StMicroelectronics, l’Italia toglie il sostegno all’ad Chery
ROMA – Il governo italiano sarebbe pronto a ritirare il suo sostegno all’amministratore delegato di STMicroelectronics, Jean-Marc Chery e al suo team di dirigenti. Già da mesi i rapporti tra Italia e Francia, azionisti alla pari nella multinazionale che produce chip, sono ai minimi termini. Al centro della questione la gestione di Chery e il piano di riorganizzazione che domani sarà presentato al tavolo del ministero delle Imprese e del Made in Italy con un focus sui due principali siti italiani, Catania in Sicilia e Agrate in Lombardia. Tavolo che sarà coordinato dal ministro Adolfo Urso che condivide la posizione di Giorgetti. A inasprire ancora di più i rapporti la scelta della società e del consiglio di Sorveglianza di St di non accettare una delle candidature espresse dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. In particolare il Consiglio, presieduto da Nicolas Dufourcq. avrebbe respinto la nomina di Marcello Sala, direttore generale del ministero.


La ragione? Sala a cui fa capo la gestione delle imprese partecipate dallo Stato e le privatizzazioni, insieme a Simonetta Acri erano stati selezionati come i due candidati a entrare nel consiglio di sorveglianza di St, in sostituzione dell’ex presidente Maurizio Tamagnini (che si è già dimesso) e di Donatella Sciuto che ancora sta nel supervisory board. Ma mentre la candidatura di Acri è passata al vaglio dei tre quarti del consiglio, quella di Sala è invece stata bocciata, nonostante abbia tutti i requisti per ricoprire l’incarico, perché avrebbe espresso pubblicamente e privatamente disappunto rispetto alla strategia e alla persona di Chery.


Una decisione che il ministro dell’Economia Giorgetti avrebbe definito “inaccettabile e gravissima”. Il Mef starebbe ora valutando la possibilità di riproporre Sala per il ruolo per l’assemblea di maggio e di ritirare il sostegno a Chery. Non si capisce in quale forma, anche perché sembra che il socio francese (Bpi France), che come il Mef detiene il 50% dellla StM holding, che a sua volta ha il 27,5% della multinazionale, non voglia rinunciare a Chery che scadrà fra un anno. Nonostante i segnali inviati da Roma, a Parigi non si è mai messa in discussione la guida. Il Mef ha anche proposto nomi alternativi di manager francesi. La situazione, ora, però rischia di incancrenirsi.
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