Marche

«Stop alle prestazioni». Nel mirino la modifica dei contratti di committenza

ASCOLI Un provvedimento adottato dalla direzione generale dell’azienda sanitaria territoriale di Ascoli ha messo in fibrillazione i titolari delle cliniche private della provincia picena. L’oggetto: i contratti di committenza con i quali l’Ast stabilisce il budget e le prestazioni che il privato è tenuto a svolgere. Contratti che, con l’insediamento della direttrice generale Maria Bernadette Di Sciascio, sono mutati rispetto allo scorso anno, le cui modifiche non sono state comunicate a inizio anno ma nei giorni scorsi.

La lettera

Per questo motivo Antonio Romani e Simone Ferraioli, titolari delle cliniche private Stella Maris, Villa Anna e Villa San Marco, in una lettera inviata al presidente della giunta regionale Acquaroli e ai sindaci di Ascoli e San Benedetto (Fioravanti e Spazzafumo), oltre ad altri amministratori, hanno annunciato l’intenzione di essere costretti a interrompere alcuni servizi sanitari a seguito della comunicazione ricevuta dall’Ast.

La lettera in questione propone modifiche al contratto di committenza, modificando le richieste di prestazioni sanitarie. Secondo i titolari delle cliniche, tali variazioni comporterebbero la chiusura dei reparti di otorinolaringoiatria, ginecologia, riabilitazione e lungodegenza, con la conseguente dimissione dei pazienti attualmente ricoverati e il licenziamento del personale coinvolto.

La proroga

Di fronte a questa situazione, i titolari delle tre strutture sanitarie hanno deciso di continuare a operare secondo il precedente accordo di committenza, avvalendosi di una proroga, al fine di garantire la continuità delle attività ambulatoriali e di ricovero. Inoltre, hanno manifestato l’intenzione di intraprendere azioni legali nei confronti dell’Ast qualora la decisione non venga revocata. La comunicazione dell’Ast impone, infatti, la firma delle modifiche contrattuali entro sette giorni, termine che i responsabili delle cliniche ritengono inaccettabile e che non rispetteranno. «Dicono sempre che nel Piceno le strutture private proliferano ma non dicono che la nostra provincia è quella che ha subito i maggiori tagli al budget nella regione, addirittura sei volte superiori, ma molti tacciono» trapela dal privato.

La continuità

Questa vicenda solleva preoccupazioni significative riguardo alla continuità dei servizi sanitari nella regione e mette in luce le tensioni esistenti tra le strutture sanitarie private e l’ente pubblico. La possibile chiusura di reparti essenziali potrebbe avere ripercussioni negative sulla salute dei cittadini e sull’occupazione nel settore sanitario. È fondamentale che le parti coinvolte trovino una soluzione condivisa che garantisca sia la sostenibilità economica delle strutture sanitarie sia l’accesso a servizi di qualità per la popolazione.




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