicare la poesia di Ritsos fu un atto che elevò immediatamente il laiko e permise ai testi “d’arte” di penetrare la coscienza collettiva. È qui che l’entechno prende forma.

Manos Hadjidakis [Μάνος Χατζιδάκις] – “Odós oneiron” [“Οδός ονείρων”] (1962)
Musica: Manos Hadjidakis – Testi: Manos Hadjidakis, Alexis Solomos, iakovos Kambanellis, Nikos Gatsos, Minos Argyakis – Voce: Chorodia, Giannis Marinos, Maro Kontou, Giorgos Zografos, Zoi Fytousi, Niki Lebesi, Soula Basta, Lakis Pappas, Dimitris Horn – Genere: Entechno.
956945957959962967945964950953948945954953962manoshadjidakis959948959962959957949953961969957coverartHadjidakis, tra i padri dell’entechno, nel 1960 conquistò un Oscar con “Never on Sunday”, portando la musica greca all’attenzione internazionale. Due anni dopo, con “Odós oneiron” realizzò una rivista teatrale che intrecciava musica, danza e recitazione per ritrarre i volti e i suoni di una via ateniese. Lo spettacolo debuttò nel giugno 1962 al Teatro Metropolitan di Atene, in parallelo con “Omorfi pólis” di Theodorakis, quasi a segnare il dialogo tra due modi opposti di intendere la canzone d’arte. Diretto da Alexis Solomos, con scenografie ironiche di Minos Argyakis. Nella versione discografica dello stesso anno emergono brani divenuti classici: “Odós oneiron”, con il bouzouki di Giorgos Zambetas; “Manoúla mou” e “Kýr Michális”, interpretate da Lakis Pappas; e l’elegia “Éfyghe to tréno”, affidata a Zoi Fytousi su versi di Nikos Gatsos. Accanto a questi, momenti più leggeri come “Oi adelfés Tata” e numeri strumentali danzanti mostrano la capacità di Hadjidakis di fondere teatralità e sentimento popolare in un nuovo linguaggio.

Mikis Theodorakis & Odysseas Elytis [Μίκης Θεοδωράκης & Οδυσσέας Ελύτης] – “To áxion esti” [“Το Άξιον Εστί”] (1964)
Musica: Mikis Theodorakis – Testi: Odysseas Elytis – Voce: Grigoris Bithikotsis, Theodoros Dimitriou, Manos Katrakis – Genere: Entechno.
r646105114198040428797Se “Epitáfios” aveva segnato l’atto di nascita dell’entechno, con “To áxion esti” Theodorakis alzò l’asticella dell’ambizione. Basato sull’omonimo poema di Odysseas Elytis, l’album si configura come un oratorio laico: orchestra, coro e strumenti popolari come bouzouki e santouri si intrecciano in un tessuto musicale che richiama insieme inni bizantini, suggestioni rebetiche e soluzioni orchestrali moderne. La struttura si articola in tre sezioni simboliche – Genesi, Passione e Gloria – ognuna composta da diverse canzoni, tra cui l’indimenticabile “Éna to chelidóni”. La forza dell’opera risiede nella capacità di parlare a pubblici diversi: le melodie popolari rendevano accessibile un impianto colto e complesso, mentre i versi di Elytis – destinati a valergli il Nobel per la letteratura nel 1979 – diventavano voce corale di una nazione in cerca di identità. Giannis Tsarouchis realizzò la splendida copertina. Con “To áxion esti” l’entechno cessò di essere una sperimentazione e divenne un linguaggio compiuto.

Manos Hadjidakis [Μάνος Χατζιδάκις] – “To chamóghélo tis Tzokóndas” [“Το χαμόγελο της Τζοκόντας”] (1965)
Musica: Manos Hadjidakis – Testi: Manos Hadjidakis – Voce: n.a. – Genere: Entechno.
956945957959962967945964950953948945954953962manoshadjidakis964959967945956959947949955959964951962964950959954959957964945962coverartCon “To chamóghélo tis Tzokóndas” Hadjidakis abbandonò la forma canzone per cimentarsi in un ciclo puramente strumentale. Registrato a New York nell’aprile 1965 sotto la supervisione di Quincy Jones e pubblicato nello stesso anno dall’etichetta Fontana con il titolo internazionale “Gioconda’s Smile”, l’album usci in Grecia poco dopo per Columbia in una versione ridotta a dieci brani, senza “O stratiótis” e “Oi athlités”, che l’autore non riteneva coerenti al resto dell’opera. il lavoro si presenta come una suite orchestrale dai toni poetici, accompagnata da brevi testi evocativi scritti dal compositore: immagini di solitudine e smarrimento urbano ispirate a una figura femminile misteriosa, emblema del sorriso enigmatico del titolo. Le melodie alternano introspezione e apertura lirica, sostenute da un’orchestrazione che unisce clavicembalo, archi e mandolino a un respiro sinfonico dalle inflessioni barocche, come nell’imponente “Konzérto”. Alcuni temi derivano da esperienze cinematografiche precedenti, altri rivelano un registro più intimista e moderno: insieme delineano il versante più sinfonico e universale della musica di Hadjidakis.

Dionysis Savvopoulos [Διονύσης Σαββόπουλος] – “Fortigó” [“Φορτηγό”] (1966)
Musica: Dionysis Savvopoulos – Testi: Dionysis Savvopoulos – Voce: Dionysis Savvopoulos – Genere: Néo kýma.
948953959957965963951962963945946946959960959965955959962dionysissavvopoulos966959961964951947959coverartSavvopoulos è una delle figure centrali della musica greca moderna. Cantautore dalla carriera lunghissima e sempre aperta alla sperimentazione, ha attraversato i decenni spaziando dall’entechno al folk, dalla psichedelia al prog, dalla canzone politica al rock più immaginifico, restando un punto di riferimento per più generazioni. “Fortigó” (“il camion”), pubblicato nel 1966, fu il suo esordio e una delle prime manifestazioni di quello che sarebbe stato chiamato néo kýma. Uscito alla vigilia del colpo di Stato dei colonnelli, il disco esprimeva già contrasti sociali e civili: poco dopo la pubblicazione, Savvopoulos venne arrestato e picchiato dal regime. La scaletta si regge su chitarra acustica e percussioni essenziali, su cui la voce ruvida dell’artista alterna canto e recitazione, con inflessioni che uniscono ballata folk e rebetiko. L’ironia corrosiva e il racconto dell’emigrazione e del lavoro evocano Bob Dylan, ma filtrati attraverso le melodie della Macedonia e della Tracia.

Mikis Theodorakis & Maria Farantouri [Μίκης Θεοδωράκης & Μαρία Φαραντούρη] – “The ballad of Mauthausen / Six songs” (1966)
Musica: Mikis Theodorakis – Testi: Iakovos Kambanellis, Gerasimos Stavrou, Tassos Livaditis, Demetrios Christodoulou – Voce: Maria Farantouri – Genere: Entechno.
956953954951962952949959948969961945954951962and956945961953945966945961945957964959965961951mikistheodorakisandmariafarantouritheballadofmauthausensixsongscoverartMaria Farantouri, contralto dalla voce ampia e densa, è tra le interpreti più rappresentative della canzone politica greca e legò il proprio nome in modo definitivo a quello di Mikis Theodorakis. La loro collaborazione trovò uno dei vertici in “The ballad of Mauthausen / Six songs” (1966), ciclo di canzoni su testi di iakovos Kambanellis, sopravvissuto al campo di concentramento di Mauthausen. i versi, nati dall’esperienza della deportazione, trasformano il dolore in un canto d’amore e speranza, universale nella sua forza evocativa. Theodorakis avvolge le parole in melodie intense sostenute da arrangiamenti sobri ma tesi, dove la voce di Farantouri diventa il centro emotivo dell’opera: profonda, solenne, capace di restituire il pathos dei versi oltre ogni barriera linguistica. Le sue interpretazioni hanno reso “Mauthausen” un simbolo della memoria resistenziale, eseguito in tutto il mondo – dallo stesso campo di Mauthausen a israele, con la Filarmonica diretta da Zubin Mehta. Ancora oggi il ciclo resta una delle più alte testimonianze della canzone greca e uno dei lavori più toccanti mai dedicati alla Shoah.

Giannis Spanos [Γιάννης Σπανός] – “Anthologia” [“Ανθολογία”] (1967)
Musica: Giannis Spanos – Testi: Vasilis Rotas, Aimilia Dafni, Takis Chatzianagnostou, Sotiris Skipis, Napoleonas Lapathiotis, Zacharias Papantoniou, Giorgos Viziinos, Giorgos Tsoukalas, Myrtiotissa, Kostas Chatzopoulos, Kostis Palamas – Voce: Keti Chomata, Michalis Violaris, Popi Asteriadi, Giorgos Zografos, Giannis Poulopoulos – Genere: Néo kýma, proto-entechno laiko.
r32450581322140213Giannis Spanos, pianista e compositore formatosi a Parigi negli anni Cinquanta, fu tra i protagonisti della canzone greca degli anni Sessanta. Dalla capitale francese riportò il gusto per la chanson e lo fuse con la tradizione ellenica, dando origine al movimento del néo kýma – la “nuova onda” che univa poesia, intimità e arrangiamenti minimali. Spanos sceglie dodici testi di poeti della cosiddetta “Nuova scuola ateniese”, da Kostis Palamas fino alla generazione di Karyotakis, privilegiando versi metricamente regolari e di scrittura tradizionale. Su questa base costruisce melodie limpide, tipiche del néo kýma. Ballate come “i vrochi”, “Lypiména deilina”, “Érotas tácha” o “Thlipsi” convivono con brani che richiamano la musica popolare greca, fino al conclusivo tsamikó “Mia pikra”. Accolto da un pubblico giovane e colto, “Anthologia” mostrò come la canzone potesse farsi veicolo di poesia senza perdere immediatezza, consacrando il néo kýma come fenomeno centrale della scena ateniese.

Nikos Mamagakis [Νίκος Μαμαγκάκης] – “Volivár” [“Μπολιβάρ”] (1968)
Musica: Nikos Mamagakis – Testi: Nikolaos Engonopoulos – Voce: Giorgos Zografos – Genere: Entechno.
r955203615020487356472Compositore appartato e colto, Mamagakis rappresenta una voce singolare dell’entechno. Dopo aver musicato nel 1964 il poema cretese “Erotókritos”, nel 1968 tornò a fondere poesia e musica con “Volivár”, uno dei lavori più simbolici e raffinati della sua carriera. L’album mette in musica il poema surrealista di Engonopoulos, scritto durante l’occupazione tedesca del 1942. Mamagakis ne conserva il linguaggio immaginifico, trasformandolo in una cantata moderna per voce ed ensemble da camera, con orchestrazioni essenziali e inflessioni teatrali. La voce di Zografos, intensa e misurata, restituisce ai versi una forza grave e contenuta, evocando al tempo stesso eroismo e assurdo. Pubblicato in piena dittatura dei colonnelli, il disco venne subito bandito: le allusioni alla libertà e alla resistenza non sfuggirono alla censura. Eppure Zografos continuò a eseguirne i brani nelle mpouát di Plaka, mentre il pubblico applaudiva fragorosamente per coprire parole proibite come “eleftheria” (libertà), temendo la presenza della polizia in borghese.

Mimis Plessas & Giannis Poulopoulos [Μίμης Πλέσσας & Γιάννης Πουλόπουλος] – “O drómos” [“Ο δρόμος”] (1969)
Musica: Mimis Plessas – Testi: Lefteris Papadopoulos – Voce: Giannis Poulopoulos, Rena Koumioti, Popi Asteriadi – Genere: Proto-entechno laiko.
r239925614043194189150Giannis Poulopoulos fu una delle voci più amate della Grecia del dopoguerra, interprete capace di coniugare canto popolare e sensibilità melodica. Nel 1969 incise “O drómos”, scritto dal compositore Mimis Plessas e dal paroliere Lefteris Papadopoulos, due protagonisti della canzone greca moderna. Accanto a Poulopoulos parteciparono Rena Koumioti e Popi Asteriadi, figure simboliche della scena néo kýma. “O drómos” conobbe un successo straordinario: quasi tutti i brani – da “Yélaye i Maria” a “To ágálma”, da “Ximeróni Kyriaki” a “M’ékapses” – entrarono nell’immaginario collettivo. Le melodie di Plessas e i testi poetici di Papadopoulos si fondono in arrangiamenti essenziali che valorizzano il timbro caldo e diretto di Poulopoulos. Pur precedente alla codificazione dell’entechno-laiko, “O drómos” ne anticipa lo spirito, dimostrando come la canzone popolare potesse incontrare la scrittura d’autore e aprire la via a una stagione nuova per la musica greca.

Anni ’70

Stavros Kougioumtzis & Giorgos Dalaras [Σταύρος Κουγιουμτζής & Γιώργος Νταλάρας] – “Nátane to 21” [“Νάτανε το 21”] (1970)
Musica: Stavros Kougioumtzis – Testi: Sotia Tsotou, Giorgos Themelis, Stavros Kougioumtzis, Akos Daskalopoulos – Voce: Giorgos Dalaras – Genere: Entechno.
963964945965961959962954959965947953959965956964950951962stavroskouyioumtzisand947953969961947959962957964945955945961945962georgedalaras95794596494595794996495921coverart“Nátane to 21” segna la prima tappa importante della collaborazione tra Dalaras, allora diciannovenne, e il compositore Kougioumtzis – uno dei sodalizi più duraturi della musica greca moderna. Dalaras, deciso a emanciparsi dall’immagine di giovane interprete laiko, aveva dichiarato che avrebbe lasciato la carriera se le case discografiche avessero continuato a relegarlo in ruoli commerciali. L’incontro con Kougioumtzis cambiò la rotta: il compositore, già autore affermato di 45 giri, trovò in lui la voce ideale per le proprie ambizioni entechno. L’album prende il titolo dal brano pubblicato l’anno precedente, la cui ambiguità divenne segno distintivo: il riferimento al 21 aprile 1967, data del golpe dei colonnelli, e al 1821 della rivoluzione greca permise letture opposte, facendone al tempo stesso canzone patriottica e inno velatamente sovversivo. il disco comprende brani come “M’ékopsan me chórisan sta dyo”, “An deis ston ýpno sou erimiá”, “Kápou nychtónei” e “O ouranós févgei varýs”, dove la semplicità melodica del laiko incontra una scrittura poetica e introspettiva.

Lakis Pappas & Popi Asteriadi [Λάκης Παππάς & Πόπη Αστεριάδη] – “Páei ki afti i kyriaki” [“Πάει κι αυτή η Κυριακή”] (1971)
Musica: Lakis Pappas – Testi: Giannis Argyriis, Dimitris iatropoulos – Voce: Popi Asteriadi, Lakis Pappas – Genere: Néo kýma
955945954951962960945960960945962lakispappasand960959960951945963964949961953945948951popiasteriadi960945949953954953945965964951951954965961953945954951coverartTra le uscite più eleganti della storica casa discografica Lyra dei primi anni Settanta, “Páei ki afti i kyriaki” riunisce per la prima e unica volta due interpreti di grande sensibilità: Lakis Pappas e Popi Asteriadi. Provenienti da stagioni diverse della musica greca – Pappas, legato a Hadjidakis e alla tradizione più classica; Asteriadi, voce simbolo del néo kýma – trovano qui un terreno comune fatto di misura e poesia sommessa. Molti brani erano stati scritti da Pappas negli anni Sessanta e vengono riproposti con arrangiamenti essenziali di chitarra, pianoforte e lievi interventi orchestrali. Tra i momenti più intensi spicca “Ki ýstera mou milás”, piccolo gioiello malinconico che sintetizza l’atmosfera dell’album: intima, fragile, trattenuta. Le voci di Asteriadi e Pappas, diverse ma complementari, dialogano con naturalezza, mentre i testi di Argyriis e iatrópoulos evocano scene quotidiane con linguaggio limpido e diretto.

Apostolos Kaldaras & Pythagoras [Απόστολος Καλδάρας & Πυθαγόρας] – “Mikrá Asia” [“Μικρά Ασία”] (1972)
Musica: Apostolos Kaldaras – Testi: Pythagoras Papastamatios – Voce: Giorgos Dalaras, Haris Alexiou – Genere: Proto-entechno laiko.
945960959963964959955959962954945955948945961945962apostoloskaldarasand960965952945947959961945962pythagoras956953954961945945963953945coverartKaldaras, figura centrale nel passaggio dal rebetiko al laiko, nel 1972 realizzò insieme al paroliere Pythagoras uno dei primi concept album della musica greca moderna. “Mikrá Asia” rievoca il tragico esodo delle comunità greche dall’Asia Minore avvenuto nel 1922, trasformando la memoria collettiva in un coinvolgente racconto musicale. Protagonisti sono due voci allora emergenti: Giorgos Dalaras, che imprime ai brani un timbro caldo e drammatico, e Haris Alexiou, qui al debutto discografico, capace di aggiungere una nota lirica e femminile di rara intensità. Kaldaras attinge ai modelli smirnei e anatolici, intrecciando bouzouki, violini e strumenti tradizionali con orchestrazioni moderne. Ne nasce un linguaggio che guarda al passato ma si apre verso l’entechno, restituendo alla canzone popolare una nuova dignità narrativa. Primo disco d’oro certificato della discografia greca, “Mikrá Asia” resta una pietra miliare della canzone neogreca.

Línos Kokotos & Odysseas Elytis [Λίνος Κόκοτος & Οδυσσέας Ελύτης] – “To thalassinó trífylli” [“Το θαλασσινό τριφύλλι”] (1972)
Musica: Línos Kokotos – Testi: Odysseas Elytis – Voce: Míchalis Violaris, Rena Koumioti – Genere: Entechno.
r872350814673833387548Nel ciclo poetico “To thalassinó trifýlli”, Kokotos firma il suo vertice creativo: un incontro perfetto tra semplicità popolare e sensibilità melodica. Le nove composizioni (undici brani in tutto) rivelano una scrittura limpida e solare, dove la poesia marina di Elytis si traduce in melodie leggere: la scelta di linee cantabili e immediatamente memorabili risponde al desiderio, dichiarato da Elytis, che “i brani possano essere cantati da persone di tutte le età”. Il bouzouki e la chitarra dialogano con archi e fiati in un equilibrio delicato: la tradizione resta presente, ma l’orchestrazione si apre a sfumature più ricche e cameristiche. La struttura ritmica dell’album non rinuncia del tutto al carattere popolare: alcuni brani conducono a sensazioni mediterranee, estive e danzanti, mentre altri scelgono una metrica più fluida, quasi sospesa, per aderire alle immagini marine e al respiro poetico. La voce chiara di Michalis Violaris e quella più calda di Rena Koumioti incarnano due poli complementari: la trasparenza e la sensualità. La copertina dell’album è adornata da uno splendido dipinto di Bost.

Dimos Moutsis [Δήμος Μούτσης] – “Ágios Fevrouários” [“Άγιος Φεβρουάριος”] (1972)
Musica: Dimos Moutsis – Testi: Manos Eleftheriou – Voce: Dimitris Mitropanos, Petrii Salpea – Genere: Proto-entechno laiko.
r26364231326757427“Ágios Fevrouários” segnò l’inizio della collaborazione tra Moutsis ed Eleftheriou, destinata a lasciare un segno nella canzone greca. A cinquant’anni dalla catastrofe dell’Asia Minore, il disco ne rievoca le ferite con toni simbolici e allusivi, più vicini alla memoria che alla cronaca. il titolo, scelto senza legami diretti con i testi, introduce un’opera che unisce lutto e rinascita. Moutsis costruisce un equilibrio originale fra laiko classico e influenze sperimentali, con il bouzouki di Dimitris Margiolas, interventi orchestrali e tocchi rock. L’introduzione strumentale psichedelica resta una delle più audaci della discografia greca. Segna anche l’esordio di Dimitris Mitropanos, allora sotto leva, destinato a diventare una delle voci simbolo della musica nazionale. La sua voce, profonda e vibrante, emerge in brani come “i soústa pigaine brostá” e “O cháros vgike paganiá”. Accolto inizialmente con freddezza, l’album divenne un successo inatteso per un equivoco giornalistico che ne accrebbe la fama di disco “proibito”.

Giannis Markopoulos & Nikos Xilouris [Γιάννης Μαρκόπουλος & Νίκος Ξυλούρης] – “Ιθαγένεια  (“Ithageneia”) (1972)
Musica: Giannis Markopoulos – Testi: K.H. Myris – Voce: Nikos Xilouris, Memi Spiratou – Genere: Entechno, Rizitika.
917958974966965955955959_1_1Compositore cretese dalla forte impronta identitaria, con “Ithagéneia”, Markopoulos completa il trittico che inaugura il suo ritorno alle radici, dopo “O ilios o Prótos”(1969) e “Chronikó” (1970). È un disco chiave per comprendere la sua traiettoria: un’opera che fonde la ricerca etnomusicale con una visione moderna e militante della cultura greca. Markopoulos costruisce un linguaggio in cui la tradizione non è nostalgia, ma energia viva: melodie modali, ritmiche popolari e strumenti acustici – lyra, kanonaki, santouri, oud, klarino, laoúto, violini – si intrecciano in una tessitura austera, priva di orpelli sinfonici, che restituisce autenticità e densità emotiva. Il dialogo con la poesia di K.H. Myris raggiunge qui un equilibrio raro: parola e musica diventano due volti di un’unica idea di ellenismo, inteso come identità culturale e spirituale più che come retorica nazionalista. I momenti più alti restano “Gennithika” e “Chilia Mýria Kýmata”, dove la voce di Nikos Xylouris, al culmine della sua forza espressiva, trasforma il pathos popolare in canto universale. Accanto a lui, la presenza discreta di Memis Spyr contribuisce all’equilibrio lirico del disco.

Manos Hadjidakis [Μάνος Χατζιδάκις] – “O megálos erotikós” [“Ο μεγάλος ερωτικός”] (1972)
Musica: Manos Hadjidakis – Testi: Odysseas Elytis, Myrtiotissa, Constantine P. Cavafy, Giorgos Sarantaris, Pandelis Prevelakis, Nikos Gatsos, Dionysios Solomos, Sappho, Euripides, Hortatzis, Solomon – Voce: Flery Dandonaki, Dimitris Psarianos – Genere: Entechno.
r23289211277289867“O megálos erotikós” è probabilmente l’opera più compiuta di Hadjidakis: un ciclo di undici brani costruito su poesie che attraversano due millenni, da Saffo ed Euripide a Solomos, Cavafis ed Elytis, con echi del “Cantico dei cantici” e della tradizione popolare. Con quest’opera, il compositore avanza una proposta musicale impressionante e complessa e inedita per la canzone d’autore, ora libera dalla presenza dinastica del bouzouki attraverso nuove combinazioni di archi e strumenti a pizzico che creano timbri inediti ed emozionanti. Hadjidakis non illustra i testi: li mette al centro, cercando una melodia limpida, quasi trasparente, che lascia respiro alla parola e alla sua forza evocativa. Ne esce un percorso amoroso che rifugge l’enfasi e lavora per sottrazione, dove ogni modulo ritmico e armonico ha funzione narrativa. Le voci di Flery Dandonaki e Dimitris Psarianos, scelte per timbri complementari, si alternano e si intrecciano su arrangiamenti sobri di pianoforte, chitarra e pochi strumenti acustici. L’uso misurato delle dinamiche – sospensioni, pianissimi, entrate calibrate – costruisce un clima intimo e meditativo che unifica l’arco del ciclo senza appiattirne i contrasti interni. L’opera d’arte si completa con la memorabile copertina di Giannis Moralis. 

Stavros Xarhakos & Nikos Xylouris [Σταύρος Ξαρχάκος & Νίκος Ξυλούρης] – “Diónyse kalokéri mas” [“Διόνυσε καλοκαίρι μας”] (1972)
Musica: Stavros Xarhakos – Testi: Kostas Kindynis, Vangelis Andreopoulos, Pavlos Matesis – Voce: Nikos Xylouris, Afroditi Manou – Genere: Entechno.
r639275914181200207610Xarhakos, compositore dall’impronta drammatica e orchestrale, seppe legare la canzone popolare a un linguaggio sinfonico vicino al cinema e al teatro. in “Diónyse kalokéri mas” mette a frutto questa versatilità, affidando le sue partiture a due interpreti opposti e complementari: Nikos Xylouris dona al disco la potenza popolare e l’aura epica di un canto radicato nella tradizione, mentre Afroditi Manou, allora giovane promessa, introduce una dimensione più lirica e raffinata. L’album intreccia orchestrazioni ampie e passaggi folk con soluzioni timbriche inusuali: “Aftón ton kósmo ton kaló” si apre con un’introduzione dal piglio quasi rock; “Égiran ta mátia sou” sorprende con l’uso del sitar; “itan ta lógia sou fotiá” alterna intimità e slanci sinfonici, mentre “Óreos pou ’se Avgeriné” fonde l’approccio viscerale di Xylouris con quello solenne e accademico di Xarhakos. I testi di Kindynis, Andreopoulos e Matesis oscillano tra poesia e impegno, trovando nelle musiche un respiro che unisce teatro, mito e contemporaneità. 

Loukianos Kilaidonis & Giannis Negrepontis [Λουκιανός Κηλαηδόνης & Γιάννης Νεγρεπόντης] – “Mikroastiká” [“Μικροαστικά”] (1973)
Musica: Loukianos Kilaidonis – Testi: Giannis Negrepontis – Voce: Loukianos Kilaidonis, Mimis Chrysomallis, Nikos Skylodimos, Lakis Chalkias, ioanna Kiourktsoglou, Nikos Rouseas – Genere: Entechno.
12713284423fab09c5ecb8bb935856110c762365d77cb06cc5285b15cdaPubblicato nell’autunno del 1973, poco prima della rivolta del Politecnico di Atene, “Mikroastiká” di Kilaidonis è uno dei dischi più emblematici del tardo periodo della dittatura dei colonnelli. Su testi di Negrepontis, ritrae con ironia la vita dell’uomo comune – il “piccolo borghese” complice nella propria inerzia – alternando satira sociale e malinconia. Per la prima volta Kilaidonis canta le proprie composizioni, affiancato da Lakis Chalkias, Ioanna Kiourktsoglou e altri interpreti del collettivo Elefthero Theatro. Musicalmente si allontana dal laiko dei suoi primi lavori, favorendo un linguaggio libero, che ibrida jazz, pop, rebetiko e canzone teatrale. L’autore lo definì un collage sonoro dei suoi anni d’infanzia: cinema estivi, radio delle parate, feste di quartiere, pomeriggi assolati nel centro di Atene. “Mikroastiká” circolò inizialmente di nascosto, su bobine passate tra amici, per poi riuscire a passare le maglie della censura e venire pubblicato su simbolico vinile rosso, imponendosi come primo vero disco politico di Kilaidonis.

Christodoulos Halaris & Giannis Kakoulidis [Χριστόδουλος Χάλαρης & Γιάννης Κακουλίδης] – “Akolouthia” [“Ακολουθία”] (1974)
Musica: Christodoulos Halaris – Testi: Giannis Kakoulidis – Voce: Dimitra Galani, Nikos Xylouris, Chrysanthos Theodoridis, Christodoulos Halaris – Genere: Entechno.
r932480715810794187521Musicologo e compositore tra i massimi studiosi della musica antica greca, Halaris fu una figura appartata ma decisiva nel rinnovamento della canzone popolare degli anni Settanta. Dopo l’esordio con “Tropikós tis Parthénou” (1973), pubblicò l’anno successivo “Akolouthia”, un ciclo di nove poesie di Kakoulidis intrecciate a una trama sonora che fonde ispirazione poetica e suggestioni liturgiche. il disco si distingue per il suo colore fortemente tradizionale e per la tensione interiore che lo attraversa. Halaris unisce modalità bizantine e ritmi popolari a orchestrazioni raffinate, costruendo un’atmosfera sospesa tra evocazione mitica e coralità. Al centro la voce di Xylouris, che infonde al repertorio una forza epica e terrena, spicca la sconvolgente “Tou thanatou parangeila” , dove il cantante cretese intona, probabilmente per l’unica volta, una canzone influenzata dalla tradizione pontica. La giovane Galani – ancora agli inizi – porta luce e freschezza interpretativa. Accanto a loro, lo stesso Halaris e Chrysanthos, voce maschile dalla timbrica acuta e androgina che introduce un colore pontico inedito nella musica greca del tempo.

Manos Loizos [Μάνος Λοΐζος] – “Ta tragoudia tou drómou” [“Τα τραγούδια του δρόμου”] (1974)
Musica: Manos Loizos – Testi: Kostoula Mitropoulou, Lefteris Papadopoulos, Manos Loizos, Giannis Negrepontis, Dimitris Christodoulou, Federico Garcia Lorca, Nikos Gatsos – Voce: Manos Loizos, Aleka Aliberti, Vasilis Papakonstantinou, Chorodia G. Kakitsi – Genere: Proto-entechno laiko.
956945957959962955959912950959962manosloizos964961945947959965948953945964959965948961959956959965coverartLoizos fu tra i protagonisti assoluti della canzone greca del dopoguerra: autore capace di unire immediatezza melodica e coscienza civile, lasciando un repertorio che segna la memoria collettiva. “Ta tragoudia tou drómou” rappresenta uno dei suoi lavori più intensi, scritto durante la dittatura e completato subito dopo la caduta del regime. Con questo disco Loizos supera il laiko e si impone fra i precursori di una nuova forma di canzone d’autore popolare – l’entechno laiko – in cui semplicità melodica e profondità artistica si incontrano in un realismo partecipe. I testi, in gran parte di Lefteris Papadopoulos, parlano di libertà e speranza con linguaggio diretto ma privo di retorica. Brani come “O drómos” e “To akordeón”, autentici inni antifascisti, furono cantati per generazioni e persino insegnati nelle scuole, radicandosi nel dna collettivo dei greci. Accanto al compositore, che interpreta parte del repertorio con intensa partecipazione, appare un giovanissimo Vasilis Papakonstantinou. 

Thanos Mikroutsikos & Maria Dimitriadi [Θάνος Μικρούτσικος & Μαρία Δημητριάδη] – “Politika tragoudia” [“Πολιτικά τραγούδια”] (1975)
Musica: Thanos Mikroutsikos – Testi: Nazim Hikmet, Wolf Biermann (traduzioni di Giannis Ritsos, Papaleonardos, Kourtovik) – Voce: Maria Dimitriadi – Genere: Entechno.
952945957959962956953954961959965964963953954959962thanosmikroutsikos956945961953945948951956951964961953945948951mariadimitriadi960959955953964953954945964961945947959965948953945coverartLontano dal pathos sinfonico di Theodorakis e dalla grazia cameristica di Hadjidakis, Mikroutsikos esordisce imponendo un linguaggio musicale nuovo, insieme intellettuale e combattivo. Fin dalle prime battute emerge un trattamento orchestrale inedito: Mikroutsikos costruisce brani su impasti timbrici ruvidi e potenti, dominati da fiati e percussioni in combinazioni audaci che rinunciano alla linearità per privilegiare tensione e contrasto. L’orchestrazione non accompagna semplicemente il testo: lo interpreta, lo mette in discussione, lo fa esplodere. A differenza del laiko, la chitarra e il bouzouki non dettano più la forma, ma dialogano con un tessuto orchestrale che fonde echi neoclassici, inflessioni jazzistiche e un’energia rock ancora inusuale per il genere. Le ritmiche si muovono con libertà sorprendente: marce solenni, passaggi sincopati, improvvise aperture liriche. Il risultato è un flusso musicale continuo, un “fiume d’oro” (come lo definirà Hadjidakis)  in cui ogni brano germoglia dal precedente. Mikroutsikos alterna progressioni modali di ascendenza bizantina a passaggi tonali moderni, generando melodie cantabili ma spigolose, irregolari, modellate sull’asprezza della parola poetica. Il disco si articola in due sezioni ispirate ai versi di due poeti “dissidenti”, il tedesco Biermann e il turco Hikmet: nella prima prevale un tono sarcastico e militante, con accenti percussivi e crescendo travolgenti; la seconda assume invece un respiro più ampio, dove archi e fiati si ammorbidiscono. Protagonista assoluta è Dimitriadi, la cui voce luminosa trasforma ogni brano in un appassionato atto civile.

Christos Leontis [Χρήστος Λεοντής] – “To kapnismeno tsoukali” [“Καπνισμένο Τσουκάλι”] (1975)
Musica: Christos Leontiss – Testi: Giannis Ritsos – Voce: Nikos Xylouris, Tania Tsanaklidous – Genere: Entechno.
917958974966965955955959_1Composto nei giorni immediatamente successivi alla rivolta del Politecnico e pubblicato due anni dopo la caduta della dittatura, “Kapnisméno tsoukáli” (“Il pentolino annerito”) è un altro dei capisaldi del canto politico greco del dopoguerra. Leontis trova nella poesia di Ritsos la materia ideale per una musica che unisce pathos popolare e tensione civile, trasformando la memoria collettiva in linguaggio corale. L’opera, originariamente concepita come oratorio popolare, si muove tra marce solenni, ballate ed episodi sostenuti da orchestrazioni asciutte, dove bouzouki, laouta e percussioni dialogano con momenti di sospensione quasi liturgica. La voce di Xylouris diventa il cuore del disco, mentre la giovane Tánia Tsanaklidous apporta un contrappunto più intimo e vibrante. La partecipazione dello stesso Ritsos in brevi recitativi dona ulteriore forza simbolica a un lavoro che, pur nato da un contesto politico preciso, trascende la cronaca per farsi elegia universale di libertà e speranza.

Giannis Markopoulos [Γιάννης Μαρκόπουλος] – “Anexartita” [“Ανεξάρτητα”] (1975)
Musica: Giannis Markopoulos – Testi: Michalis Fakinos, Manos Eleftheriou, Giannis Chronas, Giannis Skourtis, Giannis Markopoulos, Michalis Katsaros, Kostas Virvos, Thodoros Gkorpas – Voce: Vicky Mosholiou, Christos Garganourakis, Lakis Chalkias, Nikos Xylouris, Giannis Markopoulos, Alexandra, Lizetta Nikolaou – Genere: Entechno.
947953945957957951962956945961954959960959965955959962yannismarkopoulos945957949958945961964951964945coverart“Anexartita” non nacque come album unitario ma come raccolta di brani incisi tra il 1972 e il 1975, in gran parte pubblicati su 45 giri e rimasti fuori dai grandi cicli dell’epoca. Il titolo – “Indipendenti” – riflette la libertà creativa di un periodo particolarmente fertile per il compositore. Molti episodi sono diventati iconici: Xylouris riprende “Bikan stin poli oi echthroi” e “Zavarakattanemia”, quest’ultima già interpretata dallo stesso Markopoulos nel 1968; sempre con Xylouris troviamo la prima registrazione, poi censurata, di “Ta logia kai ta chronia” con Charalambos Garganourakis, proveniente dal ciclo “Thiteia”. Vicky Mosholiou firma tre momenti di rilievo – “Roza i naziara”, “Perama” e “Alexandreia” – già note in versioni precedenti. “Anexartita” restituisce l’immagine di un Markopoulos al crocevia tra impegno politico e sperimentazioni folk, capace di unire canzone di protesta, poesia e aperture verso il rock.

Thanos Mikroutsikos, Maria Dimitriadi & Giannis Ritsos [Θάνος Μικρούτσικος, Μαρία Δημητριάδη & Γιάννης Ρίτσος] – “Cantata ya tin Makroniso / Spoudi se Poiimata tou Vladimiru Mayakovsky” [“Καντάτα για την Μακρόνησο / Σπουδή σε ποιήματα του Βλαδίμηρου Μαγιακόβσκη”] (1975)
Musica: Thanos Mikroutsikos– Testi: Giannis Ritsos– Voce: Maria Dimitriadi, Sakis Boulas, Giannis Zouganelis– Genere: Entechno.
r276263315063578297047Si tratta di una delle opere più radicali della canzone politica greca. I testi intrecciano le liriche di Ritsos – scritte durante la sua prigionia nel campo di concentramento dell’isola di Makronisos fra il 1948 e il 1952 – con traduzioni in greco di poesie di Mayakovsky, creando un affresco che fonde memoria storica e respiro internazionale. Dal punto di vista musicale, Mikroutsikos accosta canto tonale e sezioni atonali, combina pianoforti, archi e voci recitanti, sfrutta microfoni ambientali e soluzioni teatrali che richiamano Brecht. Le strutture risultano complesse, ma sempre funzionali all’intensità dei testi. A interpretare il materiale fu Maria Dimitriadi, voce austera e drammatica che Mikroutsikos defini “sacerdotessa della tragedia”, affiancata da giovani cantanti e attori come Boulas e Zouganelis. Uscita nel pieno della Metapolitefsi (periodo di transizione verso la democrazia), la “Kantata” resta un’opera cardine: testimonianza della volontà di rinnovare la canzone greca rendendola strumento di coscienza civile e al tempo stesso laboratorio di sperimentazione sonora. 

Christodoulos Halaris, Nikos Gatsos, Dimitra Galani & Chrysanthos Theodoridis [Χριστόδουλος Χάλαρης, Νίκος Γκάτσος, Δήμητρα Γαλάνη & Χρύσανθος] – “Drosoulites” [“Δροσουλίτες”] (1975)
Musica: Christodoulos Halaris. Testi: Nikos Gatsos. Voce: Dimitra Galani, Chrysanthos Theodoridis. Genere: Entechno.
967961953963964959948959965955959962967945955945961951962christodouloshalaris948961959963959965955953964949962coverartI drosoulites sono un fenomeno ottico al centro di una leggenda cretese: figure di cavalieri che, al sorgere del sole, emergerebbero dal mare di Frangokastello per poi svanire nella luce. Da questo mito nasce nel 1975 l’incontro di due geni visionari, Gatsos e Halaris. Il poeta trasforma la suggestione popolare in dieci ballate di eccezionale respiro linguistico, affrontando la tradizione bizantina e il ciclo degli akritikà (poesie popolari epiche del medioevo bizantino), con un lessico arcaico e visionario che restituisce il sapore del canto popolare. Halaris veste quei versi con musiche dense e luminose, creando un nuovo repertorio folk fondato su una strumentazione tradizionale – lira pontica, violino, santouri, kanonaki, tzouras, fiati e percussioni – orchestrata con equilibrio e immaginazione. Alla voce solenne di Dimitra Galani fa da contrasto il canto acuto e cristallino di Chrysanthos, che sembra provenire da un’altra dimensione, sospeso tra estasi e liturgia, e conferisce al disco un’aura di sacralità senza tempo.

Manos Loizos, Giannis Negrepontis & Maria Farantouri [Μάνος Λοΐζος, Γιάννης Νεγρεπόντης & Μαρία Φαραντούρη] – “Ta negrika” [“Τα νέγρικα”] (1975)
Musica: Manos Loizos – Testi: Giannis Negrepontis – Voce: Maria Farantouri – Genere: Entechno.
r239302414940981422177“Ta negrika”, su testi di Giannis Negrepontis, conclude la trilogia politica di Loizos, portando il suo impegno al punto più alto e radicale. Il ciclo era stato composto tra il 1966 e il 1967 e presentato in concerti studenteschi con Maria Farantouri, Giorgos Zografos e Dionysis Savvopoulos. La registrazione fu possibile solo dopo la caduta della dittatura, che ne aveva vietato la diffusione anche per l’appartenenza di Negrepontis alla sinistra, costata all’autore la deportazione. Farantouri, voce simbolo della canzone politica greca, offre una delle sue interpretazioni più intense, sorretta da arrangiamenti che alternano sobrietà popolare e pulsazioni rock. Loizos dimostra grande precisione come orchestratore, con melodie limpide che amplificano testi su razzismo, Vietnam e ingiustizia sociale. Uscito a fine 1975, “Ta negrika” resta uno dei vertici della sua discografia e, per molti, il disco folk greco più innovativo e consapevole della metà degli anni Settanta.

Christodoulos Halaris, Nikos Xylouris & Tania Tsanaklidou [Χριστόδουλος Χάλαρης, Νίκος Ξυλούρης & Τάνια Τσανακλίδου] – “Erotókritos” [“Ερωτόκριτος”] (1976)
Musica: Christodoulos Halaris – Testi: Vitsentzos Kornaros – Voce: Nikos Xylouris, Tania Tsanaklidou – Genere: Entechno.
r307144614249318982834“Erotókritos” porta in musica il poema seicentesco di Vitsentzos Kornaros, pilastro della letteratura cretese. Con la collaborazione del regista Errikos Thalassinos, Halaris condensò l’immenso corpus di oltre diecimila versi in una drammaturgia compatta, capace di restituire in forma moderna la vicenda d’amore tra Areti ed Erotókritos. La partitura intreccia strumenti e modalità ispirati alla Creta veneziana con una scrittura contemporanea e rigorosa. Il cuore interpretativo è affidato a Xylouris, che ritrova qui la sua identità più autentica legata al canto cretese, e a Tsanaklidou – al debutto discografico – sorprendente per intensità e forza drammatica. Il dialogo tra le due voci, ora aspro ora lirico, si innesta in un tessuto orchestrale che alterna austerità e aperture melodiche. Altri compositori, da Markopoulos a Mamagakis, affrontarono negli stessi anni il poema di Kornaros, ma la versione di Halaris resta la più compiuta e coerente, suggellata dalla celebre copertina illustrata da Spyros Vassiliou.

Mariza Koch [Μαρίζα Κωχ] – “Mariza Koch” [Μαρίζα Κωχ] (1977)
Musica: Mariza Koch – Testi: Mariza Koch – Voce: Mariza Koch – Genere: Entechno.
956945961953950945954969967marizakoch956945961953950945954969967coverartMariza Koch, artista fuori dagli schemi e voce tra le più originali della scena greca, nel 1977 pubblica il suo primo album interamente entechno, dopo anni di rielaborazioni popolari e sperimentazioni folk rock. Con “Mariza Koch” presenta per la prima volta un ciclo di composizioni proprie, affermandosi come autrice e segnando una svolta decisiva nella sua carriera. Il disco ha un ruolo speciale anche per la prima rilettura organica delle poesie di Nikos Kavvadias, allora poco noto al grande pubblico. Koch musicò otto suoi testi, trasformandoli in brani intensi e ritmicamente vivi: fra i vertici “Fáta Morgána” e “Poúsi”, seguite da “Moúsōnas”, “Nanourisma” e “Maraboú”, che fondono canto popolare e inventiva melodica. Accanto a Kavvadias compaiono due classici di Vasilis Tsitsánis, “Magissa tis Arapiás” e “Nýchtes magikés”, rivisitati con mandolino al posto del bouzouki, e “Se poia goniá”, scritta da Koch nello stile del maestro. Chiude “Agápi pou ýgenes dikopo machéri” di Hadjidakis. “Mariza Koch” resta un’opera coraggiosa e poliedrica, preludio naturale allo splendido “O kathréftis” (1980).

Nikos Xydakis & Manolis Rasoulis [Νίκος Ξυδάκης & Μανώλης Ρασούλης] – “I ekdikisi tis gyftiás” [“Η εκδίκηση της γυφτιάς”] (1978)
Musica: Nikos Xydakis – Testi: Manolis Rasoulis – Voce: Dimitris Kontoyiánnis, Dionysis Savvopoulos, Nikos Papazoglou, Sofia Diamanti – Genere: Entechno laiko.
r1572895915967079567446_01“I ekdikisi tis gyftiás” è tra i dischi fondativi dell’entechno laiko moderno, momento in cui la canzone d’autore salda il linguaggio popolare con la scrittura colta. Le musiche del giovane Xydakis e i testi di Rasoulis, paroliere e voce ribelle della Grecia post-dittatura, fondono ironia, impegno e poesia in una sintesi vitale e innovativa. Parteciparono alle sessioni, in veste di cantanti, produttori e tecnici del suono, Dionysis Savvopoulos e Nikos Papazoglou, figure-ponte tra tradizione e sperimentazione. Papazóglou, allora poco noto, trovò qui la consacrazione, con la sua voce calda e inconfondibile. Dimitris Kontoyiánnis e Sofia Diamanti completarono un cast vocale d’eccezione. Con melodie limpide e arrangiamenti sobri, l’album chiude idealmente la stagione creativa degli anni Settanta e apre una nuova era per la canzone greca. Nel 2021 la riedizione in vinile ha riportato “I ekdikisi tis gyftiás” nella top 10 delle classifiche greche, a oltre quarant’anni dalla sua uscita.

Thanos Mikroútsikos & Nikos Kavvadias [Θάνος Μικρούτσικος & Νίκος Καββαδίας] – “O stavrós tou nótou” [“Ο σταυρός του νότου”] (1979)
Musica: Thanos Mikroutsikos – Testi: Nikos Kavvadias – Voce: Giannis Koutras, Aimilia Sarri, Vasilis Papakonstantinou – Genere: Entechno.
r1603919716023457367752“O stavrós tou nótou” segna il punto di svolta della carriera di Mikroútsikos e uno dei momenti più amati della canzone greca. Basato sulla poesia marinaresca e visionaria di Kavvadias, il ciclo nacque come colonna sonora per la serie televisiva Poreia 090. Accolto inizialmente con scetticismo dall’etichetta e dalla critica, trovò presto un’enorme risonanza popolare. L’approccio è entechno nel senso più pieno: melodie armoniose, arrangiamenti eleganti e discreti, sempre al servizio della parola poetica. Quasi ogni brano è un piccolo classico: Giannis Koútras ne interpreta otto con partecipazione vibrante; Papakonstantinoú dona forza drammatica a “To machairi” e “Énas négnos thermastis ap’ to Tzimbúti”, mentre Aimilia Sarri illumina il brano eponimo. Con la celebre copertina di Alekos Fassianos, “O stavrós tou nótou” consacra Mikroútsikos tra i grandi compositori moderni e trasforma Kavvadias in patrimonio condiviso della cultura greca.

Manos Loizos & Haris Alexiou [Μάνος Λοΐζος & Χάρις Αλεξίου] – “Ta tragoudia tis Haroúlas” [“Τα τραγούδια της Χαρούλας”] (1979)
Musica: Manos Loizos – Testi: Manolis Rasoulis, Pythagoras – Voce: Haris Alexiou – Genere: Entechno laiko.
r3070592017162243216537Con “Ta tragoudia tis Haroúlas” Alexiou realizza il sogno di collaborare interamente con Loizos, dopo averne già interpretato alcuni brani in “Kaliméra ilie” (1974). L’album segna un punto culminante per entrambi e per l’entechno laiko: dodici canzoni composte su misura per la voce di Alexiou, che mostra qui tutta la sua espressività, dai ritmi popolari (zeibékiko, karsilamás) a momenti di rara intensità lirica. Brani come “Gyftissa ton evýzaxe”, “Téli téli téli” e “O fándaros” sono entrati nel canone della musica greca, ma è “Óla se thymizoun” (“Ogni cosa mi ricorda di te”) a imporsi come la ballata più struggente del disco. Quando Loizos morì prematuramente nel 1982, a soli quarantacinque anni, la canzone – che già evocava la perdita e la memoria – fu riproposta ai suoi funerali, divenendo un’elegia nazionale. Reinterpretata da Alexiou, Dalaras e Farantoúri, è oggi percepita come un canto d’addio al compositore, un presagio della sua stessa fine.

Anni ’80

Manos Hadjidakis, Dimitris Maragkopoulos, Lena Platonos & Nikos Kypourgos [Μάνος Χατζιδάκις, Δημήτρης Μαραγκόπουλος, Λένα Πλάτωνος & Νίκος Κυπουργός] – “Edo Lilipoupoli” [“Εδώ Λιλιπούπολη”] (1980)
Musica: Dimitris Maragkopoulos, Lena Platonos, Nikos Kypourgos – Testi: Marianina Kriezi – Voce: Antonis Kontogeorgiou, Spyros Sakkas, Marielli Sfakianaki, Savina Yannatou – Genere: Entechno, musica per bambini.
956945957959962967945964950953948945954953962manoshadjidakis949948969955953955953960959965960959955951coverartTra le produzioni più singolari della Grecia post-dittatura, “Edo Lilipoupoli” nasce come trasmissione radiofonica del Terzo Programma, diretta da Manos Hadjidakis tra il 1976 e il 1980. Sotto l’apparenza di un programma per bambini, si rivelò un laboratorio di libertà creativa e satira sociale, dove musica, teatro e poesia si incontravano in una forma di avanguardia popolare. Le storie scritte da Regina Kapetanaki e i testi di Marianina Kriezi, interpretati da grandi attori della scena ateniese, costruivano un mondo ironico e surreale, specchio della Grecia in trasformazione. Fondamentale fu il ruolo di Hadjidakis come scopritore di talenti: affidò le musiche a quattro giovani allora sconosciuti – Lena Platonos, Nikos Kypourgos, Dimitris Maragkopoulos e Nikos Christodoulou (poi escluso dalle incisioni finali) – guidandoli con mano sicura in un lavoro di sintesi tra forma colta e immaginazione infantile. Le partiture, raffinate e sperimentali, fondono strumenti acustici e colori cameristici in un equilibrio perfetto fra grazia e invenzione. Pubblicato in doppio vinile, “Edo Lilipoupoli” trascende i suoi riferimenti infantili per diventare un simbolo della rinascita culturale greca: una delle opere entechno più fantasiose e coraggiose mai prodotte.

Heimerinoi Kolymvites [Χειμερινοί Κολυμβητές] – “Heimerinoi kolymvites” [“Χειμερινοί Κολυμβητές”] (1981)
Musica: Argyris Bakirtzis – Testi: Argyris Bakirtzis – Voce: Argyris Bakirtzis, Dimosthenis Sioulas, Dionysios Roussos, isidoros Papadamou, Kostas Sideris, Michalis Siganidis, Ourania Kargoudi – Genere: Entechno laiko.
967949953956949961953957959953954959955965956946951964949962heimerinoikolymvites9679499539569499619539579598054954959955965956946951964949962coverartFormatisi a Salonicco nel 1965 attorno ad Argyris Bakirtzis, architetto e scrittore dalla voce inconfondibile, gli Heimerinoi Kolymvites (Nuotatori d’inverno) rappresentano una delle realtà più originali e longeve della canzone greca. Il loro stile sfugge a ogni definizione: fonde rebetiko, canti macedoni, cabaret e poesia surreale. Per anni il gruppo rimase un progetto sotterraneo, attivo tra performance teatrali e registrazioni amatoriali, fino al debutto discografico del 1981. Registrato con la produzione e la partecipazione di Nikos Papazoglou, “Heimerinoi kolymvites” è un disco atipico, costruito su arrangiamenti acustici essenziali ma di grande inventiva: chitarra, bouzouki, contrabbasso e violino disegnano un paesaggio intimo e ironico, sospeso tra malinconia e teatro-canzone. Accolto inizialmente come esperimento di nicchia, divenne col tempo un punto di riferimento per la scena alternativa greca. Il gruppo, rimasto fedele alla propria estetica minimale, continua ancora oggi a esibirsi con costanza, mantenendo un seguito appassionato.

Vaggelis Germanos [Βαγγέλης Γερμανός] – “Ta barákia” [“Τα μπαράκια”] (1981)
Musica: Vaggelis Germanos – Testi: Vaggelis Germanos – Voce: Vaggelis Germanos – Genere: Entechno.
r233017714647367091882Vaggelis Germanos, chitarrista e cantautore appartato della scena ateniese, debuttò nel 1981 con “Ta barákia”, prodotto da Dionysis Savvopoulos, che aggiunge un tocco di eccentricità suonando il basso tuba e l’arpa. Dopo anni trascorsi tra piccoli locali e composizioni private, Germanos trovò in questo lavoro la forma ideale per unire introspezione poetica e rigore melodico. Pur muovendosi entro i confini dell’entechno, “Ta barákia” ne rinnova il linguaggio: abbandona la retorica politica degli anni Settanta per una scrittura più personale, fatta di quotidianità, malinconia e tenerezza. Le dodici ballate che lo compongono fondono eleganza folk, accenti rock e un discreto gusto vaudeville creando un’atmosfera calda e misurata. Brani come “Se thélo”, “To grámma” e “Trochiá” rivelano un autore capace di coniugare delicatezza narrativa e vitalità ritmica, sostenuto da arrangiamenti essenziali, spesso acustici, e dalla voce limpida di una giovanissima Eleftheria Arvanitaki ai cori. Oggi “Ta barákia” è considerato un classico discreto ma fondamentale: il disco che traghetta la canzone greca dall’impegno collettivo a una nuova stagione di sensibilità più personale.

Nikolas Asimos [Νικόλας Άσιμος] – “O xanapés” [“Ο ξαναπές”] (1982)
Musica: Nikolas Asimos – Testi: Nikolas Asimos – Voce: Nikolas Asimos, Athinaiki Kompania, Voula Karachaliou, Dimitris Trantalis, Penny Xenaki, Poupeta Lappa, Sofia Emfietzi – Genere: Entechno, Avant-Folk, Art Rock.
r28281741321223382Nikolas Asimos rimane una figura quanto mai peculiare: outsider radicale, poeta urbano e provocatore instancabile, segnato da un destino tragico che lo portò al suicidio, ma detentore di una carriera breve e di culto. Dopo anni di cassette autoprodotte e distribuite clandestinamente, con “O xanapés” fece il suo ingresso ufficiale nell’industria musicale, condensando in dieci brani l’essenza della sua scrittura. I testi oscillano tra sarcasmo, filosofia e quotidianità, intrecciando immagini colte e riferimenti surreali. Musicalmente l’album unisce radici popolari e rock, con strutture oblique e dissonanti che richiamano l’avant-folk, chitarre elettriche abrasive e ritmiche spezzate che rompono il canone tradizionale. Accanto a lui compaiono Haris Alexiou e Vasilis Papakonstantinou, che prestarono le loro voci a due brani, contribuendo a far conoscere un autore ai margini. Papakonstantinou, in particolare, continuò a reinterpretare i suoi pezzi nei decenni successivi, cementandone la memoria. “O xanapés” resta un disco anomalo e seminale, ritratto autentico di un artista “scomodo” che fece della canzone uno spazio di dissenso e libertà interiore.

Savina Yannatou & Lena Platonos [Σαβίνα Γιαννάτου & Λένα Πλάτωνος] – “Karyotákis: 13 tragoudia” [“Καρυωτάκης: 13 τραγούδια”] (1982)
Musica: Lena Platonos – Testi: Kostas Karyotakis – Voce: Savina Yannatou – Genere: Entechno
963945946953957945947953945957957945964959965and955949957945960955945964969957959962savinayannatouandlenaplatonos95494596196596996494595495196213964961945947959965948953945coverartDopo il capolavoro per bambini “Edo Lilipoupoli”, in cui portò l’entechno in una forma giocosa e sperimentale, e l’avanguardia elettronica di “Sabotage” (1981), Lena Platonos affrontò nel 1982 un progetto di segno opposto: “Karyotákis: 13 tragoudia”, interamente dedicato alla poesia di Karyotakis, voce simbolo della generazione letteraria del primo dopoguerra. Le musiche, composte prima di “Sabotage” ma pubblicate l’anno successivo, restituiscono la malinconia e il senso claustrofobico dei versi con uno stile sobrio e introspettivo. Le melodie ariose intrecciano strumenti classici ed elettrici in un equilibrio fragile e sospeso. A dare voce a questo universo è Savina Yannatou, che domina il disco con un canto capace di passare dal sussurro all’invocazione, fondendo delicatezza e dramma. L’atmosfera è costantemente pervasa da una pathos emotivo che rende ogni brano un microcosmo poetico. “Karyotákis: 13 tragoudia” rimane una delle opere più raffinate della discografia greca degli anni Ottanta, incontro tra la sensibilità di Platonos e l’universo decadente di Karyotakis, che attraverso la musica trova nuova vita.

Vasilis Papakonstantinou [Βασίλης Παπακωνσταντίνου] – “Fováme” [“Φοβάμαι”] (1982)
Musica: Lakis Papadopoulos, Manos Loizos, Giannis Zouganelis, Steve Harley, Giannis Glezos – Testi: Pavlos Matesis, Kleimis Stachtopoulos, Manolis Rasoulis, Giannis Oikonomeas, Sakis Boulas, Kostas Karyotakis, Andreas Pantazis – Voce: Vasilis Papakonstantinou, Kostas Ganoselis, Giannis Zouganelis – Genere: Entechno, Art Rock.
r234165713729735936389“Fováme” segna il vertice della carriera di Papakonstantinou, piazzandosi al confine tra art rock e entechno. La sua forza nasce dal legame con la memoria collettiva: gran parte dei testi e delle atmosfere rimandano alla rivolta del Politecnico del 1973, simbolo della resistenza contro la dittatura. Paura, repressione e rabbia riemergono qui in forma musicale, trasformate in energia catartica. L’album si apre con “Koursaros”, brano drammatico che stabilisce subito il clima dell’opera: un viaggio interiore segnato da inquietudine. La scrittura alterna ballate oscure e arrangiamenti elettrici incisivi, con chitarre e tastiere che guardano al rock progressivo mantenendo il pathos dell’entechno. Al centro la voce di Papakonstantinou, potente e graffiante, capace di passare dall’urlo al sussurro con autenticità disarmante. Il brano conclusivo, “Fováme”, apre con sirene e rumori di scontri, trasformando il disco in un atto di memoria politica. Più che un semplice album, è un documento di un’epoca e di un sentimento collettivo: la paura che diventa coscienza e resistenza. Le sue canzoni continuano a essere rilette in momenti di crisi, a dimostrazione della loro persistente attualità.

Dionysis Savvopoulos [Διονύσης Σαββόπουλος] – “Trapezákia éxo” [“Τραπεζάκια έξω”] (1983)
Musica: Dionysis Savvopoulos – Testi: Dionysis Savvopoulos – Voce: Dionysis Savvopoulos, Eleftheria Arvanitaki, Mariana Efstratiou – Genere: Entechno laiko.
r148839213770370712552Dopo un decennio segnato da continue metamorfosi e diversi capolavori – dal folk psichedelico di “To perivóli tou treloú” (1969) e l’avant-folk di “Ballos” (1971), dal progressive rock di “Vromiko psomi” (1972) al cantautorato di “10 chrónia kommátia” (1975) – Savvopoulos tornò all’entechno nel 1979 con “I rezérva”. Il successivo “Trapezákia éxo” (1983) rappresenta il suo ultimo capolavoro e segna la chiusura della sua stagione d’oro. Il disco dimostra uno spirito estroverso, corale, persino celebrativo. Orchestrazioni limpide, ritmi trascinanti e testi che alternano riflessione civile e ironia quotidiana ritraggono la Grecia dei primi anni Ottanta con raro equilibrio. Brani come “Mas várane ntefiá”, “Den einai rythmós”, “As kratisoyn oi choroi” – divenuto inno popolare e colonna sonora ufficiale del bicentenario del 1821 – e “To cheimóna e toúto” entrarono nell’immaginario collettivo, alcuni addirittura utilizzati in spot pubblicitari. Accanto a essi, pagine più raccolte come “Néo kýma”, “Mystikó tópio” e “Protomagiá” rivelano il lato meditativo dell’autore. Con circa 250 mila copie vendute, rimane uno dei più grandi successi degli anni Ottanta.

Stavros Xarhakos & Nikos Gatsos [Σταύρος Ξαρχάκος & Νίκος Γκάτσος] – “Rembétiko” [“Ρεμπέτικο”] (1983)
Musica: Stavros Xarhakos – Testi: Nikos Gatsos – Voce: Nikos Kalogeropoulos, Sotiria Leonardou – Genere: Entechno laiko, Archontorembetiko.
r319802515012572319862Dopo un lungo silenzio discografico, Xarhakos tornò nel 1983 con “Rembétiko”, straordinaria colonna sonora del film omonimo di Kostas Ferris, ispirato alla vita della cantante Marika Ninou e illustrato da una celebre copertina di Giannis Tsarouchis. Il film ebbe un successo enorme e contribuì a riaccendere l’interesse per il rebetiko proprio mentre la Grecia riscopriva le proprie radici popolari. Xarhakos costruisce un affresco sonoro che trasforma il rebetiko tradizionale in un linguaggio orchestrale di grande ampiezza: un archontorembetiko nel senso più pieno del termine. Le strutture spartane e i ritmi lenti del rebetiko classico vengono arricchiti da arrangiamenti complessi, armonie più elaborate e una cura timbrica che traghettano il disco nell’entechno. Il bouzouki resta protagonista, ma dialoga con archi, fiati e percussioni in un equilibrio che conferisce nuova prospettiva alla musica dei bassifondi. I testi di Gatsos fondono poesia e realismo popolare, evocando la Grecia urbana del Novecento. Tra i vertici figurano “Kaígomai”, “To díkty”, “Stin Amfiali”, “Stou Thoma” e l’epilogo “To praktoreío”. Con oltre 250mila copie vendute, “Rembétiko” divenne un fenomeno nazionale e rimane una delle colonne sonore greche più amate.

Arleta [Αρλέτα] – “Perípou” [“Περίπου”] (1984)
Musica: Lakis Papadopoulos – Testi: Kyriakos Ntoumos, Giorgos Pappas, Thanasis Fourgiotis, Arleta – Voce: Arleta – Genere: Néo kýma, Jazz pop
r700672814315289494631Arleta, pioniera del néo kýma e voce tra le più riconoscibili della canzone greca, negli anni Ottanta raggiunse una piena maturità artistica. Dopo una lunga fedeltà alla Lyra, nel 1984 pubblicò “Perípou”, ultimo album per l’etichetta discografica in questione e frutto della collaborazione con il cantautore rock Lakis Papadopoulos. Il disco segna un punto di svolta: Papadopoulos compone per lei undici brani leggeri e ironici che oscillano tra pop, jazz, rock’n’roll e ballate delicate. Arleta dimostra una straordinaria capacità di adattamento, passando da toni giocosi a registri più seri, con una vocalità sottile e confidenziale. “Sto grafeío” e “Óra selínis” animano la parte più danzante, mentre “Serenáta” diventa un successo nazionale. Accanto ai pezzi più noti figurano due adattamenti di poesie di Kavvadias, “William George Allum” e “Black & White”. “Perípou” rimane un disco di grande fascino, l’immagine di un’artista capace di reinventarsi senza rinnegare le proprie radici.

Nikos Papazoglou [Νίκος Παπάζογλου] – “Harátsi” [“Χαράτσι”] (1984)
Musica: Nikos Papazoglou, Vasso Alagiannis – Testi: Nikos Papazoglou, Takis Simotas, Manolis Rasoulis – Voce: Nikos Papazoglou – Genere: Entechno laiko.
r28683781304801660Papazoglou fu molto più che un cantautore: compositore, produttore, fonico e creatore dello studio Agrotikon, divenuto laboratorio sonoro di un’intera generazione. Proprio qui nacquero due dischi capitali della premiata ditta Xydakis/Rasoulis – “I ekdíkisi tis gyftiás” (1978) e “Ta díthen” (1979) – in cui Papazoglou fu anche voce protagonista. Prima di affermarsi come figura di punta della nuova canzone greca, aveva militato nella band beat degli Olympians, e poi nel gruppo tedesco Zealot. Dopo le collaborazioni con Savvopoulos – “Acharnís” (1977) e “I rezérva” (1979) – Papazoglou inaugurò nel 1984 la propria carriera solista con “Haratsi”. Il disco raccoglie undici brani  – di cui nove portano la sua firma  – dove la scrittura popolare si intreccia a pulsazioni rock e a un gusto melodico immediato. Il brano più resta “Ávgoustos”, su testo di Takis Simotas, struggente ballata ispirata a un’estate nel Pelio vissuta con Savvopoulos: una delle canzoni più amate e durature del repertorio greco moderno. Di grande fascino anche “Efchí”, dove un’articolata tessitura art-rock si intreccia all’entechno laiko tra assoli contorti di bouzouki e chitarra elettrica. Registrato con i musicisti della band Tachéia Thessaloníkis e corredato da una copertina tratta da un concerto al Teatro Kípou di Salonicco, “Haratsi” è considerato il punto di nascita della scuola di Salonicco, da cui sarebbero emersi artisti come Sokratis Malamas, Melina Kana e Thanasis Papakonstantinou.

Alkistis Protopsalti, Stamatis Kraounakis & Lina Nikolakopoulou [Άλκηστις Πρωτοψάλτη, Σταμάτης Κραουνάκης & Λίνα Νικολακοπούλου] – “Kykloforó ki oploforó” [“Κυκλοφορώ κι οπλοφορώ”] (1985)
Musica: Stamatis Kraounakis – Testi: Lina Nikolakopoulou – Voce: Alkistis Protopsalti – Genere: Entechno.
940955954951963964953962960961969964959968945955964951alkistisprotopsalti“Kykloforó ki oploforó” dà inizio ad una delle collaborazioni più durature e iconiche della canzone greca contemporanea: quella tra Stamatis Kraounakis, Lina Nikolakopoulou e Alkistis Protopsalti. Dopo le esperienze con Moutsis, Andriopoulos e Spanos, Protopsalti trova qui il suo registro definitivo, fondendo teatralità, pathos e immediatezza melodica. Il disco segna anche la piena maturità di Kraounakis, che esplora con libertà stilistica un territorio ibrido fra entechno, laiko, jazz e pop orchestrale. Le ballate si alternano a momenti di estasi mediterranea, con arrangiamenti lussuosi ma sempre al servizio della voce. La scrittura di Nikolakopoulou, ironica e coinvolgente, costruisce un universo dove amore e vulnerabilità convivono senza retorica. Il disco contiene almeno quattro classici della canzone greca: la title track, “I sotiría tis psychís”, la radiosa “Ánoixi”, e “O Ádonis”, che incarna la vena più visionaria dell’album.

Haris & Panos Katsimihas [Χάρης & Πάνος Κατσιμίχας] – “Zestá potá” [“Ζεστά ποτά”] (1985)
Musica: Haris Katsimihas, Panos Katsimihas – Testi: Haris Katsimihas, Panos Katsimihas – Voce: Haris Katsimihas, Panos Katsimihas – Genere: Entechno.
r510482813846213533305Con “Zestá potá” i fratelli Haris e Panos Katsimihas segnarono una svolta decisiva nella canzone greca, grazie ad un’estetica sonora riconoscibile, lontana tanto dal laïkó quanto dal rock più duro dell’epoca, e che secondo molte recensioni greche “αλλάζει το σκηνικό”  – cambia la percezione del rock nazionale, rendendolo più cantabile senza perdere incisività. Dopo anni di gavetta tra Atene e Berlino e un primo riconoscimento con “Mia vradiá sto Loúki” al Festival di Corfù del 1982 (organizzato da Hadjidakis), trovarono l’occasione per portare su disco le proprie canzoni, supportati dalla produzione di Manolis Rasoulis e dagli arrangiamenti raffinati, ma essenziali di Nikos Antypas  – batterista della famosa rock band Sokrates  – e Giannis Spathas. I testi ritraggono con disincanto la vita di una generazione disillusa ma ancora capace di sognare. “Rita Ritáki” e “Géla poúli mou” divennero subito classici, mentre “To ypogeío” rivela il legame profondo con la scena ateniese di quegli anni. Acclamato da pubblico e critica, “Zestá potá” vendette oltre 100mila copie e rimane un disco-soglia: segna l’ingresso dei Katsimihas come protagonisti della nuova scena ateniese e definisce un modello di songwriting elettrico e urbano che troverà larga risonanza negli anni successivi.

Eleftheria Arvanitaki & Stamatis Spanoudakis [Ελευθερία Αρβανιτάκη & Σταμάτης Σπανουδάκης] – “Kontrabánto” [“Κοντραμπάντο”] (1986)
Musica: Stamatis Spanoudakis – Testi: Stamatis Spanoudakis – Voce: Eleftheria Arvanitaki – Genere: Entechno.
949955949965952949961953945945961946945957953964945954951eleftheriaarvanitakiand963964945956945964951962963960945957959965948945954951962stamatisspanoudakis954959957964961945956960945957964959coverart“Kontrabánto” segna il momento in cui Eleftheria Arvanitaki (futura regina dell’entechno) smette di essere soltanto una promessa della scena ateniese e trova la propria fisionomia artistica. Dopo gli esordi come voce della Opisthodromiki Kompania e un debutto solista di impronta laiko, l’incontro con Stamatis Spanoudakis definisce la sua identità più matura, sospesa tra introspezione, eleganza melodica e sensibilità entechno. Interamente firmato da Spanoudakis – tranne “Efýges norís” di Antonis Andrikakis – il disco rappresenta un momento centrale della produzione del compositore, allora impegnato in cicli di canzoni costruiti attorno a un’unica voce. L’album alterna ballate crepuscolari e brani più intensi, con arrangiamenti che fondono chitarre acustiche, synth discreti e un ritmo misurato. L’apertura, “I aktí”, divenne un successo nazionale e impose la voce di Arvanitaki, limpida, vibrante, capace di unire tecnica e naturalezza. Accanto a essa spiccano “Paramýthi”, “Efýges norís” e il brano strumentale “Kontrabánto”.

Anni ’90

Eleftheria Arvanitaki [Ελευθερία Αρβανιτάκη] – “Méno ektós” [“Μένω εκτός”] (1991)
Musica: Ara Dinkjian, Christos Nikolopoulos, Antonis Mitzelos, Zoran Simjanovic, Nikos Xydakis, Giorgos Zikas – Testi: Lina Nikolakopoulou – Voce: Eleftheria Arvanitaki – Genere: Entechno.
949955949965952949961953945945961946945957953964945954951eleftheriaarvanitaki956949957969949954964959962coverartCon questo album Arvanitaki consolida definitivamente la propria identità artistica, portando a piena maturazione il percorso iniziato con “Kontrabánto”. Lontana ormai dalle atmosfere laiko degli esordi, costruisce un linguaggio sonoro personale e raffinato, in equilibrio tra tradizione greca e apertura mediterranea. In scaletta una delle hit è la title track ma è “Dináta” il vero brano-icona: il suo valore simbolico sarà riconosciuto anche molti anni dopo: un’esibizione particolarmente significativa di “Dináta” avviene infatti alla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Atene 2004, a testimonianza della sua importanza culturale e del ruolo rappresentativo assunto nel panorama musicale greco. Gli arrangiamenti di Nikos Antypas combinano strumenti acustici, accenni elettronici e ritmi balcanici e mediorientali, definendo un suono complesso ma accessibile, dove la voce della Arvanitaki si muove con naturale eleganza. “Méno ektós” vende 50mila copie e segna anche un punto di svolta per la canzone greca degli anni Novanta, proiettandola verso orizzonti più moderni e cosmopoliti senza tradirne le radici popolari – un percorso che troverà compimento nel successivo “Ta kormia ke ta machéria” (1994).

Haris Alexiou [Χάρις Αλεξίου] – “Di’ efchón” [“Δι’ Ευχών”] (1992)
Musica: Nikos Antypas – Testi: Lina Nikolakopoulou – Voce: Haris Alexiou – Genere: Entechno.
967945961953962945955949958953959965harisalexiou948953949965967969957coverart“Di’ efchón” rappresenta uno dei vertici della carriera di Alexiou, ormai voce di riferimento della scena nazionale. Dopo una lunga serie di successi nel repertorio laiko e popolare, l’artista abbraccia qui una dimensione più raccolta e sofisticata, che la colloca pienamente in ambito entechno. La musica è firmata da Nikos Antypas, mentre i testi portano la firma di Lina Nikolakopoulou. Insieme costruiscono un ciclo di brani densi di pathos, dove la tradizione popolare si intreccia a una scrittura musicale aperta al rock e al jazz mediterraneo, mantenendo però l’anima riflessiva e letteraria dell’entechno. Alexiou offre una delle sue prove migliori: la voce calda e vibrante si muove tra registri confidenziali e momenti di pura drammaticità. Brani come “Di’ efchón”, “Magíssa” e “Fthinóporo” incarnano perfettamente il tono malinconico dell’album, che ottenne grande successo di pubblico e critica, venendo distribuito anche all’estero (Giappone, Belgio, Israele, Francia).

Haris & Panos Katsimihas [Χάρης & Πάνος Κατσιμίχας] – “I monaxía tou schoinováti” [“Η μοναξιά του σχοινοβάτη”] (1992)
Musica: Haris Katsimihas, Panos Katsimihas, Dimitris Zbekos, Bobby McFerrin – Testi: Haris Katsimihas, Panos Katsimihas, Menelaos Loudemis, Giorgos Sarris, Argyris Chionis – Voce: Haris Katsimihas, Panos Katsimihas – Genere: Entechno, Pop rock.
r232766814881952267181Con “I monaxía tou schoinováti”, i fratelli Katsimihas riaffermano la loro centralità nella scena greca. Le canzoni esplorano il quotidiano con sguardo partecipe, capace di dare voce tanto alla città quanto ai margini, mescolando semplicità melodica e sottile inquietudine esistenziale. Il disco alterna episodi folk e pop acustici a momenti più elettrici e rock. Tra i brani di spicco figurano “Erotikó kalésma” su poesia di Menelaos Loudemis, “To oraío kalokéri” di Argyris Chionis – con la partecipazione di Paschalis – e la divertita rilettura di “Don’t Worry, Be Happy”. La title track, in forma di blues, è dedicato a Pavlos Sidiropoulos, figura leggendaria del rock greco e amico personale dei due autori. Costruito su frammenti dei loro dialoghi, ne restituisce l’irrequietezza poetica e l’eco di un’intera generazione sospesa fra sogno e disincanto. “I monaxía tou schoinováti” rimane un album-soglia, che segna la fase più adulta dei Katsimihas.

Thanasis Papakonstantinou, Sokratis Malamas & Melina Kana [Θανάσης Παπακωνσταντίνου, Σωκράτης Μάλαμας & Μελίνα Κανά] – “Stin Androméda kai sti Gi” [“Στην Ανδρομέδα και στη Γη”] (1995)
Musica: Thanasis Papakonstantinou, Sokratis Malamas – Testi: Thanasis Papakonstantinou, Sokratis Malamas – Voce: Thanasis Papakonstantinou, Sokratis Malamas, Melina Kana – Genere: Entechno.
61nuglw71l._uxnan_fmjpg_ql85_“Stin Androméda kai sti Gi” è un album corale che unisce il gotha della nuova generazione della scena di Salonicco: Papakonstantinou, già affermato cantautore dalla poetica ricca di immagini cosmiche, lo registra in compagnia di Malamas – uno degli autori più originali della scena greca – e della cantante Melina Kana, interprete dalla sensibilità raffinata e radicata nella tradizione balcanica. Registrato nello studio Agrotikon di Nikos Papazoglou, il disco raccoglie dodici brani che oscillano tra quotidiano e fantastico. L’iniziale “Androméda” si fonda su un ritmo ispirato al tsámiko, mentre ballate come “Ástro tou proinoú” e “Nychéri” mettono in luce la vena melodica e introspettiva di Papakonstantinou. Le orchestrazioni, curate da Malamas insieme a Stergios Gargálas e Kostas Theodorou, includono combinazioni insolite come l’uso della gaída, strumento a fiato balcanico, protagonista della coda strumentale di “Tou káto kósmou oi fylakés”. Quasi metà dell’album è cantata da Papakonstantinou, mentre gli altri brani sono divisi tra Malamas e Kana, in un’alternanza che arricchisce l’esperienza sonora. Un disco denso, dove mito e realtà si confondono in un linguaggio musicale coerente e suggestivo.

Orfeas Peridis [Ορφέας Περίδης] – “Kalí sou méra an xypnás” [“Καλή σου μέρα αν ξυπνάς”] (1996)
Musica: Orfeas Peridis – Testi: Orfeas Peridis – Voce: Orfeas Peridis – Genere: Entechno.
959961966949945962960949961953948951962orfeasperidis954945955951963959965956949961945945957958965960957945962coverartDopo il promettente esordio “Ah psychí mou fantasméni” (1993), Peridis raggiunge la piena maturità compositiva e interpretativa con “Kalí sou méra an xypnás”. Il disco è attraversato da una varietà sorprendente di toni: dal laiko in chiave classica di “Kafés”, con inflessioni vocali derivate dall’amanés (musica tradizionale greco-ottomana), al più urbano “Káti mou krýveis”, dallo zeïbékiko solenne di “Stágdin vradéos” alla leggerezza ritmica di “Ethnikó élleimma”. Non mancano deviazioni inaspettate come il rock di “Ta tragoudia mou t’ amerikaniká” o il rap giocoso di “Eímaste óloi edó”. Accanto a questi spiccano le limpide melodie di “De se kotáo sta mátia”, “Avgerinós”, “Karderína” e “Ateleíoto tragoudi”, dove la voce calda e controllata di Peridis si muove con sobria espressività. Album maturo e ricco di sfumature, “Kalí sou méra an xypnás” è considerato il vertice della produzione di Peridis: un lavoro che rivela un autore pienamente consapevole, capace di spaziare con naturalezza tra generi e registri senza perdere coesione e identità.

Pyx Lax [Πυξ Λαξ] – “O baboúlas tragoudaei mónos tis nýchtes” [“Ο μπαμπούλας τραγουδάει μόνος τις νύχτες”] (1996)
Musica: Filippos Pliatsikas, Manos Xydous, Babis Stokas, Agathon Iakovidis, Gordon Gano, Nikos Panagiotatos – Testi: Maro Vamvounaki, Manos Xydous, Giannis Spyropoulos, Filippos Pliatsikas, Babis Stokas, Karolos Mpontlér, Nikos Fokas – Voce: Babis Stokas, Filippos Pliatsikas, Manos Xydous, Damianos Serefoglou – Genere: Entechno, Art rock.
r300482314098557904638I Pyx Lax, tra le band più amate e influenti della musica greca contemporanea, raggiungono con “O baboúlas tragoudaei mónos tis nýchtes” il vertice della loro carriera. L’album segna la piena maturità del gruppo, fondendo l’immediatezza del rock con la profondità dell’entechno in un equilibrio di contrasti: metropolitano ma poetico, diretto ma stratificato, fedele alla forma-canzone e aperto alla sperimentazione timbrica. Le composizioni disegnano un suono ricco e dinamico, dove chitarre elettriche e acustiche si intrecciano con bassi corposi, sintetizzatori e tocchi folk. Le atmosfere oscillano tra l’epico e il malinconico, con improvvise aperture melodiche e una tensione costante. Dalle malinconie di “Oi palaiés agápes pán ston parádiso” alla forza evocativa di “Na me thymitheís”, il disco unisce energia e delicatezza con sorprendente coerenza. Con sedici brani costantemente ispirati, “O baboúlas tragoudaei mónos tis nýchtes” dimostra un equilibrio perfetto tra art rock e entechno, premiato con il disco di platino e divenuto pietra miliare del rock greco anni Novanta.

Thanos Mikroutsikos & Dimitris Mitropanos [Θάνος Μικρούτσικος & Δημήτρης Μητροπάνος] – “Stou eoná tin paránga” [“Στου αιώνα την παράγκα”] (1996)
Musica: Thanos Mikroutsikos – Testi: Alkis Alkaios, Kostas Lachas, Lina Nikolakopoulou, Giorgos Kakoulidis – Voce: Dimitris Mitropanos – Genere: Entechno laiko.
952945957959962956953954961959965964963953954959962948951956951964961951962956951964961959960945957959962963964959965945953969957945964951957960945961945947954945coverartNegli anni Novanta Mikroutsikos estese la propria produzione a collaborazioni con grandi voci popolari. Dopo gli incontri con Dalaras (“Grammes ton orizónton”, “Sygnómi gia tin ámyna”) e la parentesi internazionale con Milva, nel 1996 unì le forze con Dimitris Mitropanos, icona del laiko tradizionale, per il ciclo “Stou eoná tin paránga”. L’incontro tra il rigore colto di Mikroutsikos e la voce possente e terrena di Mitropanos genera un disco capace di fondere l’immediatezza del canto popolare con la complessità armonica e l’eleganza orchestrale dell’entechno. Il repertorio alterna zeibékika e ballate, atmosfere drammatiche e accaticavanti, con testi che spaziano dall’introspezione alla denuncia sociale. Il brano “Róza” divenne un classico assoluto del repertorio greco moderno, ma non meno intensi risultano “Lúna Park”, “O ángelos” e “Ta ploía ton eróton”. “Stou eoná tin paránga” suggella il trionfo di un dialogo tra due mondi – l’entechno e il laiko – in un equilibrio che segnerà tutta la musica greca successiva.

Alkistis Protopsalti, Nikos Antypas & Lina Nikolakopoulou [Άλκηστις Πρωτοψάλτη, Νίκος Αντύπας & Λίνα Νικολακοπούλου] – “San ifaístio pou xypná” [“Σαν ηφαίστειο που ξυπνά”] (1997)
Musica: Nikos Antypas – Testi: Lina Nikolakopoulou – Voce: Alkistis Protopsalti – Genere: Entechno, Art pop.
r549939714624439943092Dodici anni dopo “Kykloforó ki oploforó”, la collaborazione fra Protopsalti e Nikolakopoulou trova un nuovo terreno di sperimentazione grazie all’ingresso di Antypas. Se il disco del 1985 aveva definito l’identità di Protopsalti fondendo teatralità e pathos mediterraneo, “San ifaístio pou xypná” ne amplia l’orizzonte sonoro, intrecciando entechno, laiko e art pop elettronico in un mosaico di atmosfere notturne e sospese. Antypas costruisce un universo sonoro stratificato, dove la voce profonda e luminosa di Protopsalti si muove tra percussioni scolpite, archi cinematografici e sintetizzatori discreti. Ogni canzone è un piccolo paesaggio emotivo, in cui le tensioni si sciolgono in aperture improvvise, come un vulcano che si risveglia – immagine perfetta per il titolo. La scrittura di Nikolakopoulou, densa di simboli e sensualità, mantiene il suo tratto visionario ma si fa più raccolta e crepuscolare. Le dodici canzoni fondono un universo sonoro cangiante, che per eleganza timbrica e costruzione atmosferica rimanda idealmente a un punto d’incontro fra Loreena McKennitt e Gustavo Cerati.

Foivos Delivorias [Φοίβος Δεληβοριάς] – “Chália” [“Χάλια”] (1998)
Musica: Foivos Delivorias – Testi: Foivos Delivorias – Voce: Foivos Delivorias – Genere: Entechno, Pop.
966959953946959962948949955951946959961953945962foivosdelivorias967945955953945coverartAllievo di Peridis e scoperto in giovanissima età da Hadjidakis, che gli produsse il primo album quando aveva solo quindici anni, Delivorias è una delle voci più brillanti della generazione entechno di fine anni Novanta. Con “Chália”, terzo lavoro e primo disco d’oro, imprime al genere un tono inedito: più leggero, ironico e spontaneo, ma non per questo meno consapevole. Lontano dai toni solenni dei maestri, Delivorias costruisce dodici brani che alternano confessione e gioco, osservazione sociale e lampi di surrealtà. La sua scrittura si nutre di piccoli dettagli quotidiani e di un gusto narrativo che trasforma il vissuto in racconto. Le musiche, arrangiate con misura, intrecciano chitarre, fiati e tastiere in un equilibrio sobrio ma luminoso. Spiccano la dolce malinconia di “Ekeíni”, il sarcasmo di “Énas skýlos sto Kolonáki” e la reinterpretazione in greco di “Invitation To The Blues” di Tom Waits, trasformata in un dialogo fra Mediterraneo e America. “Chália” segna per Delivorias la piena maturazione stilistica, fissando nella semplicità il nuovo valore dell’entechno d’autore.

Loudovikos ton Anogeion [Λουδοβίκος των Ανωγείων] – “To óchi apokoimíthike stin angaliá tou naí” [“Το όχι αποκοιμήθηκε στην αγκαλιά του ναι”] (1999)
Musica: Loudovikos ton Anogeion – Testi: Loudovikos ton Anogeion – Voce: Nena Venetsanou, Melina Kana, Lizeta Kalimeri, Mariastella Tzanoudaki, Loudovikos ton Anogeion, Giota Drakia, Manolis Lidakis – Genere: Entechno.
ab67616d0000b273454d9803f6060a35aadc36cbLoudovikos ton Anogeion (pseudonimo del cantautore cretese Giorgos Dramountanis) emerse dal festival Musiche di Anogeia, organizzato da Manos Hadjidakis nella sua Creta nel 1979. Figura poliedrica, unisce alla sensibilità del cantautore l’anima del narratore popolare e la maestria del mandolinista. Dopo gli esordi negli anni Ottanta, raggiunse l’apice creativo nel decennio successivo, culminato nel 1999 con lo splendido ciclo “To óchi apokoimíthike stin angaliá tou naí”. Il disco comprende tredici brani nel suo stile inconfondibile: richiami espliciti alla tradizione cretese nel canto popolare riarrangiato “Mána kai giós” e nel brano strumentale “Yákynthos” – dedicato al santo dell’amore celebrato ogni anno a Creta – si alternano a momenti di canzone d’autore di rara finezza e a ritmi di danza popolare. Episodi come “Meryl”, “Epéteios”, “Medea” e “I chartoríchtra” incantano per grazia melodica e purezza armonica. Destinato a un pubblico ristretto, l’album ottenne eccellenti consensi critici, consacrando definitivamente Loudovikos tra i grandi poeti musicali dell’entechno moderno.

Anni 2000

Sokratis Malamas [Σωκράτης Μάλαμας] – “O fylakas ki o vasilias” [“Ο φύλακας κι ο βασιλιάς”] (2000)
Musica: Sokratis Malamas – Testi: Sokratis Malamas – Voce: Sokratis Malamas, Melina Kana, Emmanouil Spyrlidakis – Genere: Entechno.
r27522211299433659Vertice della carriera di Malamas, il disco rappresenta uno dei momenti più intensi della canzone d’autore greca dei primi Duemila e fonde con naturalezza l’entechno a elementi di rebetiko e folk rock. Gli arrangiamenti di Aki Katsoupakis svelano un suono nuovo, più arioso e contemporaneo, senza rompere il legame con la tradizione acustica: chitarre, bouzouki, clarinetto e violino convivono con discreti innesti elettronici. La voce di Malamas, calda e intensa, attraversa i brani con un’urgenza comunicativa. “Épiase vrochí” trasforma la pioggia in simbolo di rinascita, mentre “Pringipéssa” – ballata d’amore divenuta un classico moderno – esprime con semplicità disarmante la vulnerabilità del sentimento. Altri episodi come “T’ óneiro”, “O fylakas ki o vasilias” e “Na se do” mostrano la varietà del disco, dal racconto quasi narrativo a sezioni dove melodia e arrangiamento si dilatano in un respiro quasi orchestrale. Un album cardine, che contribuì a definire la sensibilità entechno del nuovo millennio.

Thanasis Papakonstantinou [Θανάσης Παπακωνσταντίνου] – “Vrachnós prophítis” [“Βραχνός Προφήτης”] (2000)
Musica: Thanasis Papakonstantinou – Testi: Thanasis Papakonstantinou, Christos Bravos – Voce: Thanasis Papakonstantinou, Giannis Aggelakas, Lizeta Kalimeri, Thanasis Nkantaras, Andreas Karakotas – Genere: Entechno.
r729864614383072311436Album unico, che fonde le radici del folk rurale greco con sperimentazioni rock e avant-folk, restando al tempo stesso radicato nella Tessaglia contadina e aperto a orizzonti sonori inediti. L’incontro con due membri dell’influente rock band alternativa Trypes, Giannis Aggelakas e Babis Papadopoulos, imprime al disco un’energia elettrica e una libertà creativa senza precedenti. Aggelakas, anche produttore, presta la sua voce graffiante a tre brani, mentre Papadopoulos definisce con le chitarre un suono moderno e visionario. Gli arrangiamenti intrecciano violino, bouzouki, liuto, cornamuse, trombe e chitarre elettriche. Nei testi, Papakonstantinou alterna immagini rurali e simboli arcaici a riflessioni su morte, fede e condizione umana. Tra i momenti più forti spicca “Pechlivánis”, brano ipnotico e trascinante che culmina in un crescendo elettrico di pura catarsi. “Vrachnós prophítis” ottenne un inaspettato successo di pubblico, consacrando Papakonstantinou come il più libero e inventivo erede del folk entechno contemporaneo.

Alkinoos Ioannidis [Αλκίνοος Ιωαννίδης] – “Oi peripéteies enós proskynití” [“Οι περιπέτειες ενός προσκυνητή”] (2003)
Musica: Alkinoos Ioannidis – Testi: Alkinoos Ioannidis – Voce: Alkinoos Ioannidis – Genere: Entechno.
r366854813396032138425Cantautore cipriota formatosi ad Atene, Ioannidis è una delle voci più autorevoli dell’entechno contemporaneo. Con “Oi peripéteies enós proskynití” raggiunge il vertice della propria parabola artistica, elaborando un linguaggio personale e spirituale. È un disco ambizioso, concepito come un viaggio interiore, in cui radici folk e sensibilità cantautorale si intrecciano con sonorità elettriche e orchestrali dal respiro europeo. Autore, arrangiatore e produttore, Ioannidis si circonda di musicisti d’eccezione e amplia la tavolozza sonora: archi, ottoni, chitarre elettriche e tenui arrangiamenti elettronici convivono con strumenti tradizionali ciprioti e mediorientali. La sua voce intensa attraversa registri poetici e drammatici, mentre in brani come “Pechlivánis”, “To fos pou svínei” e la suite conclusiva “Oi peripéteies enós proskynití” si alternano momenti acustici e aperture sinfoniche. Dietro la complessità emerge un nucleo profondamente umano: una riflessione sulla ricerca, sulla fede e sull’arte come forma di verità. “Oi peripéteies enós proskynití” consacra Ioannidis come uno dei massimi autori del nuovo entechno.

Anni 2010

Natassa Bofiliou [Νατάσσα Μποφίλιου] – “Oi méres tou fotós” [“Οι μέρες του φωτός”] (2012)
Musica: Themis Karamouratidis – Testi: Gerasimos Evangelatos – Voce: Natassa Bofiliou – Genere: Entechno, Pop
957945964945963963945956960959966953955953959965959953956949961949962964959965966969964959962coverartBofiliou è una delle voci più interessanti dell’entechno del nuovo millennio. Con “Oi meres tou fotos” segna un passaggio decisivo nella sua evoluzione artistica, liberandosi da ogni paragone con le interpreti a cui è stata accostata – da “l’Adele greca” a “l’erede di Protopsalti”. Lontana dai cliché del pop, costruisce un linguaggio personale che dona nuovo lustro al genere. Con i collaboratori storici, Karamountzidis-Evangelatos costruisce un’opera dal respiro teatrale e intensamente performativo. L’album alterna confessioni intime e dichiarazioni pubbliche, con testi che oscillano tra la fragilità personale e un senso civile di risveglio. La voce di Bofiliou, ora impetuosa ora trattenuta, plasma i brani come monologhi scenici più che semplici canzoni, trasformando la canzone d’autore greca in una forma di dramma contemporaneo. La title track, brano pop-folk estroverso, è il singolo di maggior successo, ma vanno segnalate anche “Deméni”, impreziosita dai mandolini, e “Lochagós érotas”, in duetto con Alkinoos Ioannidis. Accolto con entusiasmo da critica e pubblico, “Oi méres tou fotós” ha riportato l’entechno al centro della scena musicale ellenica dopo qualche anno di appannamento.

Eleonora Zouganeli [Ελεονώρα Ζουγανέλη] – “Metakomísi tóra” [“Μετακόμιση τώρα”] (2013)
Musica: Maria Papageorgiou, Themis Karamouratidis, Kostas Leivadas, Giannis Zouganelis, Minos Theoharis, Filippos Pliatsikas, Minos Matsas – Testi: Stavros Stavrou, Gerasimos Evangelatos, Kostas Leivadas, Sunny Baltzi, Minos Theoharis, Eleana Vrachali, Pigi Konstantinou, Victoria Hislop – Voce: Eleonora Zouganeli – Genere: Entechno, Pop.
r482387613869098289536Tra le nuove leve dell’entechno, Zouganeli è una delle figure più carismatiche e complete, grazie alla presenza scenica magnetica e alla capacità far confluire in un’unica proposta immediatezza pop e scrittura colta. Con “Metakomísi tóra” (“Trasloco adesso”), suo terzo album, mette a fuoco una svolta più identitaria che stilistica: il titolo allude a un “trasloco interiore”, un gesto di alleggerimento e ripartenza che attraversa l’intero disco. La squadra autoriale riunisce nomi di peso della scena ateniese – tra cui il padre Giannis Zouganelis e Filippos Pliatsikas dei Pyx Lax – che modellano per lei un repertorio costruito su arrangiamenti acustici. Bouzouki, santouri, oud e violoncello vengono intrecciati con misura e modernità, a servizio di un suono nitido che privilegia spazio e presenza vocale. La produzione punta su piccoli innesti ritmici, contrappunti degli archi, passaggi modali appena accennati. Esempio evidente di questo equilibrio è “Na ’Se Kalá”, dove l’intimità delle strofe sfocia in un ritornello ampio, sostenuto da un lavoro strumentale sobrio ma incisivo. Altri brani, come “Metakomísi tóra” e “Íne i agápi”, confermano la ricerca di una forma canzone pulita, senza ridondanze, capace di mettere in primo piano il carattere interpretativo di Zouganeli.

Loukas Thanos & Giannis Haroulis [Λουκάς Θάνος & Γιάννης Χαρούλης] – “O dodekálogos tou gýftou tou Kostí Palamá” [“Ο δωδεκάλογος του γύφτου του Κωστή Παλαμά”] (2016)
Musica: Loukas Thanos – Testi: Kostis Palamas – Voce: Giannis Haroulis – Genere: Entechno.
r1408418415675368358520Haroulis è la voce che più di ogni altra ha riportato l’eco di Nikos Xylouris nel nuovo millennio. Proveniente da Creta, ha saputo portare l’entechno più austero nel cuore del mainstream greco. Dopo il successo del doppio live “Chília kalós esmíxame” (2015) in cui interpretava grandi classici del genere, sorprende con un’opera di segno opposto: “O dodekálogos tou gýftou tou Kostí Palamá”. Il disco mette in musica dodici componimenti tratti dal poema omonimo di Palamas, figura cardine della letteratura greca moderna. Thanos, musicista e coreografo poliedrico, plasma i versi del poeta in strutture melodiche che alternano rigore e romanticismo, fondendo orchestrazioni e richiami folk. Haroulis vi presta la sua voce intensa e vibrante con adesione totale, evocando la gravitas di Xylouris in chiave contemporanea. L’incontro fra Palamas, Thanos e Haroulis dà vita a un’opera che riafferma la vitalità dell’entechno nel XXI secolo: un ponte tra poesia e musica, memoria e presente.

Altri 60 per completare il viaggio

artworks000207020588iefp0wt500x500A fianco dei 60 titoli principali, la storia dell’entechno si estende in una costellazione di dischi altrettanto significativi (e tanti altri ancora se ne potrebbero citare). Alcuni approfondiscono il percorso di autori già presenti nella selezione, mostrando nuovi volti del loro linguaggio; altri appartengono a figure più marginali, di culto o della nuova generazione, che hanno ampliato la lingua della canzone d’arte greca attraverso contaminazioni, sperimentazioni e dialoghi con il pop, il rock o la musica tradizionale. Questa sezione raccoglie dunque un secondo itinerario — parallelo e complementare — per restituire un ritratto di un’avventura lunga ormai 65 anni.

Anni ’60

Manos Hadjidakis [Μάνος Χατζιδάκις] – “Never on Sunday” (1960)
Musica: Manos Hadjidakis – Testi: Manos Hadjidakis, Angelos Terzakis, Iakovos Kampanellis, Notia Perigialis – Voce: Melina Merkouri, Títos Vandis – Genere: Entechno, Film-score.
Colonna sonora premiata con l’Oscar, che porta la melodia greca nel cinema internazionale e consacra Hadjidakis come ambasciatore dell’entechno nascente.

Keti Chomata [Καίτη Χωματά] – “Apodimíes” [“Αποδημίες”] (1965)
Musica: Giannis Spanos – Testi: Kostas Georgousopoulos, Giorgos Stefanou – Voce: Keti Chomata – Genere: Néο kýma.
Voce limpida e intimista su brani di Giannis Spanos, tra eleganza chanson e malinconia mediterranea: uno dei manifesti iniziali della Nuova Onda greca.

Giorgos Romanos [Γιώργος Ρωμανός] – “Balládes” [“Μπαλλάντες”] (1965)
Musica: Giorgos Romanos, Manos Hadjidakis – Testi: Períklis Thalassinos – Voce: Giorgos Romanos– Genere: Néο kýma.
Tra folk acustico e chanson esistenziale, Romanos rinnova il linguaggio del néo kýma con scrittura poetica e arrangiamenti sobri di matrice parigina.

Mikis Theodorakis [Μίκης Θεοδωράκης] – “Romiosýni” [“Ρωμιοσύνη”] (1966)
Musica: Mikis Theodorakis – Testi: Giannis Ritsos – Voce: Grigoris Vithykotsis – Genere: Entechno.
Opera simbolo della canzone politica greca, il brano omonimo, divenuto inno di libertà e resistenza, rimane uno dei canti più riconoscibili e amati della Grecia moderna.

Manos Hadjidakis [Μάνος Χατζιδάκις] – “Mythologia” [“Μυθολογία”] (1966)
Musica: Manos Hadjidakis – Testi: Níkos Gatsos – Voce: Giorgos Romanos – Genere: Entechno.
Manos Hadjidakis e Níkos Gatsos intrecciano mito e realtà in un ciclo di ballate armoniose e vivaci, tra melodie sognanti, ironia e immagini surreali.

Arleta [Αρλέτα] – “Arléta 2” [“Αρλέτα 2”] (1967)
Musica: Arleta, Notis Mavroudis, Nikos Chouliaras, Giórgos Kontogiorgos, Kostas Sokratidis, Manos Hadjidakis – Testi: Arleta – Voce: Arleta – Genere: Néο kýma.
Primo album in cui Arleta firma anche testi e musiche: un passo decisivo verso la piena autorialità, tra dolcezza disincantata e finezza acustica del néo kýma.

Giannis Spanos [Γιάννης Σπανός] – “Anthología B” [“Ανθολογία Β’”] (1968)
Musica: Giannis Spanos – Testi: Napoleon Lapathiotis, Giorgos Zalokostas, Vasilis Rotas, Kostas Karyotakis, Giorgos Athanas, Tellos Agras, Argyris Eftaliotis, Myrtiotissa, Giorgos Vizyinos, Kostis Palamas – Voce: Aleka Mavili, Keti Chomata, Michalis Violaris, Arleta, Giannis Poulopoulos, Popi Asteriadi – Genere: Néο kýma.
Seconda raccolta del ciclo poetico di Spanos: intreccia voci femminili e versi moderni in arrangiamenti sobri, consolidando il tono intimista e colto del néo kýma maturo.

Giannis Glezos [Γιάννης Γλέζος] – “12 Tragoudia tou F. G. Lorca” [“12 τραγούδια του F.G. Λόρκα”] (1969)
Musica: Giannis Glezos – Testi: Federico Garcia Lorca – Voce: Giannis Poulopoulos – Genere: Entechno.
Ciclo raffinato che introduce la poesia di Federico Garcia Lorca nella musica greca, fondendo profondità letteraria e misura cameristica in un tono di composta emozione.

Litsa Sakellariou, Giorgos Georgiadis & Petros Zervas [Λίτσα Σακελλαρίου, Γιώργος Γεωργιάδης & Πέτρος Ζέρβας] – “Dódeka vrádia” [“Δώδεκα βράδυα”] (1969)
Musica: Giorgos Georgiadis, Petros Zervas – Testi: Litsa Sakellariou – Voce: Litsa Sakellariou – Genere: Entechno.
Dodici brani legati da un filo narrativo discreto, tra eleganza acustica e teatralità corale, fondendo con naturalezza la sensibilità entechno con le radici laiko.

Anni ’70

Giannis Markopoulos [Γιάννης Μαρκόπουλος] – “Chronikó” [“Χρονικό”] (1970)
Musica: Giannis Markopoulos – Testi: Kostas Georgousopoulos – Voce: Maria Dimitriadi, Nikos Xylouris – Genere: Entechno.
Markopoulos inaugura la sua “epistrofi stis rizes” (ritorno alle radici), giostrando sapientemente tra strumenti popolari e orchestra sinfonica in un ciclo compatto, epico e fortemente identitario.

Loukianos Kilaidonis & Nikos Gatsos [Λουκιανός Κηλαηδόνης & Νίκος Γκάτσος] – “I kókkini klostí” [“Η Κόκκινη Κλωστή”] (1972)
Musica: Loukianos Kilaidonis – Testi: Nikos Gatsos – Voce: Manolis Mitsias, Dimitra Galani – Genere: Entechno.
Ritratto ideale del cantautore ateniese: ironia, realismo quotidiano e arrangiamenti pop-jazz segnano un linguaggio entechno narrativo, erede di Hadjidakis e ponte verso la canzone moderna.

Stavros Xarhakos [Σταύρος Ξαρχάκος] – “Nyn kai aeí” [“Νυν και Αεί”] (1972)
Musica: Stavros Xarhakos – Testi: Nikos Gatsos – Voce: Viky Mosholiou, Nikos Dimitratos – Genere: Entechno.
Tra i capolavori assoluti di Xarhakos, un ciclo di canzoni su testi di Nikos Gatsos che unisce coinvolgimento civile, slancio espressivo e orchestrazioni raffinate.

Apostolos Kaldaras & Lefteris Papadopoulos [Απόστολος Καλδάρας & Λευτέρης Παπαδόπουλος] – “Vyzantinós esperinós” [“Βυζαντινός εσπερινός”] (1973)
Musica: Apostolos Kaldaras – Testi: Lefteris Papadopoulos – Voce: Haris Alexiou, Giorgos Dalaras – Genere: Entechno.
Capolavoro del laiko colto, incorpora modi bizantini e poesia popolare in un ciclo di brani solenni e terreni, sublimati dalle interpretazioni di Dalaras e Alexiou.

Argyris Kounadis & Vangelis Goufas [Αργύρης Κουνάδης & Βαγγέλης Γκούφας] – “Den perissevei ypomoní” [“Δεν περισσεύει υπομονή”] (1973)
Musica: Argyris Kounadis – Testi: Vangelis Goufas – Voce: Sotiria Bellou – Genere: Entechno.
Kounadis unisce scrittura d’autore e sensibilità laiko in melodie eleganti e ritmiche rebetike: orchestrazioni sobrie, accenti politici velati e la voce possente di Bellou al centro.

Christodoulos Halaris, Giannis Kakoulidis, Nikos Xylouris & Dafni Zoumi [Χριστόδουλος Χάλαρης, Γιάννης Κακουλίδης, Νίκος Ξυλούρης & Δάφνη Ζούνη] – “Tropikós tis Parthénou” [“Τροπικός της Παρθένου”] (1973)
Musica: Christodoulos Halaris – Testi: Giannis Kakoulidis – Voce: Nikos Xylouris, Dafni Zoumi – Genere: Entechno.
Esordio di Halaris che intreccia elementi bizantini e moduli popolari, delineando un linguaggio arcaico e mistico che anticipa la sua futura ricerca musicologica.

Christos Leontis, Manolis Mitsias & Tania Tsanaklidou [Χρήστος Λεοντής, Μανώλης Μητσιάς & Τάνια Τσανακλίδου] – “Ah, érota” [“Αχ, έρωτα”] (1974)
Musica: Christos Leontis – Testi: Federico Garcia Lorca, Lefteris Papadopoulos – Voce: Manolis Mitsias, Tania Tsanaklidou – Genere: Entechno.
Su versi di Lorca tradotti da Papadopoulos, “Ah, érota” fonde canto laiko e colori ispanici attraverso melodie robuste e sensuali e orchestrate con finezza mediterranea.

Christodoulos Halaris & Giannis Logothetis [Χριστόδουλος Χάλαρης & Γιάννης Λογοθέτης] – “Ta paidiká” [“Τα παιδικά”] (1974)
Musica: Christodoulos Halaris – Testi: Giannis Logothetis – Voce: Dimitra Galani, Chrysanthos Theodoridis, Themis Andriadis – Genere: Entechno, Musica per bambini.
Album ispirato al repertorio infantile, che rilegge melodie tradizionali con strumenti antichi e sensibilità colta, giusto mix tra semplicità popolare e rigore musicologico.

Stavros Kougioumtzis & Giorgos Dalaras [Σταύρος Κουγιουμτζής & Γιώργος Νταλάρας] – “Mikrés politíes” [“Μικρές πολιτείες”] (1974)
Musica: Stavros Kougioumtzis – Testi: Manos Eleftheriou, Nikos Gatsos, Lefteris Papadopoulos, Giorgos Ikonomidis, Kostas Tripolitis – Voce: Giorgos Dalaras, Anna Vissi – Genere: Entechno.
Nuova grande collaborazione tra Kougioumtzis e Dalaras in un lavoro dalle trame melodiche cesellate, tra zeïbekika solenni e ballate contemplative.

Nikos Xylouris [Νίκος Ξυλούρης] – “Syllogí” [“Συλλογή”] (1974)
Musica: Stavros Xarhakos, Christodoulos Halaris – Testi: Kostas Kindynis, Giorgos Kakoulidis, Vasilis Andreopoulos, Nikos Gatsos, Kostas Feris, Giorgos Zervoulakos – Voce: Nikos Xylouris – Genere: Entechno.
Xarhakos e Xylouris ancora assieme alla prese con un repertorio entechno che affonda nelle tradizioni musicali cretesi.

Dimos Moutsis [Δήμος Μούτσης] – “Tetralogía” [“Τετραλογία”] (1975)
Musica: Dimos Moutsis – Testi: Konstantinos Kavafis, Kostas Karyotakis, Giorgos Seferis, Giannis Ritsos – Voce: Manolis Mitsias, Christos Lettonos, Alkistis Protopsalti – Genere: Entechno.
Opera visionaria, “Tetralogía” tra poesia contemporanea e sperimentazione sonora: Moutsis si destreggia tra orchestrazione sinfonica ed elettronica.

Mikis Theodorakis [Μίκης Θεοδωράκης] – “Canto General” (1975)
Musica: Mikis Theodorakis – Testi: Pablo Neruda – Voce: Maria Farantouri, Petros Pandis, Manos Katrakis – Genere: Entechno.
Versione sinfonico-corale del poema di Pablo Neruda: una vasta architettura musicale che unisce impegno politico e universalismo umanista, fra i massimi vertici di Theodorakis.

Giannis Spanos [Γιάννης Σπανός] – “Tríti Anthología” [“Τρίτη ανθολογία’”] (1975)
Musica: Giannis Spanos – Testi: Giannis Skarimpas, Lili Iakovidou, Marina Lambraki, Viron Leontaris, Miltos Sachtouris, Dimitris Doukaris, Ilias Simopoulos, Nikos Kavvadias, Kostas Varnalis, Mitsos Lygizos, Nikos Karydis, Christos Koulouris – Voce: Arleta, Kostas Karalis – Genere: Néo kýma.
Terzo e ultimo capitolo del ciclo poetico di Spanos, dove arrangiamenti più ampi e toni meditativi segnano la maturazione del néo kýma verso una forma cantautorale compiuta.

Manos Hadjidakis & Nikos Gatsos [Μάνος Χατζιδάκις & Νίκος Γκάτσος] – “Ta paráloga” [“Τα Παράλογα”] (1976)
Musica: Manos Hadjidakis – Testi: Nikos Gatsos – Voce: Maria Farantouri, Dionysis Savvopoulos, Mikis Theodorakis – Genere: Entechno.
Tra le opere più alte di Hadjidakis, un’opera visionaria in cui tradizione e avanguardia convivono in equilibrio perfetto, sostenute dai versi di Gatsos.

Viky Mosholiou & Giannis Spanos [Βίκυ Μοσχολιού & Γιάννης Σπανός] – “Tragoúda Spáno” [“Η Βίκυ Μοσχολιού τραγουδά Σπανό”] (1977)
Musica: Giannis Spanos – Testi: Michalis Bourboulis, Giannis Kalamitsis, Kyriakos Ntoumos, Lefteris Papadopoulos, Manos Eleftheriou – Voce: Viky Mosholiou – Genere: Entechno, Néo kýma.
Dialogo elegante tra la voce laiko di Mosholiou e l’ispirazione melodica di Spanos, sospeso tra classicità e malinconia del tardo néo kýma.

Dionysis Savvopoulos [Διονύσης Σαββόπουλος] – “I Rezérva” [“Η ρεζέρβα”] (1979)
Musica: Dionysis Savvopoulos – Testi: Dionysis Savvopoulos – Voce: Dionysis Savvopoulos – Genere: Entechno.
Primo album compiutamente entechno di Savvopoulos, dove ritmi folk come lo zeïbekiko e armonie blues confluiscono in un linguaggio personale, denso di contrasti e invenzioni strumentali.

Anni ’80

Manos Loizos [Μάνος Λοΐζος] – “Gia mia mera zois” [“Για μια μέρα ζωής”] (1980)
Musica: Manos Loizos – Testi: Lefteris Papadopoulos, Manos Loizos, Manolis Rasoulis, Dora Sitzani, Fontas Ladis, Tasos Livaditis – Voce: Dimitra Galani, Manos Loizos, Vasilis Papakonstantinou, Dora Sitzani – Genere: Entechno.
Testamento artistico di Loizos, tra melodie struggenti e tono elegiaco: canzoni di finezza melodica che chiudono un’intera stagione dell’entechno popolare.

Tania Tsanaklidou [Τάνια Τσανακλίδου] – “Horis tautotita” [“Χωρίς Ταυτότητα”] (1980)
Musica: George Hadjinassios – Testi: Lefteris Papadopoulos, Manos Koufianakis, Michalis Bourboulis, Costas Tripolitis, Manos Eleftheriou, Kyriakos Ntoumos – Voce: Tania Tsanaklidou – Genere: Entechno.
Disco eclettico che unisce ritmi popolari e ballate d’atmosfera, tra pop entechno e gusto rétro; include il cabaret malinconico “Sta kókkina fóta tou bar”, brano-chiave della maturità di Tsanaklidou.

Maria Dimitriadi [Μαρία Δημητριάδη] – “Deltio kairou” [“Δελτίο καιρού”] (1980)
Musica: Thanos Mikroutsikos, Mikis Theodorakis, Manos Hadjidakis, Giannis Markopoulos, Stavros Xarhakos – Testi: Alekos Alkaios, Michalis Bourboulis, Manos Eleftheriou, Michalis Kasolas – Voce: Maria Dimitriadi – Genere: Entechno.
Le orchestrazioni dense e la voce intensa di Dimitriadi trasformano liriche politiche e malinconiche in un moderno oratorio entechno.

Mariza Koch [Μαρίζα Κωχ] – “O kathreftis” [“Ο καθρέφτης”] (1980)
Musica: Mariza Koch – Testi: Mariza Koch – Voce: Mariza Koch – Genere: Entechno.
Dialogo tra voce e sintetizzatori che reinterpreta la tradizione egea in chiave contemporanea, anticipando il percorso etno-avanguardista della Koch.

Nikos Kallitsis & Afroditi Manou [Νίκος Καλλίτσης & Αφροδίτη Μάνου] – “Apopira” [“Απόπειρα”] (1981)
Musica: Nikos Kallitsis – Testi: Giannis Kontos, Antonis Kolyvas – Voce: Afroditi Manou – Genere: Entechno.
Album di poesia messa in musica, dove chitarre rock e deviazioni jazz creano un paesaggio visionario e inquieto; Afroditi Manou firma una delle sue prove più intense.

Stamatis Spanoudakis [Σταμάτης Σπανουδάκης] – “Kyrie ton dynameon” [“Κύριε των δυνάμεων”] (1982)
Musica: Stamatis Spanoudakis – Testi: Stamatis Spanoudakis – Voce: Yannis Koutras, Eleni Vitali – Genere: Entechno.
Opera di respiro sacro tra coralità bizantina e scrittura sinfonica, anticipando la dimensione spirituale e contemplativa del futuro Spanoudakis.

Thanos Mikroutsikos & Alkis Alkaios [Θάνος Μικρούτσικος & Άλκης Αλκαίος] – “Embargo” [“Εμπάργκο”] (1982)
Musica: Thanos Mikroutsikos – Testi: Alkis Alkaios – Voce: Thanos Mikroutsikos, Maria Dimitriadi, Manolis Mitsias, Vlassis Bonatsos, Kostas Karalis – Genere: Entechno laiko.
Album di svolta con i versi di Alkaios: sonorità rock e accenti jazz incontrano la tradizione laiko nel monumentale zeibékiko “Erotikó”, simbolo dell’entechno degli anni Ottanta.

Dimos Moutsis [Δήμος Μούτσης] – “Enehyro” [“Ενέχυρο”] (1983)
Musica: Dimos Moutsis – Testi: Dimos Moutsis – Voce: Dimos Moutsis – Genere: Entechno.
Primo album interamente scritto e cantato da Moutsis: sarcasmo moderno e introspezione si uniscono a un suono tra rock e blues, con echi di Dylan e lirismo mediterraneo.

Nikos Papazoglou [Νίκος Παπάζογλου] – “Meso nefon” [“Μέσω νεφών”] (1986)
Musica: Nikos Papazoglou, Nikos Xydakis – Testi: Manolis Rasoulis, Lazaros Andreou, Yiannis Spyropoulos, Takis Simotas – Voce: Nikos Papazoglou – Genere: Entechno.
Secondo album solista, registrato all’Agrotikon: canzoni dal tono caldo e diretto, tra folk elettrico e ballate acustiche, con “Éna ki éna” e “Fysixe o Vardaris” come brani simbolo.

Savina Yannatou [Σαβίνα Γιαννάτου] – “Zei o vasilias Alexandros?” [“Ζει ο Βασιλιάς Αλέξανδρος?”] (1986)
Musica: Nikos Kypourgos – Testi: Giorgos Chronas – Voce: Savina Yannatou – Genere: Entechno.
Prodotto da Manos Hadjidakis, alterna melodie oblique e arrangiamenti cameristici essenziali: un lavoro teatrale e visionario, dove la voce di Yannatou diventa strumento di racconto e suggestione.

Haris & Panos Katsimihas [Χάρης & Πάνος Κατσιμίχας] – “Otan sou leo portokali na vgaineis” [“Όταν σου λέω πορτοκάλι να βγαίνεις”] (1987)
Musica: Haris Katsimihas, Panos Katsimihas – Testi: Haris Katsimihas, Panos Katsimihas – Voce: Haris Katsimihas, Panos Katsimihas – Genere: Entechno.
Album eclettico che fonde rock, laiko e poesia contemporanea, con brani iconici e un tono maturo e riflessivo; include l’omaggio autobiografico “Otan sou leo portokali”.

Eleni Tsaligopoulou [Ελένη Τσαλιγοπούλου] – “Sopa ki akouse” [“Σώπα κι άκουσε”] (1987)
Musica: Giorgos Zikas – Testi: Giorgos Zikas – Voce: Eleni Tsaligopoulou – Genere: Entechno laiko.
Debutto che pesca piene mani dalla tradizione macedone e dalla canzone entechno, con arrangiamenti acustici e voce calda e immediata: una delle nuove interpreti simbolo degli anni Ottanta.

Haris & Panos Katsimihas [Χάρης & Πάνος Κατσιμίχας] – “Aprili psefti” [“Απρίλη ψεύτη”] (1989)
Musica: Haris Katsimihas, Panos Katsimihas – Testi: Haris Katsimihas, Panos Katsimihas – Voce: Haris Katsimihas, Panos Katsimihas – Genere: Entechno.
Continuazione più raccolta del percorso dei Katsimihas: elettronica, ballate dal tono crepuscolare e sguardo più maturo sulle inquietudini della propria generazione.

Nikolas Asimos [Νικόλας Άσιμος] – “To Fanari Tou Diogeni” [“Το Φανάρι Του Διογένη”] (1989)
Musica: Nikolas Asimos – Testi: Nikolas Asimos – Voce: Nikolas Asimos – Genere: Entechno.
Testamento artistico di Asimos, tra sarcasmo e disincanto, dove il rock acido incontra la canzone d’autore in una forma libera e provocatoria.

Eleni Vitali [Ελένη Βιτάλη] – “To apenanti balkon” [“Το απέναντι μπαλκόνι”] (1989)
Musica: Eleni Lavida – Testi: Eleni Lavida – Voce: Eleni Vitali – Genere: Entechno laiko.
Una delle voci simbolo del laiko alle prese con una scrittura più entechno, dove il pathos popolare incontra una misura autoriale di grande finezza.

Anni ’90

Thanos Mikroutsikos, Nikos Kavadias, Giorgos Dalaras, Vasilis Papakonstantinou, Haris & Panos Katsimihas [Θάνος Μικρούτσικος, Νίκος Καββαδίας, Γιώργος Νταλάρας, Βασίλης Παπακωνσταντίνου & Χάρης και Πάνος Κατσιμίχας] – “Grames ton Horizonton” [“Γραμμές των οριζόντων”] (1991)
Musica: Thanos Mikroutsikos – Testi: Nikos Kavadias – Voce: Giorgos Dalaras, Vasilis Papakonstantinou, Haris Katsimihas, Panos Katsimihas – Genere: Entechno.
Secondo ciclo su versi di Kavvadias: orchestrazioni più complesse e accenti jazz rinnovano il mito marino del precedente “Stavros tou Notou”, in un equilibrio perfetto tra lirismo e tensione epica.

Dimitris Lagios [Δημήτρης Λάγιος] – “Erotiki prova” [“Ερωτική πρόβα”] (1991)
Musica: Dimitris Lagios – Testi: Dimitris Lagios, Manos Eleftheriou – Voce: Giorgos Dalaras, Panos Katsimihas, Savina Yannatou – Genere: Entechno.
Scritto negli ultimi anni di vita e pubblicato due mesi dopo la sua morte: un ciclo di canzoni meditate e struggenti, dove la consapevolezza della fine si traduce in melodie di rara delicatezza e in testi densi di poesia esistenziale.

Sokratis Malamas [Σωκράτης Μάλαμας] – “Paramythia” [“Παραμύθια”] (1991)
Musica: Sokratis Malamas – Testi: Sokratis Malamas – Voce: Sokratis Malamas, Melina Kana, Nikos Papazoglou – Genere: Entechno.
Secondo album che consolida lo stile personale di Malamas: chitarre scarne, atmosfere sospese e un linguaggio narrativo diretto che apre la via al nuovo cantautorato entechno degli anni Novanta.

Pantelis Thalassinos [Παντελής Θαλασσινός] – “Nychta kymata” [“Νύχτας κύματα”] (1993)
Musica: Pantelis Thalassinos – Testi: Elias Katsoulis – Voce: Pantelis Thalassinos – Genere: Entechno.
Primo album solista che rinnova la canzone popolare con influssi egei e arrangiamenti acustici di Giorgos Andreou; contiene i successi “Karavia Chiotika” e “Ponos aponos”.

Lavrentis Mahairitsas [Λαυρέντης Μαχαιρίτσας] – “Rixe kokkino sti nyhta” [“Ρίξε κόκκινο στη νύχτα”] (1993)
Musica: Lavrentis Mahairitsas – Testi: Lavrentis Mahairitsas, Michalis Ganas, Lina Dimopoulou, Eleni Zervou, Kostas Karystinos, Akos Daskalopoulos – Voce: Lavrentis Mahairitsas, Eleftheria Arvanitaki, Vasilis Papakonstantinou – Genere: Entechno.
Primo grande successo solista dell’ex leader dei Termites e dei Plj: un album che segna la maturazione del suo stile cantautorale, conferendo alla scrittura entechno un’energia rock vigorosa.

Eleftheria Arvanitaki [Ελευθερία Αρβανιτάκη] – “Ta Kormia ke ta Machairia” [“Τα κορμιά και τα μαχαίρια”] (1994)
Musica: Ara Dinkjian – Testi: Michalis Ganas, Lina Nicolakopoulou – Voce: Eleftheria Arvanitaki – Genere: Entechno.
Collaborazione con il compositore armeno-americano Ara Dinkjian: intreccia entechno e sonorità orientali in un ciclo elegante e meditativo.

Synitheis Ypoptoi [Συνήθεις Ύποπτοι] – “Meres Adespotes” [“Μέρες Αδέσποτες”] (1995)
Musica: Christos Thivaios – Testi: Christos Thivaios – Voce: Christos Thivaios, Alexandros Vassilatos, Domna Valourdou – Genere: Entechno.
Esordio dei Synitheis Ypoptoi guidati da Christos Thivaios: chitarre elettriche e testi letterari definiscono un suono teso e crepuscolare, ponte fra rock alternativo e canzone entechno.

Nikos Papazoglou [Νίκος Παπάζογλου] – “Otan kindyneveis paixe tin pourouda” [“Όταν κινδυνεύεις παίξε την πουρούδα”] (1995)
Musica: Nikos Papazoglou – Testi: Takis Simotas, Pigi Kafetzopoulou, Stelios Xynias, Lazaros Andreou, Nikos Papazoglou, Michalis Pasiardis – Voce: Nikos Papazoglou – Genere: Entechno laiko.
Ultimo grande lavoro in studio che sintetizza con leggerezza il suo universo sonoro: brani scritti interamente da Papazoglou, tra suoni mediterranei, arrangiamenti sobri e ritmi balcanici.

Thanasis Papakonstantinou & Melina Kana [Θανάσης Παπακωνσταντίνου & Μελίνα Κανά] – “Tis agapis gerakaris” [“Tης αγάπης γερακάρης”] (1996)
Musica: Thanasis Papakonstantinou – Testi: Thanasis Papakonstantinou – Voce: Thanasis Papakonstantinou, Melina Kana – Genere: Entechno.
Album che intreccia folk rurale, poesia simbolica e arrangiamenti essenziali, dando forma a un entechno dal tono arcaico e misterioso, dove mito, eros e spiritualità convivono con naturalezza e rara intensità.

Sokratis Malamas [Σωκράτης Μάλαμας] – “Lavyrinthos” [“Λαβύρινθος”] (1996)
Musica: Sokratis Malamas – Testi: Sokratis Malamas – Voce: Sokratis Malamas, Melina Kana – Genere: Entechno.
Punto culminante della trilogia anni Novanta: brani originali tra ballate contemplative e ritmi popolari, con “Lavyrinthos” come metafora del disorientamento esistenziale.

Giorgos Andreou & Paraskevas Karasoulos [Γιώργος Ανδρέου & Παρασκευάς Καρασούλος] – “Mikri patrida” [“Μικρή πατρίδα”] (1996)
Musica: Giorgos Andreou – Testi: Paraskevas Karasoulos – Voce: Takis Simotas, Pigi Kafetzopoulou, Stelios Xynias, Lazaros Andreou, Nikos Papazoglou, Michalis Pasiardis, Alkinoos Ioannidis – Genere: Entechno.
Album di scrittura limpida e orchestrazione cameristica, dove chitarra, pianoforte e archi disegnano un linguaggio entechno di rara compostezza; ogni brano sviluppa una tensione melodica pacata ma intensa.

Pyx Lax [Πυξ Λαξ] – “Gia tous Prinkipes tis dytikis ochthis” [“Για τους Πρίγκιπες της δυτικής όχθης”] (1997)
Musica: Filippos Pliatsikas, Haris Katsimihas, Panos Katsimihas, Manos Xydous, Babis Stokas, Sasa Dragic, Minos Matsas – Testi: Filippos Pliatsikas, Haris Katsimihas, Panos Katsimihas, Manos Xydous, Nikos Pipinelis, Bayaka – Voce: Filippos Pliatsikas, Manos Xydous, Babis Stokas, Agathon Iakovidis, Gordon Gano, Nikos Panagiotatos – Genere: Entechno, Art Pop.
Segue il capolavoro del 1996 con tono più sobrio e narrativo: canzoni che alternano malinconia e coraggio quotidiano, tra chitarre acustiche, armonie corali e scrittura sempre più matura.

Giannis Kotsiras, Evanthia Reboutsika & Eleni Zioga [Γιάννης Κότσιρας, Ευανθία Ρεμπούτσικα & Ελένη Ζιώγα] – “Mono ena fili” [“Μόνο ένα φιλί”] (1997)
Musica: Evanthia Reboutsika – Testi: Eleni Zioga – Voce: Giannis Kotsiras – Genere: Entechno.
Album di svolta per Kotsiras, che rinnova l’estetica entechno-laiko con sonorità moderne e interpretazione intensa.

Miltos Paschalidis [Μίλτος Πασχαλίδης] – “Kakes synitheies” [“Κακές συνήθειες”] (1998)
Musica: Miltos Paschalidis – Testi: Miltos Paschalidis, Giorgos Seferis, Alkis Alkaios, Thodoris Pavlakos – Voce: Miltos Paschalidis, Vasilis Papakonstantinou – Genere: Entechno.
Tra le voci più solide della generazione post-Papazoglou, “Kakes synitheies” ne conferma la statura autoriale, grazie a melodie essenziali e arrangiamenti calibrati in cui spiccano fisarmonica e chitarra acustica.

Kristi Stassinopoulou [Κρίστη Στασινοπούλου] – “Echotropia” [“Ηχοτρόπια”] (1999)
Musica: Kristi Stassinopoulou – Testi: Kristi Stassinopoulou – Voce: Kristi Stassinopoulou – Genere: Entechno, World Music.
Album affascinante e multiforma che vive sul confine tra entechno, elettronica e tradizione mediterranea in un ciclo ipnotico e visionario.

Alkinoos Ioannidis [Αλκίνοος Ιωαννίδης] – “Anemodeiktis” [“Ανεμοδείκτης”] (1999)
Musica: Alkinoos Ioannidis – Testi: Alkinoos Ioannidis – Voce: Alkinoos Ioannidis – Genere: Entechno.
Secondo album interamente scritto e arrangiato dall’autore: dodici brani che fondono melodie cristalline e strutture variabili, dal folk al blues, in una scrittura densa e sorprendentemente coesa.

Anni ’00

Thanasis Papakonstantinou [Θανάσης Παπακωνσταντίνου] – “Agrypnia” [“Αγρύπνια”] (2002)
Musica: Thanasis Papakonstantinou – Testi: Thanasis Papakonstantinou – Voce: Thanasis Papakonstantinou – Genere: Entechno.
Evoluzione di “Vrachnos Profiti”: suono più stratificato e sperimentale, dove strumenti folk (laouto, lyra, kaval) e chitarre elettriche creano un mosaico cangiante, con la partecipazione di Papazoglou e Malamas.

Thanos Mikroutsikos & Christos Thivaios [Θάνος Μικρούτσικος & Χρήστος Θηβαίος] – “O Amlet tis Selinis” [“Ο Άμλετ της Σελήνης”] (2002)
Musica: Thanos Mikroutsikos – Testi: Manos Eleftheriou, Odysseas Ioannou, Giorgos Kakoulidis, Kostas Tripolitis, Tzeni Mastoraki, Kostas Lachas – Voce: Christos Thivaios, Efthymia Teridou, Ilias Benetos, Kostas Karagiannis, Stefanos Logothetis, Vangelis Kondopoulos, Stergios Gargalas, Thanos Mikroutsikos – Genere: Entechno.
Ultimo vertice della produzione cantautorale di Mikroutsikos, realizzato con Thivaios – ex voce dei Synitheis Ypoptoi – interprete ideale per la forza emotiva e teatrale delle sue composizioni.

Sokratis Malamas [Σωκράτης Μάλαμας] – “To adeio domatio” [“Το άδειο δωμάτιο”] (2005)
Musica: Sokratis Malamas, Babis Papadopoulos, Dimitris Baslamouskas (Baslam) – Testi: Sokratis Malamas, Giannis Melissidis, Fotini Lampridi – Voce: Sokratis Malamas – Genere: Entechno.
Registrato in soli sei giorni con una mini-band, Malamas abbraccia un suono più elettrico-rock consolidando la sua maturità artistica.

Anni ’10

Martha Fritzila & Themos Skandamis [Μάρθα Φριντζήλα & Θέμος Σκανδάμης] – “Tragouda Themo Skandami” [“Τραγουδά Θέμο Σκανδάμη”] (2011)
Musica: Themos Skandamis – Testi: Themos Skandamis – Voce: Martha Fritzila – Genere: Entechno.
Canzoni acustiche e raffinate, tra folk mediteranneo e ritmi tangheri: la voce limpida di Fritzila dà forma all’universo discreto ed evocativo di Skandamis.

Matoula Zamani [Ματούλα Ζαμάνη] – “Nuka” (2019)
Musica: Matoula Zamani – Testi: Matoula Zamani – Voce: Matoula Zamani – Genere: Entechno.
Un disco errante e visionario, dove folk epirota, pulsioni balcaniche e lampi psichedelici si fondono in un rito emotivo febbrile, sensuale, profondamente corporeo.

Fonti: https://diskovolos58.blogspot.com

Un ringraziamento speciale per la revisione a Federico Romagnoli

30/11/2025




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