Stop all’Emergenza freddo: in 125 tornano sulla strada. Kompatscher: «Capire se vengono qui apposta» – Bolzano
BOLZANO. Senzatetto e migranti. Il 31 maggio ha chiuso l’Emergenza freddo all’ex Inpdap di via Pacinotti. Andrea Tremolada, responsabile dell’area sociale della Croce Rossa, simbolo dell’accoglienza a Bolzano, dice che all’interno sono rimaste 70 persone su 195. «Tutte le altre sono tornate inevitabilmente e purtroppo a dormire in tenda o hanno lasciato l’Alto Adige. Nella struttura di Bolzano sud adesso sono ammessi – infatti – solo lavoratori con contratto a tempo determinato o indeterminato, chi frequenta i corsi del Fondo sociale europeo (Fse) e persone fragili o vulnerabili over 65».
Il nuovo progetto che il Comune ha messo a punto con la Provincia andrà avanti cinque mesi, da giugno a ottobre. Il sindaco Claudio Corarrati ricorda che il numero degli ospiti può salire al massimo a 100, che il Comune ha investito 560 mila euro e che è previsto il pagamento di un affitto simbolico. «La cifra è da definire, la stabiliremo insieme alle associazioni del terzo settore, con un regolamento».
L’incontro con il prefetto
Oggi intanto il sindaco incontrerà il prefetto. «A Palazzo Ducale è fissato il Comitato ordine pubblico e sicurezza. Ribadirò che d’ora in poi l’accoglienza in questa città verrà garantita solo a chi ha un lavoro oppure è iscritto a percorsi di formazione professionale; padri, fragili e famiglie. L’obiettivo è facilitare, anche attraverso una sistemazione abitativa, l’integrazione di chi arriva da altri mondi, purché ci sia davvero la volontà di farlo. Ricorderò una volta di più che chi non ha titolo per rimanere in città se ne dovrà andare. Dobbiamo poi approfondire insieme al prefetto la questione dei Cas (Centri di accoglienza straordinaria). Voglio capire chi può essere ammesso e chi no in queste strutture temporanee che offrono alloggio, vitto e assistenza di base perlopiù a richiedenti asilo».
Il vertice con Kompatscher
«E poi – continua Corrarati – dobbiamo iniziare adesso a parlare dell’Emergenza freddo del prossimo inverno, perché non è pensabile che Bolzano si faccia carico ancora di 850 migranti. Ho già chiesto al presidente Arno Kompatscher di fissare a brevissimo un incontro con gli assessori Christian Bianchi, Rosmarie Pamer a cui parteciperanno anche i vertici di Assb proprio su questo punto. Bolzano per troppo tempo è stata considerata “luogo libero”, con un’accoglienza a 360 gradi spesso mal interpretata che ci ha portato in casa anche chi delinque. E non può più essere».
Vita in tenda o via da Bolzano
Tremolada dice che oggi i senza fissa dimora ed i migranti con permesso di soggiorno ma senza un lavoro in parte sono stati assorbiti al Comini, in parte sono tornati a dormire sotto le tende, ma c’è anche chi se ne è andato da Bolzano.
«Sono coloro che erano stati attratti dall’Emergenza freddo… sapevano che l’accoglienza, se fosse stato rispettato il regolamento, sarebbe durata fino alla chiusura della struttura. E cinque mesi sono tanti, se confrontati con altre città italiane dove la media è di un mese».
In due poi quelli che hanno iniziato un percorso in una struttura sociale di inserimento che si trova in viale Trento.
La protesta di Bozen solidale
Federica Franchi – di Bozen solidale – dice che la verità è una sola. «Ha chiuso l’ex Alimarket, l’ex Inpdap di via Pacinotti accoglie solo lavoratori o chi frequenta i corsi Fse, con il risultato che almeno un centinaio di persone sono tornate in strada. Tantissimi sono richiedenti asilo che avrebbero diritto per legge all’accoglienza ma invece chiudono i Cas o tagliano i posti. Così noi per aiutarli abbiamo comprato un’altra ventina di tende, lo stesso ha fatto un’altra associazione ma non è così che si risolve il problema». Pochi dormono sotto i ponti o lungo il fiume, per paura degli sgomberi. Cercano di cambiare spesso luogo. «Ogni giorno chiudono la tenda e le coperte e se le portano via. Se questa è vita».
Il piano di Kompatscher
“Vogliamo capire chi sono le persone senza tetto, da dove vengono, se si trovano qui stabilmente o se, invece, vengono solo perché qui c’è la struttura. Dobbiamo lavorarci adesso e ce lo siamo ripromessi tutti, bisogna capire adesso come fare e decidere, senza aspettare novembre”, spiega il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher. “Da sempre abbiamo dato una grande mano al Comune di Bolzano, perché – ha detto ancora Kompatscher – per logiche umane, spesso la migrazione si concentra sulle città più grandi, nel nostro caso il capoluogo. Ma questo avviene in tutto il mondo. Difficilmente, e questo l’abbiamo spiegato mille volte, sarà possibile assegnare a ciascun Comune la sua quota” di migranti. Secondo il presidente altoatesino, quindi, un piano di distribuzione fra tutti i comuni provinciali, “non funzionerà perché la gente si reca a Bolzano”. “Abbiamo spinto – ha aggiunto – per portare queste persone anche a Bressanone, Brunico e Merano e ciò è avvenuto, ma si tratta di Comuni che hanno un carattere urbano”. C’è un altro tema, ha proseguito Kompatscher ed è quello dei senzatetto che si spostano là dove ci sono strutture d’accoglienza. “Vogliamo ovviare a questo fenomeno anche cercando di individuare le persone, capire chi sono – ha spiegato il presidente della Provincia – Se si trovano stabilmente sul territorio e sono senza tetto allora ‘nulla questio’. Se, invece, sono in un’altra zona e vengono solo perché qui c’è la struttura, questo non dovrebbe avvenire, perché ogni regione dovrebbe mettere a disposizione le strutture necessarie”.