Stop estivo ai medici a gettone, Schillaci: così sosteniamo la sanità pubblica
«Considerare i medici come “beni e servizi” invece che come professionisti del Servizio sanitario nazionale non è proprio quello che definirei un modello da difendere. Noi abbiamo scelto: investire nel pubblico, sui professionisti stabili, sulla continuità assistenziale». Così il ministro della Salute Orazio Schillaci risponde alla Camera sul fenomeno dei “gettonisti”, cioè i medici e gli infermieri “affittati” nel Ssn da cooperative private per far fronte ai buchi di organico, che vanno ampliandosi proprio nel periodo estivo soprattutto in servizi critici come i Pronto soccorso. Dove sono presenti fino al 30% delle strutture e in alcuni casi arrivano a coprire anche l’80% dei turni. Un fenomeno complessivamente in crescita malgrado la stretta imposta fin dal 2023 con il decreto 34, come certificato dall’Anac che ha fotografato 2,14 miliardi di spesa tra 2019 e 2024 e 457,5 milioni messi a bilancio dalle Asl solo nell’anno passato.
Lo stop ai rinnovi
Davanti a una presenza ormai strutturale in tanti ospedali, la scadenza (ormai superata) del 31 luglio scorso con cui da ultimo il decreto 17 giugno 2024 ha imposto lo stop ai rinnovi contrattuali per gli operatori sanitari a gettone, desta più di una preoccupazione: il combinato disposto della persistente carenza di professionisti del Ssn in aree strategiche e il periodo di ferie rischia di spopolare le corsie. Anche se, va sottolineato, i contratti in essere andranno portati a naturale scadenza.
Ma poi? E’ questa la domanda al centro dell’interrogazione esposta alla Camera dei deputati da Davide Faraone (PD), che ricorda come «per interrompere questa stortura servirebbero soluzioni che non sono arrivate a un sistema sanitario che conta 60mila infermieri in meno e una carenza di 15mila medici rispetto a quello che sarebbe utile per far funzionare i nostri Pronto soccorso. In più ha deciso di interrompere questa stortura il 31 luglio, quando le persone vanno in vacanza».
I paletti del ministero
Puntuta la replica del ministro della Salute in difesa strenua della sanità pubblica. «Il fenomeno dei gettonisti, che preferisco chiamare “esternalizzazione selvaggia” – ha ricordato Schillaci – nasce da un contesto preciso: anni di mancata programmazione, tagli lineari, scarsa attrattività del Ssn. La nostra visione non è quella di medici che lavorano contemporaneamente in tre ospedali diversi, che magari non conoscono i protocolli delle strutture, che costano il doppio o più di un dipendente strutturato. Da parte nostra – ha affermato – c’è l’impegno verso una direzione molto chiara: sostenere il servizio pubblico e non le cooperative private». E in ogni caso «le nostre linee guida stabiliscono regole precise: massimo 12 mesi, tariffe calmierate a 85 euro l’ora per i servizi critici. Non 150, non 200 euro come accadeva», sottolinea.
Le contromisure già in campo
Schillaci ammette la preoccupazione per le ferie «ma – attacca – forse dovremmo chiederci perché siamo arrivati al punto di dipendere dai gettonisti per garantire le ferie al personale».
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